24 ottobre 2009

The Jim Jones Revue: The Jim Jones Revue (Punk Rock Blues Records - 2008)


Non mi frega un cazzo se stavolta arrivo tardi e c’è già la fila di fissati a strillare al miracolo; non mi frega un cazzo se Alessandro RNR del blog “Addicted to roll” ha già scritto la recensione definitiva di questo disco; non mi frega un cazzo se non l'ho scoperto prima (e, beh, che volete, è un disco uscito a settembre 2008, de ’sti tempi è abbastanza un miracolo che ci sia arrivato in ogni caso); non mi frega, come è mia abitudine, di un cazzo di niente.
Voi adesso aprite il vostro porcellino-riserva segreta di pecunia, quella che sfugge ai consuntivi fatti di bollette, assicurazioni, bolli, rate del mutuo, regalo alla donna e buffi vari, vi recate in un negozio di dischi come si deve e ordinate THE JIM JONES REVUE.Perché? Vi starete chiedendo. La risposta è semplice: perché lo dico io.
Perché, vi aggiungo, se un giorno Ben Folds dovesse svegliarsi e capire che Elton John in fondo è una pippa e si mettesse a suonare come gli Oblivians; se un giorno il reverendo Richard Penniman (che poi sarebbe Little Richard) desiderasse essere, che ne so, gli Stooges; se i Sonics tornassero adolescenti e, magari, negri; se mio nonno potesse avere le famose tre palle che farebbero di lui un flipper e non, appunto, mio nonno: beh, allora tutti quanti ballerebbero, urlerebbero liberati e si accoppierebbero sul pianerottolo, incuranti della signora Alojsi e di tutte le rompicoglioni di turno sul pianerottolo stesso.
Sentire quest’album è piacevole come il vedere lo sbirro che ti pigliava a manganellate finire sotto il defender dei colleghi che con una canna appena requisita accesa tra le dita, giocano all’auto-scontro tra di loro: c’è un che del gusto forte della vendetta.
E già, perché gli anni ’50 finalmente tornano a tutto tondo a riscuotere il guiderdone da troppo tempo versato già agli “intramontabili” ’60 o agli “irripetibili” ’70.
Qui non si tratta di rockabilly revival, nossignori, qui è come se avessero dato fuoco ai Blasters dopo averli impasticcati e li avessero fatti salire su un palco, oggi, col mandato di fare il verso ai Motörhead. Veloci, incazzati, burini all’inverosimile e con abbastanza musica dentro da poterne persino parlare.
Ecco finalmente una di quelle cose che, non dico vi debba piacere per forza, ma se non vi viene da ballare e rompere bicchieri almeno un po’ potete dire in giro che avete capito un cazzo della vita.
Vendete la vostra collezione di album di Bonnie ‘Prince’ Billy, tagliatevi quelle cazzo di frangette e quei baffoni da romanzocriminalelaserietv, fateve ’na risata ch’è s’è fatta ora e, invece di andare a eleggere il prossimo segretario della DC... ehm, del PD, andate a comprarvi questo disco.

Verdetto: Un cazzo di disco. ****

3 ottobre 2009

Sergio Flamigni: Trame atlantiche

sapete? io sono stupito da questa faccenda della p2, ma nemmeno troppo. sono stupito perché dopotutto mi sa che sono un ingenuo e non avrei mai pensato che TUTTI gli ambienti di potere italiano (politico, militare, amministrativo, economico, criminale, spirituale o quel cazzo che è) fossero collusi e in continua fase di scambio reciproco. sono meno stupito perché in qualche modo sono convinto, forse per un becero italico qualunquismo o forse perché sono un nichilista, che è praticamente inevitabile che (almeno in Italia, che è il posto che so) chiunque detenga una qualche forma di potere non finisca per abusarne, seppure in maniera minuscola. pare che l'italia sia nella sua maggioranza troppo abituata ai capi carismatici, alle eccezioni alla correttezza, ai paraculi un po' ammicconi, e al paternalismo da parte del potere per non permettere a chiunque di sentire suo ciò che è di tutti.
forse non tutto è stato chiarito, relativamente alla p2: se davvero fosse dietro allo stragismo e perfino dietro a elementi del terrorismo di sinistra come strategia anticomunista, dietro tangentopoli e dietro la revanche neofascista, dietro il crac dell'ambrosiano e dietro i rapporti tra mafia e stato; se davvero come alcuni sostengono gelli non fosse altro che il referente di una struttura internazionale come quella che poi s'è scoperta essere gladio (che sono sicuro non sia stata smantellata almeno quanto sono sicuro che un materassaio di Arezzo con la quinta elementare non sia poi così pericoloso in sé). tuttavia quello che so è che l'italia non è mai stata se stessa. poco me ne importa, per quanto mi riguarda: io per me ho già deciso da tempo che l'italia è una pagliacciata.
però per esempio ci rimango male per mia madre quando si incazza e si indigna e quando ci sono le elezioni sveglia alle sei per non trovare coda alle urne, e davvero non ho il coraggio di dirle come stanno le cose.