30 maggio 2009

Edoardo Fassio: Blues

blema della divulgazione è che ovviamente non si può mai entrare nello specifico però non è che questo sia sempre un male alla fine fassio è uno che dimostra di sapere benissimo ciò di cui sta parlando e dimostra anche di saper organizzare il suo discorso dato che non ha intenzione né di essere enciclopedico o altrimenti si sarebbe addenrato in considerazioni più approfondite di natura sociologica musicologica o blah o comunque insomma un minimo di analisi testuale l'avrebbe condotta ma non era questo appunto il suo intento che invece è stato ricostruire il blues come un umore uno stato d'animo un atteggiamento insomma come dice del resto fin dall'inizio e alla luce di questo stato d'animo passare in carrellata le tematiche le macroaree espressive del blues le tendenze e i tratti in comune senza però costruirne una storia o una geografia e passando così avanti e indietro tra il delta e chicago e tra gli anni del blues elettrico e quelli delle incisioni prewar dei Lomax e della loro PESANTISSIMA macchina per incisione fonografica e insomma in fin dei conti ci riesce a far arrivare la tesi per la quale il blues è una corrente che attraversa in maniera trasversale tutta la musica e più o meno tutte le musiche del novecento indipendentemente o comunque in maniera non vincolata dal suo percorso storico ci sono degli elementi che cicciano fuori continuamente e fin qui ci siamo il libro è curatissimo e divertente mette in mezzo un sacco di gente narrandone gesta eroiche e aneddoti che di eroico hanno ben poco date e nomi sono impeccabili ma perdio le traduzioni possibile che le traduzioni dei testi siano così approssimative io avrei pensato che insomma per consegnare lo spirito del blues ai lettori italiani che se dici blues pensano a zucchero un minimo più di precisione ci voleva ho capito che magari io posso essere fissato con queste cose però insomma è un peccato un neo abbastanza grossol

28 maggio 2009

Franco Fabbri: Il suono in cui viviamo

allora va bene io sono sicuro e so che franco fabbri è uno dei più autorevoli critici musicali italiani se non probabilmente l'unico dato che non possiamo certo azzardarci a definire critici gente come castaldo bertoncelli o coso assante io apprezzo il lavoro di franco fabbri e ho infatti studiato il lavoro di franco fabbri quando ancora l'università mi diceva cosa dovevo leggere e cosa invece potevo anche tralasciare ma mo' infatti il problema non è questo è un altro il problema è che verso metà libro mi sono chiesto quanto mi fosse utile a me a me come musicista o presunto tale a me come individuo e a me come ascoltatore di musica seguire tutto il dibattito sulla demarcazione dei generi nella popular music che come definizione è l'unica cosa che mi trova d'accordo nel senso che sono d'accordo col fatto che in italia parlare di musica popolare è fuorviante perché immediatamente viene in mente la cosa sbagliata e sarebbe a dire i fricchettoni quindi ok ci siamo e grazie mille franco fabbri però la domanda che mi faccio adesso è come facciamo e soprattutto a che cosa ci serve dissezionare tutti i pezzi dei beatles o seguire e tracciare i percorsi di complessità della musica dal 1955 al 1970 per sentire meglio la musica o capire meglio la differenza che ci possa essere tra dylan e gli stooges o booker t. & the MG's o finalmente dare un nome a che cazzo di musica faccia quel santo di tom waits del resto lo dice anche franco fabbri che un pischello qualsiasi che segue le novità o il proprietario di un negozio di dischi è più informato delle variazioni stilistiche di qualsiasi critico che sta ancora ancorato - hi hi hi - alle strutture critiche tradizionali nel senso hai ragione franco fabbri a dire questa cosa ma così facendo ti dai la zappa sui piedi perché non fai altro che dirmi che il tuo lavoro in questo momento non può essere altro che una cartografia temporanea e approssimativa che tra l'altro può subire improvvise e insindacabili interpretazione a seconda del punto di vista nel senso la critica tradizionale si rifaceva a un concetto di forma che fino all'inizio del 900 poteva anche avere senso perché la diffusione dei mezzi e degli strumenti permetteva di fare musica praticamente quasi solo a gente che la musica già la conosceva e sapeva in che posizione collocarsi mo' no è tutto un casino e ognuno fa che cazzo gli pare e grazie al cielo perché altrimenti niente coltrane e niente monk ma anche niente boh niente nulla quindi sapete che vi dico io torno a risentirmi i ramones e quando tra 300 anni i generi o le forme si saranno irrigidite o almeno codificate in qualcosa che possiamo giudicare in una prospettiva storica allora ne riparliamo.
che poi se vogliamo è lo stesso ragionamento che faccio a E. io le dico E. amica mia guarda che io tutta questa cosa degli studi culturali non so se la condivido nel senso a me piace la storia e la storiografia e per fare la storia o la storiografia dobbiamo aspettare quindi aspettiamo a mettere le etichette ai generi che questi se non sono appena nati ancora stanno prendendo forma e del resto sono fatti per essere manipolati perché qua non c'è forma ci sono i dischi e i dischi possono anche essere sentiti a cazzo di cane sia in maniera sequenziale nel senso che per esempio a me oggi l'itunes m'ha fatto sentire i tragedy E POI i pig destroyer E POI james taylor - senza senso - che in maniera trasversale nel senso che io posso ascoltare i clash e soffermarmi sugli assoli di mick jones nonostante siano tre o quattro messi in croce e pure ridicoli cioè in alternativa se non sappiamo esattamente di cosa stiamo parlando che cazzo ne parliamo a fa'? Sona, cristo, sonaaa.

26 maggio 2009

una recensione imprecisa


Luca Frazzi: The Clash. I wanna riot

aveva ragione valerio quando m'aveva detto che lui le ultime pagine le aveva saltate perché onestamente gliene fregava poco io poi ho iniziato a leggere il libro e quando in un soffio mi sono trovato a quel punto me n'ero pure dimenticato ma trovandomi nei suoi panni cioè panni di persona che vuole leggere dei clash mi sono anche immedesimato nella decisione di accannare quell'ultima parte che invece i clash li usa solo a pretesto per raccontarmi i fatti dignitosissimi ci mancherebbe ma onestamente pure poco interessanti dell'autore e allora ho pensato Ecco vedi questa è colpa di Hornby adesso questi qua si sentono autorizzati a prendere la musica di cui dovrebbero parlare come uno spunto narrativo per non parlarmene trascurando che solo in pochi saprebbero dirmi qualcosa che aggiunga un minimo alla mia vita Valerio lui sta in fissa con Hornby strano che non ci abbia pensato
quindi io dico Frazzi va bene abbiamo capito se vogliamo per un momento stavi andando benissimo perché io posso passare sopra al fatto che mi scrivi un libro sui testi commentati dei clash e i testi dei clash non sono riportati integralmente perché tutto sommato il tuo discorso critico è più ampio mi stai facendo un percorso a doppio senso tra l'inghilterra e l'italia, mi contestualizzi nella storia e nella cronaca ogni pezzo dal suo concepimento alla sua pubblicazione quindi in ogni caso mi metti in prospettiva delle nozioni sparse che potrei anche non saper mettere insieme nel senso che se leggo una delle diverse biografie dei clash come ho fatto potrei anche non sapere chi diavolo era janie jones o potrei anche non sapere leggere tra le righe di un determinato pezzo però eccolo che sorge di nuovo il dubbio e cioé Non sarebbe stato utile chiarire un po' tutto e non fare semplicemente da lieve approfondimento a cose che tra l'altro c'è scritto nella premessa e cioè che tutto sommato i testi dei clash non è che sono i testi di tom waits o di dylan non è che c'è tutto un ipertesto letterario da codificare e penetrare dopotutto stiamo parlando di ragazzotti cresciuti per strada e arricchitisi con immagini cinematografiche che parlavano a un pubblico estratto da una classe operaia all'interno di un'ottica di semplicità e di antiretorica quindi diciamo che è giustamente dichiarato l'intento un po' contraddittorio di commentare i testi dei clash e allora il dubbio sale maggiormente e cioè A luca fra' ma non è che hai approfittato semplicemente dei testi dei clash per dirti come ti facevano sentire l'invidia per una situazione e una terra in cui le cose succedevano invece di questa italietta sempre così mediocre no perché una cosa del genere davanti a una birra o due è un ottimo argomento di conversazione ma come tema di un libro che in tutto questo mi vuole anche parlare delle dinamiche interne alla band della mimesi storica e blah blah ma senza addentrarsi specificamente in nessuna di queste tematiche beh allora io non lo so non sono sicuro.

Playlist>
Captain Beefheart & his Magic Band: Big black baby shoes
Neil Young: Don't be denied
Boozoo Chavis: Dog hill
Suffocation: Thrones of blood
The Black Crowes: 99 lbs.
Gil Scott-Heron: Or down you fall

19 maggio 2009

John Dickie: Cosa nostra

rliamoci chiaro mo' quando uno parla di mafia tocca stare attenti perché non capirci nulla è un attimo e non solo quando si cita gente come andreotti e berlusconi nel senso che insomma apparte che le querele saltano fuori come popcorn e poi statti a dimostrare che insomma era un teorema una supposizione uno scenario i mafiosi sono gente suscettibile ma poi perché insomma alla fine non si capisce mai dove finisca la mafia e dove inizi il condizionamento mafioso che magari spinge la gente qualunque a fiancheggiare a favorire o a farsi gli affari propri e basta per paura di finire a dar da mangiare ai vermi quindi soprattutto nella seconda parte questo libro è molto prudente e si appiattisce per forza di cose sulle sentenze della magistratura che è stata considerata collusa ogni volta che è stata chiamata in causa ma alla fine no e un po' perché questo libro è anche un atto d'amore nei confronti di giovanni falcone e del suo lavoro un po' perché insomma l'ho gia detto prima basta fare un po' di attenz 

rtante che sia stato un inglese a scrivere una storia della mafia non foss'altro perché ormai è diventato troppo facile mettere in mezzo questa pippa della sicilianità e del pensiero mafioso come parte più o meno latente di un certo genius loci stronzate basta troppo facile perdio siamo nel 2009 la televisione ha demolito quasi ogni forma di localismo spontaneo quindi figuriamoci se espressioni del genere possano ancora essere così del tutto spontanee e incontrollabili senza parlare del fatto che da almeno mezzo secolo la mafia ha fatto affari in tutto il paese il continente e il globo quindi che parliamo a fare di sicilianità quando di sicuro i metodi si sono evoluti a contatto con le realtà che sono state via via incontrate e comunque è normale che ci sia voluto un inglese a ricordare che ci si può sottrarre al desiderio irresistibile alla chiamata della natura dell'essere mafiosi questa è una scusa bella e buona per non confermare una colpevolezza che è evidente altro che le cazz

17 maggio 2009

Eric Hobsbawm: Il secolo breve

rrivi a novantadue anni e qualcosa l'hai capito allora lui giustamente per tutto il libro non fa altro che ripetere che sto secolo de 'mmerda se l'è vissuto tutto quindi vabbé il giudizio dello storico ma l'aria che respiri è un altra cosa poi si capisce che per un intellettuale ebreo non dev'essere stato un secolo semplice quindi a maggior ra 

stiene una cosa semplice e cioè Noi ci stiamo disperando perché questo secolo ha ammazzato un sacco di persone e questo è vero è stato il secolo dei totalitarismi delle ideologie di massa ed è vero pure questo ma è pure vero che se l'ideologia di massa è stata è perché comunque alla fine la massa s'è elevata fino all'accesso alla politica quindi ci mancherebbe un sacco di nefandezze ma di quelle la storia è ricca quando al contrario è sempre stata avara di progresso e partecipazione cioè il fatto che io che tutto sommato mi' padre non è un ricco borghese adesso posso SAPERE che cazzo è successo nel per esempio 1952 quando solo cento anni fa magari io per estrazione sociale sarei stato invece a concimare le patate con la schiena a pez 

tra cosa che poi salta fuori che è veramente il segreto di pulcinella cioè lo sanno anche i serci fuori dall'italia che l'unione sovietica non ci pensava manco per errore ad esportare la rivoluzione loro hanno capito subito che al massimo potevano approfittare di un'influenza internazionale o semieuropea che avrebbe giustificato una certa politica interna da una parte e dall'altra uno spostamento di favori e quindi di ACQUISTO DI SERVIZI che poi alla fine sempre di soldi si parla quindi altro che pericolo comunista gli americani in italia come del resto in casa hanno fatto cacare sotto tutti con questa scusa ma era veramente più probabile che il babau venisse a tirarci i piedi di notte era una stronzata serviva solo ad acchiappare più sol 

ndo sei vecchio è normale che alla fine dici sticazzi alla fine il pianeta è andato a puttane e non c'è più uno straccio di consapevolezza politica e sociale quindi tutto sommato sapete che c'è il mondo progredirà ulteriormente e magari non è vero nel senso che appunto questo ormai c'ha i miliardi perché conosce la storia e tutti vogliono sentirla da lui però penso che tutto sommato se avevo avuto problemi con bormann e goering berlusconi era il male minore però insomma io mo' bormann e goering hanno stirato e invece berlusconi e retequattro sono il male maggiore che intendo dire con questo direte voi e io risponderò intendo dire che berl

13 maggio 2009

Howard Zinn: Storia del popolo americano dal 1492 a oggi

he poi non è che ci voleva un analista così attento o profondo per capire o per sapere delle nefandezze degli stati uniti nella politica interna dall'invasione sistematica dei territori dei nativi fino alle stronzate sul vietnam o le reaganomics sono solo dispiaciuto che il libro non arrivi ad analizzare la bufala dell'11 settembre che insomma noi ormai certe cose le sappiamo abbiamo vissuto gli attentati interni per 15 anni figuriamoci se una cosa del genere ci lascia impreparati eppure ecco la cosa curiosa noi sappiamo un sacco di cose alcune le ricordiamo e servono da esempio ed episodio e altre invece ce le abbiamo dentro fanno parte di un'idea generale perché sì insomma il golpe in Cile e l'Iraq e l'irancontra insomma di orrori sti signori della democrazia ne hanno fatti mica no magari non sapevamo proprio tutto tutto su come si sono comportati nell'organizzare il consenso e contemporaneamente diminuire i diritti cose del genere ma del resto anche se non lo sapevamo lo sapremo presto perché gli americani non è che abbiano esportato solo la coca cola le Telecaster hanno anche importato un certo tipo di politica interna che divide et impera e in italia soprattutto che non venitemi a fare discorsi di nazionalismo o patriottismo o blah blah anzi facciamo così venitemeli a fare che c'ho proprio che voja de famme du' ris