Capito? Insomma VascoRossi ha detto che è stanco di fare i dischi, e che da oggi farà solo dei pezzi singoli da mettere su internet, VascoRossi. Capito? E' stanco, VascoRossi.
Dice, VascoRossi, che poi saranno i suoi ascoltatori a creare la playlist, e che non ci sarà più bisogno del disco. Questo ha detto, VascoRossi.
Magari ha anche fatto la sua brava sparata, VascoRossi, sulle nuove comunicazioni e sul modo in cui internet può permettere un contatto più stretto e più genuino tra l'artista e il suo pubblico. Magari ha anche detto che internet è il futuro e che non deve avere limiti se non quello del buon senso, VascoRossi. Che VascoRossi ci capisce, no? Che VascoRossi c'ha una laurea honoris causa in Scienze delle Comunicazioni. Da quasi due anni. Gliel'ha data lo Iulm di Milano, che insomma, lo Iulm di Milano una laurea ce l'ha - ne ha diverse in magazzino, mi dicono - e quindi SA che cosa significa attestate pubblicamente e SENZA l'impiccio del corso di studi, tasse, esami, sballottamenti da un dipartimento all'altro e smadonnamenti per riuscire a parlare con qualche docente. Insomma, devi essere un personaggio straordinario, per ricevere una laurea Honoris causa, tipo che ne so, il Presidente della Repubblica, o - boh - Valentino Rossi, insomma, uno che ci pija forte e che la gente ne vanno proprio che orgojosi.
Eh no, perché, se non ha fatto la sparata, VascoRossi, vuol dire che non apprezza l'onoreficenza che gli è stata assegnata, o al massimo non riesce a inquadrarla nella sua reale portata politica e sociale, VascoRossi; che sottovaluta i mille e mille vantaggi che il detenerla può avere - tipo passarla liscia se scrivi "sò" nei tuoi testi, e farla passar liscia anche al genio che stampa e impagina i libretti dei tuoi cd.
Perché, se non l'ha fatta, la sparata, VascoRossi, allora ha perso un'occasione per dirci la sua e infonderci della saggezza e dell'equilibrio che tutti i caciottari giornalisti musicali italiani da sempre gli riconoscono come fosse una specie di Sai Baba de noantri. Se non l'ha fatta, la sparata, male.
Se non l'ha fatta, la sparata, poco ci credo.
E me l'immagino, sta sparata, in cui VascoRossi dice che ormai le nuove tecnologie stanno cambiando il modo si ascolta la musica (sto iperbolizzando, non so se l'Ambasciatore di Zocca nel mondo si sia mai posto il problema), e dunque è compito di un artista ascoltare e assecondare le tendenze sociali del proprio pubblico, abbattendo qualsiasi forma di mediazione artistica e commerciale tra chi produce arte e chi ne gode.
Mediazione artistica e commerciale. Mediazione artistica e commerciale, VascoRo'.
Chiunque abbia seguito una qualsiasi pubblicazione musicale (o per la miseria: una qualsiasi pubblicazione, un quotidiano, un vicino di casa, chiunque) sa quanto la crisi dell'industria discografica stia incidendo sulle decisioni degli artisti: la gente non compra i cd e se li scarica da internet perché i dischi costano troppo, perché non si fida delle radio, non si fida delle riviste musicali, non si fida della televisione e di MTV, e in definitiva non ne vuole sapere di scucire 25 carte per un disco di merda - e su questo non ci piove.
Visto che le case discografiche (le major, però: le major, che le casette indipendenti da 10 euro a disco continuano a fare la fame esattamente COME prima della rivoluzione mp3, perché la gente vuol bene loro, ma di questo parliamo un'altra volta) stanno stringendo la cinghia - continuando ad alzare i prezzi, e di conseguenza premendo sui distributori, sui promoter, e talvolta anche sugli stessi musicisti - non è una cattiva idea iniziare a ripensare lo smercio del materiale musicale attraverso l'abbattimento del costo principale, e cioè il cd.
Stampare un cd costa: costa il supporto, costa la stampa, costa l'impianto, costa la realizzazione e la stampa del libretto, costa il suo assemblaggio e la sua verifica, costa il suo imballaggio e la sua spedizione, costa la sua distribuzione e infine anche la sua vendita, visto che tutta questa gente che l'ha maneggiato finché non ci entra in casa rivuole indietro la sua fetta. Paradossalmente, costa anche promuoverlo per rientrare nei costi, cosa che succede sempre più di rado perché più un cd è sparato come grande produzione, meno c'è bisogno di comprarlo: insomma, su, non c'è veramente NESSUN bisogno di spendere dei soldi per Christina Aguilera o per Paris Hilton, dato che non stiamo parlando di NIENTE che abbia la MINIMA qualità intrinseca o musicale in sé. Sarebbe come comprare il giornale del giorno prima, ancora puzzolente del barbone che ci ha dormito dentro. Tanto vale allora tirare tutto giù da internet - per copia personale, eh? altrimenti siete dei ladri e NON STO SCHERZANDO - e dare a questi pupazzi miliardari ciò che spetta loro, cioè UN CAZZO.
Risparmiando sul prezzo di realizzazione del cd (complessivo) e sulla redistribuzione degli introiti di vendita, sono bei soldini in più per la casa discografica, e di conseguenza per il musicista/produttore. Tutto questo ovviamente senza contare i diritti di riproduzione radiofonica e televisiva - e le suonerie dei telefonini, anche, perché no? - soldi netti e facili, soprattutto quando grazie al proprio nome si sarebbe in grado di vendere anche cani morti.
...Anche perché beninteso, signori miei: col cazzo che il pezzo sarà downloadabile gratuitamente, se è vero che oggi è il 20 gennaio del 2007.
Dunque niente mi toglie dalla testa che il dott. Rossi non abbia pensato a un incremento dell'utile netto annuale - magari per finanziare la sua scuderia di corse, che sappiamo bene che croce può essere da portare e quanta costanza e pazienza richieda: chiedetelo a quel poverino di Flavio Briatore - quando ha partorito questa idea da pagina 4 del Manuale del Piccolo Socialdemocratico.
Ma chiaramente, anche se con gli anni VascoRossi si è guadagnato la fama di Mr. Onestà del secolo, non credo proprio che sia abbastanza trasparente da menzionare motivazioni monetarie dietro questa opzione. Piuttosto, meglio lodare la Rete come terra dell'opportunità, meglio che il suo ufficio stampa esegua un perfetto "spin" e ci presenti il fatto compiuto come una nobile e ispirata scelta artistica e insieme ben disposta nei confronti dei suoi fan.
Allora mi sa che mi ero sbagliato: mi sa che il dott. Rossi non l'ha affatto sottovalutato, il suo titolo di studio piovuto dal cielo.
Playlist:
Isobel Campbell & Mark Lanegan: Ballad of the broken seas
Soul Coughing: Circles
Ani DiFranco: Heartbreak even
Entombed: Eyemaster
Orchid: Impersonating Martin Rev
Elvis Presley: All shook up
Descendents: I wanna be a bear
Junip: Black refuge
Hatebreed: Proven
Dice, VascoRossi, che poi saranno i suoi ascoltatori a creare la playlist, e che non ci sarà più bisogno del disco. Questo ha detto, VascoRossi.
Magari ha anche fatto la sua brava sparata, VascoRossi, sulle nuove comunicazioni e sul modo in cui internet può permettere un contatto più stretto e più genuino tra l'artista e il suo pubblico. Magari ha anche detto che internet è il futuro e che non deve avere limiti se non quello del buon senso, VascoRossi. Che VascoRossi ci capisce, no? Che VascoRossi c'ha una laurea honoris causa in Scienze delle Comunicazioni. Da quasi due anni. Gliel'ha data lo Iulm di Milano, che insomma, lo Iulm di Milano una laurea ce l'ha - ne ha diverse in magazzino, mi dicono - e quindi SA che cosa significa attestate pubblicamente e SENZA l'impiccio del corso di studi, tasse, esami, sballottamenti da un dipartimento all'altro e smadonnamenti per riuscire a parlare con qualche docente. Insomma, devi essere un personaggio straordinario, per ricevere una laurea Honoris causa, tipo che ne so, il Presidente della Repubblica, o - boh - Valentino Rossi, insomma, uno che ci pija forte e che la gente ne vanno proprio che orgojosi.
Eh no, perché, se non ha fatto la sparata, VascoRossi, vuol dire che non apprezza l'onoreficenza che gli è stata assegnata, o al massimo non riesce a inquadrarla nella sua reale portata politica e sociale, VascoRossi; che sottovaluta i mille e mille vantaggi che il detenerla può avere - tipo passarla liscia se scrivi "sò" nei tuoi testi, e farla passar liscia anche al genio che stampa e impagina i libretti dei tuoi cd.
Perché, se non l'ha fatta, la sparata, VascoRossi, allora ha perso un'occasione per dirci la sua e infonderci della saggezza e dell'equilibrio che tutti i caciottari giornalisti musicali italiani da sempre gli riconoscono come fosse una specie di Sai Baba de noantri. Se non l'ha fatta, la sparata, male.
Se non l'ha fatta, la sparata, poco ci credo.
E me l'immagino, sta sparata, in cui VascoRossi dice che ormai le nuove tecnologie stanno cambiando il modo si ascolta la musica (sto iperbolizzando, non so se l'Ambasciatore di Zocca nel mondo si sia mai posto il problema), e dunque è compito di un artista ascoltare e assecondare le tendenze sociali del proprio pubblico, abbattendo qualsiasi forma di mediazione artistica e commerciale tra chi produce arte e chi ne gode.
Mediazione artistica e commerciale. Mediazione artistica e commerciale, VascoRo'.
Chiunque abbia seguito una qualsiasi pubblicazione musicale (o per la miseria: una qualsiasi pubblicazione, un quotidiano, un vicino di casa, chiunque) sa quanto la crisi dell'industria discografica stia incidendo sulle decisioni degli artisti: la gente non compra i cd e se li scarica da internet perché i dischi costano troppo, perché non si fida delle radio, non si fida delle riviste musicali, non si fida della televisione e di MTV, e in definitiva non ne vuole sapere di scucire 25 carte per un disco di merda - e su questo non ci piove.
Visto che le case discografiche (le major, però: le major, che le casette indipendenti da 10 euro a disco continuano a fare la fame esattamente COME prima della rivoluzione mp3, perché la gente vuol bene loro, ma di questo parliamo un'altra volta) stanno stringendo la cinghia - continuando ad alzare i prezzi, e di conseguenza premendo sui distributori, sui promoter, e talvolta anche sugli stessi musicisti - non è una cattiva idea iniziare a ripensare lo smercio del materiale musicale attraverso l'abbattimento del costo principale, e cioè il cd.
Stampare un cd costa: costa il supporto, costa la stampa, costa l'impianto, costa la realizzazione e la stampa del libretto, costa il suo assemblaggio e la sua verifica, costa il suo imballaggio e la sua spedizione, costa la sua distribuzione e infine anche la sua vendita, visto che tutta questa gente che l'ha maneggiato finché non ci entra in casa rivuole indietro la sua fetta. Paradossalmente, costa anche promuoverlo per rientrare nei costi, cosa che succede sempre più di rado perché più un cd è sparato come grande produzione, meno c'è bisogno di comprarlo: insomma, su, non c'è veramente NESSUN bisogno di spendere dei soldi per Christina Aguilera o per Paris Hilton, dato che non stiamo parlando di NIENTE che abbia la MINIMA qualità intrinseca o musicale in sé. Sarebbe come comprare il giornale del giorno prima, ancora puzzolente del barbone che ci ha dormito dentro. Tanto vale allora tirare tutto giù da internet - per copia personale, eh? altrimenti siete dei ladri e NON STO SCHERZANDO - e dare a questi pupazzi miliardari ciò che spetta loro, cioè UN CAZZO.
Risparmiando sul prezzo di realizzazione del cd (complessivo) e sulla redistribuzione degli introiti di vendita, sono bei soldini in più per la casa discografica, e di conseguenza per il musicista/produttore. Tutto questo ovviamente senza contare i diritti di riproduzione radiofonica e televisiva - e le suonerie dei telefonini, anche, perché no? - soldi netti e facili, soprattutto quando grazie al proprio nome si sarebbe in grado di vendere anche cani morti.
...Anche perché beninteso, signori miei: col cazzo che il pezzo sarà downloadabile gratuitamente, se è vero che oggi è il 20 gennaio del 2007.
Dunque niente mi toglie dalla testa che il dott. Rossi non abbia pensato a un incremento dell'utile netto annuale - magari per finanziare la sua scuderia di corse, che sappiamo bene che croce può essere da portare e quanta costanza e pazienza richieda: chiedetelo a quel poverino di Flavio Briatore - quando ha partorito questa idea da pagina 4 del Manuale del Piccolo Socialdemocratico.
Ma chiaramente, anche se con gli anni VascoRossi si è guadagnato la fama di Mr. Onestà del secolo, non credo proprio che sia abbastanza trasparente da menzionare motivazioni monetarie dietro questa opzione. Piuttosto, meglio lodare la Rete come terra dell'opportunità, meglio che il suo ufficio stampa esegua un perfetto "spin" e ci presenti il fatto compiuto come una nobile e ispirata scelta artistica e insieme ben disposta nei confronti dei suoi fan.
Allora mi sa che mi ero sbagliato: mi sa che il dott. Rossi non l'ha affatto sottovalutato, il suo titolo di studio piovuto dal cielo.
Playlist:
Isobel Campbell & Mark Lanegan: Ballad of the broken seas
Soul Coughing: Circles
Ani DiFranco: Heartbreak even
Entombed: Eyemaster
Orchid: Impersonating Martin Rev
Elvis Presley: All shook up
Descendents: I wanna be a bear
Junip: Black refuge
Hatebreed: Proven
2 commenti:
le tue parole mi hanno fatto venire in mente una frase del grande filosofo ceco Pavel "Power" Nedved, pronunciata dopo aver subito un intervento indubbiamente irregolare in area di rigore. "E' giusto, cazzo!", disse. E lui è filosofo senza avere lauree piovute dal cielo, eh. Eggià...
pare che Vasco ormai voglia fare le canzoni direttamente in formato midi
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