16 febbraio 2008

Mara-maratonda testa in basso gambe in su, Non c’è stato inizio e non ci fermeremo più

Quando alla metà degli anni 90 iniziarono a tirare queste modelle con la faccia pista e i capelli a cazzo di cane io mi chiesi (benché a metà degli anni 90 fossi tranquillamente in grado di concupire qualsiasi cesso senziente) cosa ci fosse di così attraente in una pischella che sembra si stia riprendendo dalla Sbronza Definitiva. Fatto sta che questa moda è ovviamente trapelata attraverso le riviste e la TV agli fasce più basse della popolazione umana (sarebbe a dire la gente rovinata dal bassissimo QI o dai troppi soldi) e le pischelle hanno iniziato a deperire e poi morire a buffo e, quel che è peggio, a documentare il loro deperimento fisico su Myspace.
Pochi giorni fa ho letto su una testata scandalistica (credo fosse Repubblica, adesso non ricordo) che adesso anche gli uomini – i MODELLI uomini, meglio – abbiano ereditato la fissa per la magrezza estrema. Facce smunte, occhiaie, pallore estremo, questa stronzata che chiamano heroin chic, insomma. Io ho pensato Bene, adesso inizieranno a morire anche un po’ di pischelli, a buffo: questa sì che si chama democrazia e parità. Finalmente sapremo che farcene dei trucchetti della sinistra italiana bacchettona, il grido di battaglia sarà Bravi gli stronzi/e.
Voi mi direte Questo è cinismo, non si scherza così con la sofferenza e la morte delle persone.
Io risponderò Possibile, ma ormai siamo sei miliardi e si inizia a stare stretti: direi che la vita umana sta iniziando ad essere un po’ sopravvalutata, se il risultato sono le emissioni nocive, i SUV e le Bikkembergs.
Io, quando mia madre diceva che dovevo mangiare un po’ di più perché iniziavo a fare le guance scavate un minimo ci ho pensato: svenivo con la frequenza di una damina di Balzac e in definitiva stavo un po’ una merda. Ora: vabé che non ho mai avuto né l’ambizione né – tantomeno – il physique du role da modello o da belloccio, ma anche volendo se un giorno uno fosse venuto da me a dirmi che avrei dovuto andare 5 chili sottopeso per stare al passo con le nuove tendenze, beh: penso francamente che l’avrei mandato a cagare.
Gli stupidi prima o poi pagheranno tutti per le loro decisioni del cazzo. Adesso Maria de Filippi e i suoi ruffiani dicono che bisogna dovete vestire di rosa e depilarvi le sopracciglia: tra 15 anni, quando i neofascisti saranno al potere (e ci finiranno proprio perché state guardando la sua TV di merda invece di preoccuparvi per quello che succede sotto casa vostra), poi vedremo chi finirà con gli ombrelli nel culo perché assomiglia a Ru Paul. E questo lo dico per voi, io con un ombrello nel culo ci finirò lo stesso, dato che avrò i baffi di Stalin – a costo di metterli posticci.

TUTTO QUESTO per dire che insomma, questa Adele, per la quale adesso tutti si fanno la pipì addosso – e per la quale la stampa britannica (con la lungimiranza che da sempre la contraddistingue, la stessa di quando annunciò che i Doves avrebbero fatto il culo ai Coldplay che avrebbero fatto il culo agli Oasis che avrebbero fatto il culo ai Beatles) si è subito affrettata a coniare l’etichetta di anti-Winehouse – magari qualcosa di buono pure ce l’ha. La XL è un’etichetta che difficilmente ha sbagliato un colpo, e tutto sommato ci sta che anche volendo possano avere una deriva pop competitiva sul mercato canzonettistico internazionale. Aoh, capiamoci: non è che ’sta Adele sia un filetto di platessa come Ashlee Simpson. Qualche disco giusto, a giudicare dalla roba che fa, l’ha pure sentito, sebbene abbia ancora solo 20 anni (io a 20 anni non avevo ancora sentito un cazzo e in più quel poco che avevo ascoltato oggi penso che si potrebbe anche buttare nel cesso senza troppi problemi), ha una gran voce, sa come usarla e finalmente approccia il pop dal versante soul senza le beatbox e l’approccio elettronico e/o hip hop che ha rovinato buona parte della musica nera degli ultimi 20 anni (insomma, sono rimaste davvero in poche a fare ancora soul o r&b senza il breakbeat).
Infine, è inglese: ciò significa che ha una sensibilità e un senso della misura nei confronti della musica pop che superano di gran lunga quella d’oltreoceano, che ancora appare vincolatissima alla frenesia delle piste da ballo (e delle piste di neve E AVETE CAPITO BENE).
Eppure, proprio questa faccenda dell’essere inglese potrebbe apparire come un suo limite. Che dopotutto la stampa musicale inglese di pigliare non ci piglia, ma non è che non sia dotata di orecchie: ragion per cui se l’hanno coniata come la nuova Winehouse – o anti-Winehouse: la differenza non è poi troppa, dato che quella pazza ubriacona da un po’ di tempo è famosa come Paris Hilton, cioè perché è GIÀ famosa (no, non credo che abbia abbastanza stamina nemmeno per un pornetto amatoriale, senza contare che sembra Francis il mulo parlante).
Questa signorina Adele ha un orientamento vocale molto simile: apparentemente sobrio (almeno di riesce a capire COME FA una canzone prima che si metta a fare i cazzi suoi), vagamente naso-gutturale e dichiaratamente consapevole e debitore nei confronti della Winehouse.
Ora, la borderline del Middlesex si può amare o si può odiare. Io – abbastanza cordialmente – la disprezzo. Niente di personale, mi fa semplicemente cacare: mi fa cacare il suo apporto inconsistente al pop contemporaneo così come mi fa cacare il suo festival di ribellione standard, in realtà un flirt continuo con la stampa scandalistica mondiale (sì, compresa Repubblica): ottimo modo per far parlare di sé, ma che sfortunatamente non ha NIENTE a che fare con la musica. Senza contare che come trucchetto inizia a diventare un po’ trito: se perfino l’icona retard-pop per eccellenza (Britney Spears, cazzo) ci sta facendo ricorso da ormai più di due anni, vuol dire che tocca passare ad altro. Non so, iniziare a fare dischi interessanti. Povero Pete Doherty, mi sa che per lui inizieranno tempi cupi.
Perciò nonostante i consigli della mamma, e dei pallosi grilli parlanti, l’intrepida Adele abbraccia la sua croce e ne fa vessillo per tutto il suo primo disco, che di Winehouse trasuda, nonostante sia molto più sobrio (hee hee) e molto molto meno stucchevole della sua avvinazzata controparte. Il fatto è che prima o poi ci romperemo i coglioni, di queste chantreuse lascive e vocalmente titillanti.
Cosa succederà alla povera Adele, in quel caso? Seguirà la sua maestra (suo malgrado o no) nella pattumiera della storia? In tal caso non credo che ci dispiacerà più di tanto: la decisione, benché stupida, sarà stata la sua. E aoh, contenta lei…



PLAYLIST>
The Anti-Nowhere League: Reck-a-nowhere
Agnostic Front: Existence of hate
Gil Scott-Heron & Brian Jackson: Willing
The Ronettes: Keep on dancing
Minor Threat: Out of step
Link Wray & The Wraymen: Raw hide
Joe Strummer & The Mescaleros: Coma girl
The Last Resort: Bolthole
Broken Social Scene: Pacific theme
Radiohead: Myxomatosis (judge, jury & executioner.)
The Kinks: Strangers
Every Time I Die: Jimmy’s tango method
Dead Kennedys: Chemical warfare
The Rolling Stones: Midnight rambler
Portishead: All mine