31 gennaio 2007

Peace and love, Eighties!

Vi farò una confidenza. Saltuariamente faccio uso di stupefacenti leggeri, e questo potrà influenzare quanto dirò ma in fondo, chissenefrega, io non ho una faccia da perdere.
Sarà per questo che adesso mi sento abbastanza irriverente da dire che gli anni '80 e i loro rivalutatori sono delle cacate.
Mi rendo conto che il linguaggio può apparire scurrile ma all'attuale stato dell'arte non trovo aggettivi migliori per definire detta decade e il revisionismo storico che si sta già, in questo momento, facendo sulla sua validità. Mi viene da chiedermi se non sia una manovra precauzionale di certi protagonisti della storia recente coprire di pezze le schifezze che hanno fatto PROPRIO A PARTIRE DAGLI ANNI '80.
Per quelli come me, nati sotto il segno dei primi '70, gli anni '80 sono già ricordi, sensazioni definizioni del proprio vocabolario emotivo, memorie ricevute in piena facoltà d'intendere e volere (o quasi...). IO ME LI RICORDO GLI ANNI '80!!! C'ERO!!! Non erano questo splendore.
Erano la versione contemporanea della caduta dell'impero romano. Cosa recita qualunque manuale di storia classica delle scuole secondarie? “A causa del graduale corrompersi dei costumi e della società Romana, dalla classe politica all'esercito al popolo, l'impero perse gradualmente la sua solidità”. Punto. Et voilàààà!!! PALLIETTES! GIOCHI A PREMI! FICA AGGRATISE! CHIAPPE IN PRIMA SERATA! IMPRENDITORIAAAA! LIBERO MERCATOOOO... berlusconi. PUNTO!
Da ragazzino sentire la musica era una cosa che ti distingueva. E la musica che ascoltavi ti distingueva ulteriormente. NESSUNO e sottolineo, nessuno “...Ascoltava un po' di tutto...”.
Le persone, anche le meno appassionate, sapevano parlarti di quello che ascoltavano, anche se era orribile. Sennò, semplicemente, non ascoltavano un cazzo. Dopo QUELLA decade: tutti tuttologi. Ma non é lampante? Erano gli anni del craxismo (e si facevano molte craxate...) e la musica perdeva la sua battaglia col mercato. Non più lei a “fare” il mercato bensì il mercato a fare lei. E così quello che oggi definiamo “Suono anni '80” non è il meglio uscito da quegli anni ma, mai come prima nella storia, quello che il mercato decretò “Il meglio uscito in quegli anni”. Eravamo diventati tutti “Mercato della musica”: non solo chi cercava i dischi, anche chi non li cercava.
Eppure non era mica così facile, negli '80. Se la roba che girava ti faceva cacare, era dura. Qualche sporadico disco d'importazione (pagato col sangue), e i cataloghi ai quali si scriveva a mano (col sangue per inchiostro, a lume di lanterna... ehm...) perché c'era solo la poste e telegrafi e non internet. Ogni tanto un amico, un “cugino maggiore” ,una radio in stato di grazia temporanea, ti passava qualcosa che valeva la pena. È un doveroso atto d'onore a quei coraggiosi, arditi perfino (sacripante!), che in quegli anni, spesso lontani dal giro grosso, cominciorno a suonare con un fine diverso dal rimorchiare, comunicare la propria (obbligatoria all'“epeca”) ambiguità sessuale-esistenziale-fare futurismi-fare surrealismi-fare robottismi- indossare giacche con tre spalline per lato... raffreddare il sesso in mezzo alle gambe e farlo andare per (mi scuso con le lettrici femministe e trotzkiste) Cazzi Sua. Per cui GODSPEED YOU a gente come Billy Bragg, R.E.M. , THE X, Black F!
lag, The Mekons, The Pogues, Gun Club, Stan Ridgway, lo stesso Springsteen (ricordate Nebraska?), che suonava per davvero mentre i DURAN DURAN NO. Ve lo devo, “Slave to love” mi piace, e anche “The power of love” , stimo Smiths e Cure e voglio bene ai Talking Heads e ai Police ma questi erano comunque musicisti. Più mainstream, d'accordo, però buoni da sentire (e poi non è che la merda sta tutta nel mainstream e solo là). Ma gli altri...
Negli '80 c'era questa renaissance degli anni '50, questa voglia di essere anni '50... melodici, romantici... MA BRUTTI PORCONI IN QUARANT'ANNI NON AVEVATE PERSO NEANCHE UNA BRICIOLA D'INNOCENZA?!? Io me la spiego solo così la trista parata di lustrini, l'ostentazione travestita da musica, l'esibizionista (magari mesto in volto oppure innaturalmente gaio) travestito da musicista. Già tutti intenti a rimirare il passato, a revivalizzarlo sia pure con macchinoni elettronici, già bisognosi di un lifting e completamente affrancati dal senso di colpa che l'ultima guerra aveva creato. Così, gli anni '50, '60 e '70 che da quello traevano linfa, erano passati, la storia fatta, l'opera da rimirare. Beh, stasera, colto da tossica luce, vi dico: Bella cacata.
Questa notte, tornando a casa, suono una delle ultime cose scaricate. Si chiama, anzi, si chiamano BLANCHE. Stasera per me gli '80 sono passati, finalmente, e il risultato non è una bella cacata.
Nei BLANCHE si trovano, sparse in giro, tracce del folk malinconico e accorato dei Mekons, un cantato “Bragghiano” con Michael Stipe che mormora da sotto la cantina, una voce femminile che più tristanzuola non si può e strumenti, acustici per lo più, a tenere insieme tutto. E così mi sono ascoltato queste morriconate, leggere come Morricone non saprebbe mai fare. Non so una sega sui BLANCHE e non li voglio recensire. Quello che so é che partono dal folk americano e lo suonano, alle volte, dannatamente inglese. Sembrano molto più antichi, come usciti da un saloon dove, al contrario di quello che la maggioranza pensa, non c'era solo il solito pianista a cui non sparare, teso sui tasti di un macinino che chiamava pianoforte a suonare ragtime, ma anche piccole orchestre che allietavano gli astanti con la square dance e gighe di matrice europea (quindi inglese, francese, irlandese, balcanica e chi più ne ha più ne metta). Ed in quel momento che mi si accende una lampadina: che non sia stato negli anni '80 che é iniziato il vero recupero, informale, popolare e non da studenti di etnomusicologia del folk? Non lo so ancora. però é una proposta di riflessione.
Quello che mi preme di più è ringraziare i BLANCHE per avermi ridato indietro il mio “Suono degli anni '80” e il trauma che dovette soffrire la musica quando, per la prima volta in vita sua, si sentì dire dal sistema che, lei, era sua ormai e che ne aveva bisogno solo in un certo determinato modo, per tutto il resto, che venisse pure l'oblio. Non vi odio più, fottuti anni '80, non sarò più il Catone censore delle vostre piccolezze. Da ora in poi, ogni volta che verrò tentato dal montare di una reprimenda nei vostri confronti, metterò su i BLANCHE e navigherò sereno nei ricordi di quello che gli anni '80 vollero dire per me. E in culo a tutto il resto.

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