27 settembre 2011

Raymond Carver: Vuoi star zitta, per favore?

Ma si ma per carità questo libro è una bomba perché io non credo che carver sia stato in grado di scrivere delle cose brutte se ci pensi carver è come tom waits e tom waits può aver fatto delle cose più facili o più difficili ma brutte no brutte mai nemmeno the black rider che onestamente è un po' una palla o le cose più stoppacciose di real gone si possono dire brutte perché conservano un fascino intrinseco nel tessuto nell'odore non lo so non importa però ecco ci sono cose che arrivano meglio e cose no e questa raccolta di racconti ogni tanto un po' qualche sospirone lo si tira non è esattamente una lettura esaltante da portarsi appresso il libro nel tranve o in ufficio o nel bagno forse è per questo motivo che ci ho messo così tanto e ho pensato Ma sì ma perché leggere un libro per volta e nel frattempo ne ho finiti altri tre.

Poi vabé ci mancherebbe da qui a sposare la posizione del Saggio Nanni ce ne corre però ecco quando ho finito questo libro io ho tirato notte per ingoiarmi le ultime sessanta pagine e non l'ho fatto perché non riuscivo a schiodarmi ma perché questo volumetto senape sul comodino ormai avvizzito d'ogni entusiasmo iniziava a farmi un po' pena e soprattutto non volevo più vederlo il giorno dopo e infatti ho fatto una cosa che non faccio mai e cioè ho tirato via l'ultima decina di pagine quelle del racconto in cui lui si incazza perché la moglie l'ha tradito mille tempo prima e ha mandato a puttane la sua vita perfetta cosa che mi è dispiaciuta - tirar via intendo non la vita perfetta di questo porocristo qua - perché tutto sommato questo era il racconto sigillo del volume anche a livello concettuale è l'ur-racconto di carver e cioè un momento di intensa epifania esistenziale in cui le cose ti comunicano che la vita così come l'hai vissuta finora non era lei ma un'altra cosa a cui non eri stato attento quindi come vedete qualcosa m'è rimasto e non ce l'ho con carver solo che mi sa che devo diradare ecco, diradare.

15 settembre 2011

grazie mille e arrivederci

Cara Scarlett,
ti ricordi quando qualche anno fa osai darti un consiglio per la tua carriera? Eri appena uscita col tuo disco nuovo e a nessuno gliene fregava un cazzo, ma tutti hanno continuato a dirti di sì perché di fatto nessuno stava pensando al disco, in realtà avevano in mente solo le sise, e non mancai di fartelo notare, ricorderai di certo.
Ti scrivo per dirti che sono contento che tu adesso abbia finalmente seguito il mio consiglio, e mi permetto di alzare la posta e dartene un altro. Accanna, Scarlett. In amicizia.
Ora che ci hai dato ciò che volevamo, ciò che ti abbiamo chiesto a gran voce sin dai tempi di Ghost World, ciò che ha impennato gli incassi al botteghino nella speranza che Hai visto mai che a 'sto giro ce dice bene, ora che le nostre aspettative sono state soddisfatte, ora che sei all'apice della tua parabola, potrai finalmente goderti la tua fama e i tuoi soldi e ritirarti in quiete non so, in Molise, o in Kamchatka.
Addio, Scarlett. Ora potrai tornare da dove sei venuta senza aggiungere altro, per non rovinare questo momento.

Grazie e addio,
cane.

14 settembre 2011

"Commovente!" - (Barbara D'Urso)

Dice Si fa presto a fare a pezzi un libro se non l'hai nemmeno finito ditemi così e io vi risponderò Parlate con Pennac l'ha detto lui che accannare un libro a metà si può fare e se necessario si deve e insomma non c'è niente di male e vi sottolinerò pure che sto citando Pennac perché lui pure fa letteratura pop ma pop nel senso di Sting ma almeno se la fa prendere a bene non come la Sebold che insomma ha scritto questo libro che se lo sono comprati tutti e anche le loro nonne e questo libro ti dice chiaro e tondo che è un libro di dolore perché la ragazzina muore subito e sta in una specie di paradiso da cui osserva i familiari che cercando di far fronte alla faccenda e alle indagini per scoprire l'assassino e in questo paradiso sono tutti felici e tutti i desideri che avevano in vita si avverano e io non lo so come va a finire perché a un terzo del libro ho capito che lo scopo della Sebold è quello di scrivere un libro non tanto sulla morte perché insomma nessuno può scrivere un libro sulla morte ma sul rapporto con la morte e quindi ci sono i familiari che non sanno cosa fare e vagano nell'esistenza e l'investigatore che almeno fino a dove sono arrivato io anche lui vaga ma c'ha l'aria di uno che alla fine capisce e quindi ci sono i compagni di scuola tutti con un punto interrogativo in faccia perché insomma Noi siamo regazzetti pensano noi non dovremmo avere a che fare con la morte tutto ciò è barbaro e tu pensi Fantastico, le premesse ci sono, ora per carità, che accada QUALCOSA.
Invece la Sebold continua a dipanare questa ragnatela di dolore e di ricordi e di riferimenti e di continui sprazzi di aldilà consolante ci mancherebbe ma a cui mancano solo i miominipony per essere stucchevole come il gelato al puffo che sono SICURO vi ricordate ancora e allora io quando sono arrivato a un terzo del libro ho avuto la netta CONVINZIONE che niente sarebbe successo fino e allora ho pensato che sommando il cattomisticismo alla lenta e schiumosa elegia di ricordi che indugia su ogni dettaglio e strazia il cuore e mette tutt'e due le mani nella piaga la somma restituisce l'immagine di mia madre che di sabato pomeriggio guardava questi drammoni su Canale 5 e stirava e piangeva e piangeva e stirava e io giustamente davanti alla lacrima materna turbato apostrofavo A ma' ma che cazzo te stai a vede? e lei con la faccia rossa mi rispondeva tipo Una mano sulla culla o Ridatemi mia figlia o Infanzia lacerata e io alzavo le mani al cielo e dicevo Madonnasanta e me ne andavo e non volevo sapere più niente, basta.