18 gennaio 2007

ascoltatevi questo (e fate la rivoluzione)

strano oggetto il folk. finisci per trovartelo tra le mani non appena ti rendi conto di desiderarlo.lo vuoi ed è già li, pronto, per te. un amante fedele e discreto. una di quelle amicizie poco coltivate a causa della vita, le distanze, i cazzi, le cose ma sempre vigile e presente.se poi decidi che la frequentazione va intensificata il folk non si tira mai indietro.è vario, diversificato, duttile ed estremamente disponibile.un passato (ed un presente) da bluesofilo e da springsteeniano critico (passatemi la categoria perché spesso gli springsteeniani sono devoti e un po' de coccio – e comunque guardate che se non vi piace bruce non è che di musica ci capite di più... capito???) hanno portato il folk nel mio quotidiano come ascolto e, talvolta, come giocattolo con cui scrivere qualcosa di suonante.il folk è un testimone impassibile ed implacabile del contemporaneo.scordatevi le riproposizioni, i riarragiamenti; dimenticatelo come linguaggio del passato.il folk è musica acustica più di altre musiche e meno di altre ancora (sono stato chiaro?)tutto qua. è musica anche del presente. parla al presente con le sue andature in tre quarti e con stralunati tempi in quattro, in sei e in come-gli-veniva-meglio-quando-erano-ubriachi-tristi-e-incazzati in quel momento.bene. ora che avete superato i vostri pregiudizi culturali intellettual-stronzi sul folk noterete quanto segue.col folk non si fan più rivoluzioni.e questo non è in discussione.woody guthrie è storia della musica; pete seeger (anche se ringiovanito dalle "session" di springsteen) pure; phil ochs ha tirato le cuoia secoli fa; joan baez aveva già rotto i coglioni secoli fa... chi altri...dylan pare lo abbia tradito con highway 61 revisited (o era bringing it all back home?); guccini s'è fatto vecchio e poi...; piero brega non lo conosce nessuno; billy bragg forse è stato l'ultimo dei folksinger rivoluzionari.a parte ani di franco col folk non si fan più rivoluzioni.l'uso rivoluzionario, atto a coinvolgere e mobilitare le masse attraverso il folk termina e continua nella sua elettrificazione: il rock'n'roll.se volete essere rivoluzionari dai '50 in poi la vostra arma, il vostro megafono sarà la chitarra elettrica!!!perchè voi, pecoroni panzapiena mezzeseghe, fate sempre più casino con le cose rumorose che usate.le vostre automobili – le metropolitane – gli stereo al semaforo rosso nell'auto accanto che suonano la musica sbagliata con un impianto più potente del vostro e vi fanno vibrare anche l'osso sacro – i frullatori e tutte le comodità che il progresso ci ha dato insomma: cosa cazzo deve fare un folksinger per farsi sentire, eh?!?ma non cantate vittoria troppo facilmente perché il folksinger oggi ha la chitarra elettrica e le valvole e gli fa un culo così agli elettrodomestici della minchia che vi portate dietro e... mi sono esaltato: deformazione semiprofessionale.vabbé, torniamo al punto dei punti. in fondo è semplice.chitarre elettriche a parte, una società che produce meno ribellione (sì, cari miei, la ribellione si produce nella società e spesso a suo vantaggio...) perde il bisogno del folk per trasmettere il proprio tam-tam eversivo.appagata dalla potenza dell'elettrico; convinta della maggiore "portanza" di un suono rock demanda al folk differenti tematiche.e così il folk, orfano della sua carica popolare e stradaiola, si chiude in se stesso e vi parla dell'interiorità.sono più di dieci anni che una nuova leva folk si nutre e ci nutre di immaginifico, favolistico, introspettivo e, in radi casi, di neo-realismo (che però fa tanto retrò: leggi tom russel, steve earle etc. etc.)ed è roba buona! davvero! bonnie prince billy (aka will oldham) – bill callahan – jason molina, anche se, per timidezza credo, insicurezza forse, si nascondono dietro ad elettroniche dimesse e sgarrupate o a strumentazioni di quart'ordine ridotte all'osso, usano il linguaggio del folk in modo affascinante e dolcissimo.lo stesso devendra banhart (checché ne dica cane) non è affatto male.la stampa li adora.la gente li adorano (e ricordiamo semprecomunque che la gente mica sono scemi e che la gente si sono rotti i coglioni di questi governucoli da due lire che... ho avuto una ricaduta).e loro sfoderano belle cose davvero.una domanda però la devo fare: perchè tutte 'ste lamentazioni?!?per carità son tempi bui – roba da farsi frati o da farsi e basta – ma perché tutte 'ste lamentazioni?!?sarà per questo che pochi conoscono nicolai dunger?!?questo giovinotto nord-europeo (svezia) – ricchione per il van morrison degli inizi, con una scrittura spontanea ma intelligente, debitore a vecchi e nuovi di tanta musica (non solo folk) – è un ascolto rinfrancante.vivacristo finalmente uno che c'avrà i cazzi suoi pure lui ma non fa suonare le sue cose come dentro una fabbrica abbandonata (aaah il postfordismo!) o come nel deserto del mojave.aaaaaah!!! sospiro di sollievo.nicolai sceglie gli strumenti con cura (tanti) e li fa suonare (tutti!).non è pop come sufjan stevens, né spettrale come a volte riesce ad essere molina, è veramente... colorato !!!nicolai dunger ha scelto la grana della pellicola ed ha scelto il colore.niente foto d'epoca, ritratti seppiati, nebbia o polveri.c'è del fumo (si pensa ne faccia uso, il nostro), c'è da mangiare, da amare, da prendersi e lasciarsi.nel 2001 fa un disco (soul rush) che riesce a suonare come moondance e astral weeks messi insieme e che, sopra ogni cosa, non stucca!non si sa se è un miracolo od un miracolato.non vuole rivoltare le masse contro il padrone però suona maledettamente primaverile.è stradale. balsamico per una mattina di sole in cui andate a fare il vostro lavoro di merda – ottimo per farvi coraggio prima di un appuntamento galante – splendido per farvi un ballo (romantico o più movimentato) con la vostra bella – eccellente sotto la doccia.e si sa: quando un disco passa il test della doccia...e suona maledettamente primaverile. in fondo, quand'è che vanno fatte le rivoluzioni?dunque fottetevene se il vostro menestrello, mentre la celere vi bastona ed il governucolo vi vessa, canta d'amor o altre amenità.in quel momento, mentre il manganello si abbatte sulla vostra crapa, magari vi starà dicendo che la vita è una merda, non lo so.quello che so è che se mi dicono che la vita è una merda con dei fiati che suonano più stax di quelli di moondance anche un manganello è meno doloroso. quindi, giovani ribelli in cerca di un nuovo trovatore, visto che altri predicatori in chitarra acustica e sandali non se ne vedono all'orizzonte, prendetevi questo che almeno non si dispera ad ogni skippata di traccia. vi aiuterà quando saranno i lacrimogeni e quando saranno ferite da curare e quando, al calar della notte, attenderete (spero per voi in compagnia) il domani.

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