Ho rosicato. I Death Cab For Cutie non sono nella lista dei 25 dischi fondamentali dell’emo di Sonic – numero di ottobre/novembre 2006. Ho pensato Eh, pensa se possono mancare i Death Cab For Cutie... Ci sono gli Appleseed Cast (nel sottogenere Emo/postrock), ci sono i Karate, e poi i Finch, perfino gli Orchid, insomma non mi stupirei di trovarci anche Nick Drake o i Beatles. Insomma, basta che non sia metal, disco, funk, black o r’n’b, qualsiasi genere musicale o disco può essere considerato come emo. Anche se fanno heavy metal come i Funeral For A Friend, anche se fanno post rock come gli Appleseed Cast, appunto (ma a questo punto perché i Mogwai no, o addirittura i SIGUR ROS, perdio? Sono i più tristi di tutti!).
Ma del resto, qualsiasi genere musicale di cui si possa tracciare una mappa di ben VENTICINQUE DISCHI FONDAMENTALI (fa ridere, vero?) deve avere qualcosa che non va. Anche il più incallito e generoso degli appassionati di jazz (non cool jazz, non free, non be bop, non hardbop, JAZZ e basta) farà fatica a darvi VENTICINQUE DISCHI FONDAMENTALI. Clamoroso, roba che se ci mettiamo dentro quelli anche solo importanti e quelli belli e basta copriamo mezza discografia mondiale.
Ora, beninteso: non ce l’ho con Sonic, e con i ragazzi che ci scrivono. Dopotutto penso che ci volesse una rivista che trattasse esclusivamente di quella roba che ultimamente sta facendo il botto – anche se recensire Micah P. Hinson o Scott Walker nelle stesse pagine insieme a Alexisonfire e Walls Of Jericho mi sembra almeno disorientante, permettetemi. Però insomma, visto che Rocksound è quello che è, e Punkster pure, mi sembra buono che ci sia comunque gente che mette i Converge in copertina, anche se il taglio editoriale è più o meno lo stesso quello di Rolling Stone o XL. In altre parole: molti personaggi, e poca musica. Ma del resto, questo è sempre stato il trend della stampa musicale italiana, che segue la cultura del suo pubblico, una cultura di personaggi, e non di canzoni.
Però questa cosa è curiosa, cionondimeno, perché io posso capire che mi volete aiutare una volta per tutte a capire che cazzo è questo emo, una questione che ha ormai surclassato il dilemma sull’assassinio di Laura Palmer e diventa di diritto il quesito del nostro decennio. Allora grazie, Sonic, se dedichi al fenomeno più dibattuto degli ultimi anni ben 6 pagine di approfondimento. Grazie per lo sforzo, almeno, che per quanto riguarda il risultato mi sa che non ci siamo, perché se riesci a convincermi – da sobrio – che i Karate possano avere qualche punto di contatto con l’emo come ce l’hanno gli Orchid, ti rispondo Offrimi da bere, piuttosto. Tempo fa un mio amico mi diceva che L’emo è una musica... una musica... una musica TRISTE. Io gli ho risposto Ma che c’entra, ma allora anche i Radiohead sono emo. E lui, senza battere ciglio mi ha ribattuto Ma guarda che in fondo i Radiohead un po’ emo sono. Ora: io voglio bene davvero a questo mio amico, ma mi sa che comunque ci sta sfuggendo qualcosa.
Allora: o siamo di fronte a un discorso spazio/temporale, come è stato con il grunge, ma quella era Seattle a cavallo degli anni 90, e non il mondo intero – e non mi rispondete che adesso abbiamo internet perché lo sapete che è una CAZZATA, perché se fosse così vediamo quanti gruppi fighi escono dalla Moldavia, su. Oppure, siamo di fronte a un percorso prettamente legato al vestiario, e qui ci siamo. Ma ciò non toglie che tutto questo non ha niente a che vedere con la musica.
Oppure, cosa più evidente finora, è possibile che l’emo non esista, e sia un espediente di certe band per spacciarci un rock melenso e vocalmente stereotipato (una cosa vera che accomuna – che ne so – Hot Water Music, Alexisonfire e Further Seems Forever è il fatto che TUTTE le loro linee vocali sono praticamente LA STESSA, il che semplifica di molto l’accesso a questo tipo di approccio anche da parte delle teenage band) che non sanno come chiamare altrimenti perché la parola “rock” suona banale, visto che sono passati 50 anni da Elvis, 40 dai Beatles e dai Rolling Stones e 30 dal punk. Che era rock and roll ma più sciatto, e chiunque dice il contrario si merita la revoca della licenza elementare.
Allora, se è così, diciamo che si può perfino azzardare a parlare dell’emo come attitudine, come carattere più o meno come l’hardcore, che però ha un contenuto, una premessa, e un codice che parte da uno stile di vita, e poi diventa musica.
Ma almeno in quel caso la musica rimane riconoscibile, codificata, inquadrabile e valutabile come genere, e soprattutto i suoi critici – ammesso che ce ne siano mai stati – non si sono mai sognati di accaparrarsi il diritto di ricondurre sotto la propria ala tutto quello che gli pareva, come in questo caso.
In altre parole: proviamo a parlare di MUSICA, una volta tanto, e non di capelli o modi di muoversi sul palco, perché non ci sto davvero capendo più niente.
E francamente inizio anche un po' a rompermi i coglioni.
PS: va da sé che dei Death Cab For Cutie parliamo un’altra volta che mo’ me rode. Tiè, mo’ lo butto dentro e manco lo rileggo, vaffanculo.
Ma del resto, qualsiasi genere musicale di cui si possa tracciare una mappa di ben VENTICINQUE DISCHI FONDAMENTALI (fa ridere, vero?) deve avere qualcosa che non va. Anche il più incallito e generoso degli appassionati di jazz (non cool jazz, non free, non be bop, non hardbop, JAZZ e basta) farà fatica a darvi VENTICINQUE DISCHI FONDAMENTALI. Clamoroso, roba che se ci mettiamo dentro quelli anche solo importanti e quelli belli e basta copriamo mezza discografia mondiale.
Ora, beninteso: non ce l’ho con Sonic, e con i ragazzi che ci scrivono. Dopotutto penso che ci volesse una rivista che trattasse esclusivamente di quella roba che ultimamente sta facendo il botto – anche se recensire Micah P. Hinson o Scott Walker nelle stesse pagine insieme a Alexisonfire e Walls Of Jericho mi sembra almeno disorientante, permettetemi. Però insomma, visto che Rocksound è quello che è, e Punkster pure, mi sembra buono che ci sia comunque gente che mette i Converge in copertina, anche se il taglio editoriale è più o meno lo stesso quello di Rolling Stone o XL. In altre parole: molti personaggi, e poca musica. Ma del resto, questo è sempre stato il trend della stampa musicale italiana, che segue la cultura del suo pubblico, una cultura di personaggi, e non di canzoni.
Però questa cosa è curiosa, cionondimeno, perché io posso capire che mi volete aiutare una volta per tutte a capire che cazzo è questo emo, una questione che ha ormai surclassato il dilemma sull’assassinio di Laura Palmer e diventa di diritto il quesito del nostro decennio. Allora grazie, Sonic, se dedichi al fenomeno più dibattuto degli ultimi anni ben 6 pagine di approfondimento. Grazie per lo sforzo, almeno, che per quanto riguarda il risultato mi sa che non ci siamo, perché se riesci a convincermi – da sobrio – che i Karate possano avere qualche punto di contatto con l’emo come ce l’hanno gli Orchid, ti rispondo Offrimi da bere, piuttosto. Tempo fa un mio amico mi diceva che L’emo è una musica... una musica... una musica TRISTE. Io gli ho risposto Ma che c’entra, ma allora anche i Radiohead sono emo. E lui, senza battere ciglio mi ha ribattuto Ma guarda che in fondo i Radiohead un po’ emo sono. Ora: io voglio bene davvero a questo mio amico, ma mi sa che comunque ci sta sfuggendo qualcosa.
Allora: o siamo di fronte a un discorso spazio/temporale, come è stato con il grunge, ma quella era Seattle a cavallo degli anni 90, e non il mondo intero – e non mi rispondete che adesso abbiamo internet perché lo sapete che è una CAZZATA, perché se fosse così vediamo quanti gruppi fighi escono dalla Moldavia, su. Oppure, siamo di fronte a un percorso prettamente legato al vestiario, e qui ci siamo. Ma ciò non toglie che tutto questo non ha niente a che vedere con la musica.
Oppure, cosa più evidente finora, è possibile che l’emo non esista, e sia un espediente di certe band per spacciarci un rock melenso e vocalmente stereotipato (una cosa vera che accomuna – che ne so – Hot Water Music, Alexisonfire e Further Seems Forever è il fatto che TUTTE le loro linee vocali sono praticamente LA STESSA, il che semplifica di molto l’accesso a questo tipo di approccio anche da parte delle teenage band) che non sanno come chiamare altrimenti perché la parola “rock” suona banale, visto che sono passati 50 anni da Elvis, 40 dai Beatles e dai Rolling Stones e 30 dal punk. Che era rock and roll ma più sciatto, e chiunque dice il contrario si merita la revoca della licenza elementare.
Allora, se è così, diciamo che si può perfino azzardare a parlare dell’emo come attitudine, come carattere più o meno come l’hardcore, che però ha un contenuto, una premessa, e un codice che parte da uno stile di vita, e poi diventa musica.
Ma almeno in quel caso la musica rimane riconoscibile, codificata, inquadrabile e valutabile come genere, e soprattutto i suoi critici – ammesso che ce ne siano mai stati – non si sono mai sognati di accaparrarsi il diritto di ricondurre sotto la propria ala tutto quello che gli pareva, come in questo caso.
In altre parole: proviamo a parlare di MUSICA, una volta tanto, e non di capelli o modi di muoversi sul palco, perché non ci sto davvero capendo più niente.
E francamente inizio anche un po' a rompermi i coglioni.
PS: va da sé che dei Death Cab For Cutie parliamo un’altra volta che mo’ me rode. Tiè, mo’ lo butto dentro e manco lo rileggo, vaffanculo.
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