30 marzo 2011

Dakota Suite: The end of trying (Karaoke Kalk, 2009)

Tristi e intensi come poche altre cose al mondo, i Dakota Suite sono un trio chamber ambient postrock (ammesso che significhi qualcosa) ampiamente debitori dell'approccio elettro-orchestrale di gente come Rachel's (di cui ricordano lo struggimento) e della levità ambient di gente come Harold Budd (di cui ricordano la scrittura). The end of trying è un disco che vi strappa il cuore dal petto, tenetelo a mente, ma almeno oltre al cuore tira fuori il poeta che è in voi. Avercene, insomma.
5/5

25 marzo 2011

Black Moses: Royal stink (Times Beach, 2004)

Seriamente, ragazzi, a meno che non stiate in fissa con i New York Dolls più di quanto vogliate ammetterlo oppure volete ascoltare tutti i dischi che sono stati fatti al mondo, questo disco non vi servirà a un cazzo. In più il loro batterista è una vera crepa, no no, lasciate perdere.
2/5

18 marzo 2011

giusto una cosa

mo' anche finardi dice che a 60 anni riscopre la sua anima blues.
ma io dico: ma se avevate l'anima blues come cazzo avete fatto a fare musica di merda negli ultimi 30 anni?
oh.

10 marzo 2011

J Mascis: Several shades of why (Sub Pop, 2011)

Così quando ho saputo che stava per uscire un disco solista di J Mascis mi sono precipitato a procurarmelo. Questo perché gli ultimi due dischi dei Dinosaur Jr. onestamente erano ottimi, inoltre va sempre seguito qualcuno che ha messo su un gruppo che vuole essere il frullato di Neil Young & Crazy Horse, e dunque ero curioso di capire se il loro cantante/motore avrebbe resistito alla prova della nudità, dato che insomma si tratta pur sempre di un disco chitarra-acustica-e-voce che o sai scrivere le canzoni o t'attacchi e tiri pure forte. Del resto Keith Richards non è che non sa cosa dice quando ricorda che per essere sicuro che una canzone funzioni la devi sentire suonata su una chitarra acustica (del resto Keith Richards non è esattamente l'ultimo arrivato e nonostante continui a cascare dai banani a settant'anni io gli CREDO qualsiasi cosa dica).
Il disco è relativamente breve, ed è effettivamente un disco di canzoni eseguite per chitarra acustica e voce. E non a caso dico eseguite, dato che non hanno l'aria di essere state SCRITTE per chitarra e voce, o quantomeno pensate. Il disco è in realtà una raccolta di inediti dei Dinosaur Jr. che Mascis ha pensato di registrare da solo (benché con l'aiuto di quel santo di Ben Bridwell dei Band of Horses e altri scalcagnati di cui non ci importa proprio nulla), ma nonostante tutte queste premesse insomma, s'è capito già che non è un granché.
E non è un granché non tanto per la completa mancanza di sorprese che il disco riserva (se si può riservare una mancanza, ma passatemi il termine che è quasi pronta la cena e vado di fretta), ma perché oltre ad essere monocorde nella concezione è anche monocorde nei suoni (si può dire tutti i pezzi sono suonati col capo al sesto tasto), ma anche perché non ha senso un disco acustico pensato come un disco elettrico, con un volume spropositato e nemmeno un minimo di ambiente a restituire l'intimità: le chitarre suonano nel vuoto come se ti uscissero dal cranio e insomma è tutto troppo schiacciato e i compressori lavorano sempre a tutta callara e io non so se sono d'accordo a fare un disco acustico così.
Quindi questo disco si merita due stelle perché comunque le canzoni schifo non fanno, ma non di più perché sembra veramente tutto sbagliato, come se Mascis avesse pensato Ecco, io non vi devo dimostrare un cazzo, queste sono le mie canzoni esattamente come ve le aspettereste e non ho intenzione di sforzarmi nemmeno un po'.
Non basta, J., non basta. Dai, sforna un altro disco come si deve dei Dinosaur Jr., piuttosto, e se non sai bene come, fatti una ripetizione di Rust never sleeps, che non fa mai male. Ecco.

Sentenza: 2/5