27 giugno 2009

Joe Lansdale: Rumble Tumble

nanni che è l'Uomo coi Piedi per Terra avrà pure avuto ragione ad avermi regalato questo libro con dentro un biglietto che diceva Carver Vaffanculoooooo perché dal suo punto di vista in questo libro c'è un fottio di cose e sempre dal suo punto di vista in quelli per esempio di Carver no tanto che se tiri una media aritmetica famo livello, dice nanni, o lo direbbe se ci pensasse cosa che non penso abbia voglia di fare, maledetto nanni.
però è pure vero che per quante cose ci siano in questo libro alla fine l'ho chiuso e il libro era finito al contrario di molti libri - e mo' non voglio tirare in ballo di nuovo carver per forza - che invece li chiudi e per un po' continuano per non parlare di altri che li chiudi e iniziano proprio questo invece è un libro d'intrattenimento di genere di grande suggestione cinematografica quello che ti pare ma dopo averlo finito sì ecco dunque insomma io ho voglia di leggere un altro libro per un momento avevo addirittura pensato a Guerra e Pace per rimettere un attimo in media le cose poi Vabbé non esageriamo mi sono detto poi ma fatto sta che vedete adesso non so cosa leggere è come se non avessi letto nulla devo cominciare da zero e non sono bravo e di conseguenza sto cercando su internet un programma che mi tiri fuori un libro random da una lista. poi vi faccio sapere.

26 giugno 2009

un post frettoloso che però non potevo certo risparmiarmi

La mejo cosa l'ha fatta allmusic.com che ha detto Per un attimo mettiamo da parte tutte le fregnacce che hanno fatto diventare Michael Jackson una specie di cugino pazzo di cui ci siamo vergognati più o meno tutti. per mettere a tacere le accuse di pedofilia sistemate con accordi extragiudiziali e il fatto che fosse diventato una specie di presina meliconi mezza squajata, fate una cosa semplicissima: mettete su nemmeno l'osannatissimo e puttanissimo thriller che ha segnato il passaggio dalla qualità alla popolarità, il passaggio devastante che ha trasformato la sua necessità di dire qualcosa di buono all'opportunità di dirlo semplicemente a più gente possibile. lasciate perdere le marchette pop con paul "titanic" mccartney (un altro che dopo lo splendore con cui era partito è stato consegnato alla storia solo dopo che il danno era fatto), lasciate perdere le fisse etnopop scadute il 1° gennaio 1991, lasciate perdere tutto, le batterie elettroniche e gli ammiccamenti a MTV e quella stronzata dell'assolo di Eddie Van Halen con la sua cristo di chitarra scordata. Mettete su il primo disco, Off the wall, quello in cui Quincy Jones è letale e colorato come un gangster degli anni 30 strafatto di coca, quello in cui il gioco di luci e ombre tra pop e funk e disco è calibrato al limite dell'equilibrismo, quello in cui jacko era ancora una cosa nuova e positiva, un punto di riferimento musicale e anche umano, con la sua parabola (ancora parzialmente sconosciuta) ripetutamente sognata e ripercorsa da decine di next big things, un eroe come si deve partito a cinghiate dalla cintura proletaria di east chicago, prima di diventare una specie di imbecille con più soldi della federal reserve e meno accortezza di un ragazzino materano su youtube.
vedete, io volevo scrivere un pezzo sul fatto che avevo finalmente capito che cos'è che non va nella musica italiana, ma poi chi se l'immaginava che questo pezzo di merda impicciato col cervello mi andava a tirare le cuoia proprio mo'? io ci sono praticamente cresciuto insieme ci ho cambiato i denti se non arrivava mark knopfler probabilmente stavo ancora in fissa non so cosa sarebbe successo è come la prima pischella non ci pensi più però poi in realtà avoja che ci pensi e mo' quello è morto e io boh, onestamente ho proprio rosicato perché che cazzo. tutte lui, oh.
vabbé.



PLAYLIST>
Rachel's: Last things last
Aphex Twin: Avril 14th
Neil Young: After the gold rush
Michael Hedges: The magic farmer
Tom Waits: Soldier's things
Carter Burwell: View from the tower
Harold Budd / Brian Eno: An arc of doves

20 giugno 2009

Massimo Fini: Sudditi - Manifesto contro la democrazia

ortante nemmeno più chiedersi il come e il perché dato che la situazione è arrivata così grazie a una serie di concause che sono storiche economiche e politiche e diciamolo io non sono per forza un determinista ma sono convinto che una concatenazione di eventi causa una e una sola conseguenza che è poi l'unica che ci possiamo vivere di conseguenza dicevo non è nemmeno più importante chiedersi come e perché siamo arrivati fin qua perché la ragione è semplice e cioè che alla fine la moderna democrazia rappresentativa era un'idea interessante che non ha NESSUN riscontro nella società naturale o predemocratica o preindustriale quello che vi pare e viene inventata di sana pianta da un'élite di ricchi maschi bianchi che nel 1787 scrivono la dichiarazione d'indipendenza e di fatto presentano al popolo una faccia del potere finalmente accettabile e sorridente con l'unica conseguenza che il popolo almeno il popolo compiacente e in qualche modo vicino all'élite di cui sopra smette di preoccuparsi del potere e della sua gestione e dell'amministrazione dello stato si concentra solo sul far soldi e piano piano perde la partita e tirando dritto per questa linea arrivi dritto alla bicamer 

upisce più di tutto è il fatto che a leggere i testi dei politologi o degli storici o insomma della gente che sta a contatto con le FONTI non ce n'è uno a meno che non sia irrimediabilmente cattolico o irrimediabilmente comunista che poi è la stessa cosa o irrimediabilmente compromesso con l'establishment che non contesti il funzionamento della democrazia o la sua gestione o il suo impossessarsene da parte di quelle che poi fini finisce per chiamare oligarchie il che non va lontano dalla realtà ma non solo il dubbio arriva più in fondo perché a pensare al percorso storico bisogna essere fessi o farlo per non capire che la democrazia in quanto tale non ha nessuna legittimazione così come qualsiasi forma di potere su di un altro e non sta in piedi nemmeno la tesi per la quale la democrazia sia l'unica forma di governo che permette il benessere del maggiori numero di persone poiché difficilmente nella storia si sono verificate delle disparità sociali ed economiche come quelle evidenti negli stati occidentali dalla metà del XX secolo in poi senza parlare dell'illusione della partecipazione alle decisioni che in una democrazia rappresentativa è completamente tolta dalle mani del cittadino che in realtà non fa altro che indicare qualcuno scelto da altri senza il suo controllo che prenda decisioni senza il suo controllo e senza nemmeno il suo consenso spesso e volentieri cioè fini fa l'esempio dell'attacco alla bosnia e all'iraq questi se ne sono sbattuti riccamente della contrarietà dell'opinione pubblica di tutto quanto e hanno tirato dritto e allora direte voi come hanno fatto a convincerci del contrario l'hanno fatto tramite l'informazione è che è per forza di cose collusa col potere laddove per raggiungere la gente ci vogliono i SOLDI e soldi e potere si attraggono e siamo daccapo a dodici e allora come si risolve questo problema richiederete voi e io non lo risponderò mica posso sapere tut 

ndacalista dell'azienda dove lavoro stamattina alle nove ha pensato di non avere niente di meglio di chiedermi Ma allora voi che progetto avete sulla lunga distanza e io ho risposto Nessun progetto un anarchico è frustrato a priori perché non c'è nessun posto dove non ha uno stato tra le palle ed è per questo che mediamente se la fa prendere così a bene il progetto a lunga distanza non esiste perché una strategia è una cosa ferma e se stai fermo devi difendere la posizione e per difendere la posizione ci vuole o la forza o l'intransigenza e sono solo le nove e io voglio prendere un caffé le ho detto tutt'al più possiamo avere una serie di microprogetti che consistono nella controinformazione e nella sensibilizzazione a non credere ALLO stato prima ancora che NELLO stato perché è chiaro che il primo interesse del potere è difendere se stesso e insomma fare le cassandre tanto poi alla fine a dire c'avevo ragione ho capito che uno non se ne fa niente ma vogliamo mettere la sodd

14 giugno 2009

Back to the bar again

Vedete, l’esilio è uno stato d’assenza... presente. L’esiliato, quale che sia il motivo del suo particolare “status”, paga un’estrema conseguenza in ragione del suo agire; è presente nell’altro in pensieri e parole (per citare l’ufficio sacro) ma (sempre per citare l’ufficio sacro) è assente nelle opere e nelle omissioni. L’agire passato è ciò che ravviva la memoria in chi l’esilio non vive ma l’esiliato conosce. Questo è tramandare, eccone il modo ed il motivo.
Fin qui tutto chiaro, quanto a me giuro che ora la smetto di parlare come il maestro Yoda con la febbre spagnola.
L’incipit è il frutto maturo di una serata passata a festeggiare il genetliaco della moglie, guardare “Il villaggio dei dannati” di Carpenter, consumare sostanze scarsamente psichedeliche e rileggere l’ultimo post del (cane).
Lo stato di esilio subitaneamente mi ha proiettato nella prospettiva di aprire la mia cassa – tanto più che c’è una bella luna in queste sere – e disseppellirmi per un’oretta, giusto il tempo per un salto al bar.
Avrei voluto parlar d’altro, inizialmente; avrei voluto gettare un sasso per litigare con (cane) qui sopra e poi farci grasse risate durante una delle sagre del porco che talora si tengono sulle nostre tavole ma poi ho colto al balzo una frase del succitato quadrupede, buttata in mezzo alla risposta ad uno dei sempre più radi commenti che il blogghe colleziona – anche se il commento era alquanto lusinghiero, nevvero – e mi sono ispirato.
Grazie (cane), grazie Marta, dio benedica Elvis anzi, Elvis benedica dio, che ne ha bisogno...

Quanto segue, privo di qualunque censura è un estratto da bar di un anno abbondante di ascolti dall’esilio; la lettura è sconsigliata ad un pubblico adulto.

Interno. Seduti ad un tavolino di plastica bianca da festa de’ noantri, due soggetti. Sul tavolino una birra da 66 e un amaro.
- Insomma ’sti Fleet Foxes che dici?
- Fricchettoni di merda, sì belli l’ arrangiamenti, belle armonie bello, bello tutto ma mi sa che non mi durano dentro, o magari, che ne so, sono io... mi sa che mi rompono i cojoni.
- Però sono un sacco colorati...
- Vero... ma mi sa che mi rompono i cojoni lo stesso. L’altro giorno mi sono imbattuto in una cover di Solitary man fatta da Crooked Finger ed era pure fica, mi sono cercato il resto e non è mica male.
- Mai coverto...
- Sì ma in finale ti dico, gnente de che. All’inizio stai in fissa ma dopo un po’ pensi che madonna mia n’antro gruppo folk n’ po’ depresso un po’ ’ntelletuale che va mo’... tipo Devendra Banhart ma senza il flower power, Marc Bolan e le canne buone.
Insomma te la fanno prendere un po’ a male...
- Me sa de sì.
- C’era uno, un cantautore americano, Chris Eckam, lì per lì m’aveva preso, sai un po’ Leonard Cohen, co’ ’sto vocione; desertico, sconsolato ma co’ le palle, più tradizionale meno indie...
- Mbè?
- Boh, dopo un po’ l’ho abbandonato, niente di nuovo, e in questo non c’è nulla di male ma un po’ ingessato, un linguaggio cristallizzato...

Tavolino accanto. Tavolino in fòrmica verdino ospedaliero. Tre soggetti. Tre bicchieri di vino. Due rossi, uno bianco, con le bollicine Uno parla. Gli altri ascoltano.

- ...Perché tutto ’sto parlare, ’sto scrivere su cose fatte 30 anni fa, questa fretta di storicizzare, di categorizzare, ’sta voglia di farci subito accademia... voglio dire, in finale... pure con le BR è la stessa cosa, mica se ne può parlare adesso che ancora stiamo a scontà l’anni de’ piombo... se non lo puoi fare con le BR non lo fai manco coi Kinks o coi Beatles che ne so...

Al tavolino di prima. Ora ci sono un bitter campari e un secondo amaro.
- Io mi sono rimesso a sentire le Supremes.....
- E TE CREDO!!!! DA PAURA.
- Ma ’nfatti sì. Fai tutto ’sto casino per sentire cose nuove, per conoscere più robba ma non ti serve a un cazzo. Gira e rigira torni sempre alle Supremes, ai Creedence, ai New york Dolls....
- ’Na cosa bona sentita st’anno: Joe Lally, l’ex bassista dei Fugazi
- Madonna che cojoni i Fugazi
- No, no, aspetta. Questo è bbono, per davvero. Tipo Morphine ma meno robboso, sexy uguale, il disco suona da paura e lui ha una bella voce... è musica fatta con grande maturità...
- Vabbè però i Black Flag.
- E vabbè allora i Dead Kennedys.
- Ecco!
- Insomma mi stai dicendo pure te che in finale non stai in fissa per nessuno.
- Non solo, ma ’sta cosa mi causa un’ansia assurda. Riescono a confortarmi solo cose già mangiate e digerite: pare che gira un sacco di roba nuova ma in finale è sempre la stessa vecchia roba fatta peggio.
- È più o meno così pure per me.
- Alla Negrità.
- Alla Negrità.

Dal tavolino in formica si leva uno sguardo di curiosità e disapprovazione.

- A proposito di Negrità ho scoperto Blind Boy Fuller.
- Aaaaaaaaaaaaaaaaaah, meraviglia...
- Modernissimo, troppo avanti!
- Cercati Furry Lewis, meno funambolo ma bello roots...
- ...E poi sto in fissa con la roba fatta a Londra dagli immigrati di Trinitad negli anni ’50
- Da paura!
- È un disco bellissimo, divertente...
- Oh, devi cercarti O.V. Wright.
- Alla Negrità.
- Alla Negrità.
- Poiché il nostro è un percorso a ritroso, come i gamberi: spalle al futuro, faccia al passato...
- E ’sti gran cazzi
- Elvis!
- Elvis.
- Salute!
Si beve. Dal tavolino in fòrmica si alzano i tre bevitori di vino (due rossi ed un bianco). Se ne vanno.

I nostri due sboccati interlocutori c’ hanno tempo da perdere, in questo lasso di tempo perso, citeranno un sacco di nomi e un sacco di dubbi, in ordine sparso: Hard, sweet & candy - The Bellrays: (’na cacata); Live at Shea Stadium - The Clash: (a me è piaciuto un botto-Boh, sì, insomma); Joan as Policewoman; Gravenhurst; Micah P. Hinson; David Grubbs; Regina Spektor; Andrew Bird; The Raconteurs; The Pyramids; DollHouse; Bambi Molesters; Fifty Foot Combo; Mad3; Ron Sexsmith.
Alla fine tra apprezzamenti e stroncature converranno che tra le cose migliori dell’ultimo anno ci sono Bob Dylan e Rambling Jack Elliot, che i Blitz erano un grande gruppo, e che segretamente nutrono tutti e due una smodata ammirazione per Mark Knopfler...
Tra quanto di nuovo hanno ascoltato nulla, nulla gli ha veramente cambiato la vita fuorché quello che gliel’aveva già cambiata una volta.
Sgomenti per questa strana astenia musicale si dichiareranno vecchi e incarogniti e giureranno eterno amore a Big Mama Thornton e a Tina Turner, brinderanno a Candi Staton e berranno un bicchiere anche alla memoria di Bo Diddley, James Brown e Isaac Hayes.
Oramai volgarmente sbronzi si avvieranno fuori dal bar, tronfi per le loro ottime scelte passate, resistenti alla prova del tempo e sempre pronte in caso di emergenza, fregandosene allegramente che l’ultimo anno sia stato così difficile ascoltare musica, innamorarsene e trovarne di sinceramente buona, dopotutto avevano già da parte ciò che li avrebbe salvati.

Esterno. Sera.
- Vabbè, andiamo a bere?
- Te credo!

Interno. Automobile. Autoradio accesa. AC/DC.

Ad majora
il cuoco

P.S. Lo so che non sono un grande scrittore di dialoghi. Chi cazzo credevate che fossi, Carver?

7 giugno 2009

non bisogna saper fare NULLA

Sì, ho iniziato a mettere i voti agli ultimi ascolti che ho fatto. Che – intendiamoci – non sono solo quei 10 che vedete nella lista qui accanto. Per rendervi un’idea direi che le mie mensole iniziano a scricchiolare, e che devo seriamente trovare il modo per rendere commestibili i polimeri con cui sono fabbricati i cd, dato che so’ tempi cupi.Ho iniziato a mettere i voti agli ultimi ascolti che ho fatto perché, e di questo penso che ce ne siamo accorti più o meno tutti, sta diventando un po’ complicato parlare di musica. Vuoi perché onestamente tranne pochissime cose (i Fleet Foxes, non mi viene in mente praticamente nessun altro), gli ultimi mesi sono stati un po’ avari di soddisfazioni a livello musicale, e abbiamo dovuto aspettare che Neil Young e Bob Dylan tirassero qualche coniglio dal cappello (e scoprire che erano pure conigli parlanti) perché si potesse parlare di qualcosa.Beninteso: non ho la MINIMA voglia di mettermi a parlare degli ultimi dischi di Dylan o di Nello Giovane. Sarebbe come se mi mettessi a commentare Platone: non ne ho gli strumenti, non ne ho le palle, non ne ho la voglia. CHIUNQUE ha scritto su Platone (e su Dylan e su blah), quindi leggete i loro giudizi più autorevoli e ponderati.Va detto pure che ho smesso di leggere di musica, e per il momento, dopo il tempo speso (mi verrebbe da dire Sprecato, ma non lo farò) a leggere libri di cui francamente mi fregava poco (nell’ordine: mi frega poco di sapere qual è stato l’impatto del concerto dei Clash a Bologna sulla vita di tale Luca Frazzi che poi manco un gruppo decente è riuscito a mettere in piedi; mi frega poco di leggere 360 pagine di semiotica della popular music in cui si dimostra da OGNI ANGOLAZIONE che è impossibile fare una semiotica della popular music; mi frega ancora meno di tirare in ballo Aristotele per giustificare il fatto che la gente sta in fissa coi dischi) penso che passerà del tempo prima che riprenda in mano un libro di critica musicale: non mi servirà – se le cose staranno così – a godermi meglio un disco dei Ramones o di Tom Waits o di Zappa, non mi servirà a scrivere musica migliore, non mi servirà nemmeno a inquadrare in un contesto più ricco e più chiaro la musica che ascolto. Questo, soprattutto, a causa del fatto che trattandosi di musica popular, distaccata dalla tradizione colta e dai suoi torrenti sotterranei di autoconsapevolezza e autogiustificazione, non è – se non a posteriori – alimentata da intenzioni estetiche necessariamente consacrate dal raffronto con il passato.Che cazzo sto dicendo? Sto dicendo che probabilmente il modo migliore per capire John Lee Hooker o Elvis o Thom Yorke non è confrontando gli elementi tematici, retorici o metrici della loro musica con Shakespeare o le ballate finniche del 700, ma avviando semmai un’analisi storica e sociale. La musica di questa gente rispecchia direttamente i tempi in cui sono vissuti, ciccia fuori come un brufolo dall’abbuffata di informazioni, musica e cultura – superficiale o non – dei loro giorni. In altre parole: per capire la Motown è molto più utile capire in che modo vivevano i neri nella Detroit degli anni ‘60 piuttosto che decostruire le strutture dei loro brani. Sempre se è CAPIRE, quello che noi vogliamo, che dopotutto fa caldo e io voglio sentire gli SLAYER. O boh, Booker T.
Alla fine quando il discorso musicale si fa specialistico, sfugge alla diffusione, come tutti. Ieri chiacchieravo con (persona X) di questa cosa – sempre perpetuando la mia tradizione di essere una persona intimamente PALLOSA o forse punendola per non voler diventare mia moglie – e cioè del fatto che ogni approfondimento sfoltisce interlocutori come una cesoiata. Cioè, io posso sempre perdere tempo a spiegarvi il perché il raccordo tra le due strofe di I’ll be back dei Beatles è una delle cose più geniali di sempre, ma il mettermi a fare un paradigma strofico mi sembra eccessivo, anche perché io sono sempre convinto che, come una gigantesca spada di Damocle, un improvviso E STICAZZI? possa ragionevolmente delegittimare qualsiasi tentativo di mettersi a fare i tromboni.E quindi? E quindi voti. Anzi, stellette; da una a cinque, come i peggio stronzi. E quindi: cinque stellette a Everybody knows this is nowhere perché sì, perché è come dare cinque stelle a una cacio e pepe fatta come cristo comanda, quattro ai Fleet Foxes perché si capisce che sono pallosi come una partita di fine campionato ma non sentivo un disco di Americana così pieno di tessiture probabilmente da quando Stephen Stills sapeva ancora fare il suo mestiere. Quattro stelle pure all’ultimo Napalm Death non foss’altro perché dopo venticinque anni già scrivere 15 pezzi nuovi che non siano IDENTICI a nient’altro nella loro discografia è un miracolo, e una stelletta (equivalente a DISCO DI MERDA) a Patrick Watson perché Jeff Buckley è morto da 12 anni 12, siori, e ogni tentativo di vestire i suoi panni è macabro e inutile e insomma fatevi una vita vostra e questo è TUTTO ciò che ho da dire per il momento.



PLAYLIST>
The Complete Stax-Volt Singles 1959-1968 vol. 1