Allora quindi ricapitolando: c'è questa pischella che viene rinchiusa in manicomio dal patrigno perché ha rosicato per una faccenda d'eredita, e mo' finisce lobotomizzata perché sempre il patrigno si mette d'accordo con un infermiere fiodenamignotta, però quando Don Draper sta per esaudire i suoi sogni ramonesiani, si ferma tutto e siamo in un vaudeville che secondo imdb è negli anni 60 ma potrebbe essere in qualsiasi momento del XX secolo e lei non è più una presunta pazza ma una ballerina costretta a fare un po' la mignotta. Tuttavia per sfuggire a questa situazione di disagio, sta pora fija quando vede le brutte danza e la danza diventa un'ULTERIORE dimensione fittizia in cui lei è una specie di Beatrix Kiddo che ammazza i mostri in slow motion e così affronta e risolve le situazioni sul piano della realtà che poi si capisce subito che realtà non è. Bene. In questo modo la porafija architetta un piano di fuga che coinvolge anche tre altre porefije (di una abbiamo visto le tette su internet).
Ora, il film va a finire in maniera veramente poco sorprendente, è cattolico, inesorabile, mai una gioia; ma non è questo il punto.
Il punto è che nonostante il film contenga delle lezioni sulla fiducia in se stessi, e sull'essere padroni del proprio destino, e insegni che anche in condizioni di grande difficoltà una soluzione c'è sempre, questo film è boh, ciclotimico.
Già perché la differenza tra il ritmo delle scene d'azione (che è forsennato, alla scena del dirigibile pure un po' di capogiro, e non erano le quattro peroni, sono mica un principiante) e quello verameeeente blando delle parti di sviluppo e dialogo è veramente smisurata, e posso anche capire che tutto il film è basato sui diversi livelli di realtà e di percezione che più che intersecarsi si avvicendano, ma il risultato è un po' straniante, e viene accentuato da continui elementi di destabilizzazione - e non parlo tanto della presenza di armi fantascientifiche nell'immaginario di una post-adolescente degli anni 60 quanto anche dell'uso di pop songs nel normale flusso narrativo, che spesso e malvolentieri accentua il taglio da videoclip a cui il film ammicca anche troppo.
Non solo, il film è anche strutturato a livelli. Ma attenzione: NON livelli narrativi o che, a livelli come un videogioco, come SuperMario, o boh, Tekken. Le scene di combattimento sono sequenziali e progressive, di intensità, coreografia e complessità sempre crescenti, e con tanto di briefing iniziale e bullet time come uno sparatutto degno di questo nome (e credetemi, io ne ho giocati, io ho occhiali con la montatura nera). In questo modo, la quasi catatonia delle scene di non-combattimento non fanno altro che aumentare l'attesa del prossimo carnevale in CGI montato al microsecondo, il che è curioso, tenuto conto che il film vuole veicolarti una morale, e nemmeno tanto implicitamente. Insomma non è Scott Pilgrim vs. the world, tanto più che ve lo dico, Sucker Punch non fa ridere PER NIENTE, manco una risata, zero, nada: possono farvi il calco della faccia nel frattempo.
Insomma io ho capito che Tarantino ha aperto il filone dello zuppone postmoderno anche nel mainstream milionario hollywoodiano, e sono anche sicuro che Snyder prima o poi un film in cui tutti questi contesti diversi verranno omogeneizzati piuttosto che giustapposti lo farà, dato che con questo c'è andato vicino (e in culo al genietto di Knoxville), però io normalmente tendo sempre ad avere in uggia di chi fa un film e poi si sbrodola e perde di vista il fatto che:
1. se mi devi raccontare una storia raccontala e non rompere il cazzo (insomma: SOOONAAAA!)
2. se non mi devi raccontare una storia, almeno fammela vedere una sisa, e invece in 1 ora e 49 minuti di Sucker Punch, nonostante quattro puelle di invidabile fattura, di sise, nemmeno l'ombra.
Quindi ha detto bene Valerio dopo meno di mezz'ora dall'inizio: Se fossi stato al cinema mi sarei già addormentato, questo è il film più lento di sempre.
È vero, ho pensato, e dire che lui non ha nemmeno visto il Nosferatu di Herzog.
Io invece sì.
Cioè, capito?
Il punto è che nonostante il film contenga delle lezioni sulla fiducia in se stessi, e sull'essere padroni del proprio destino, e insegni che anche in condizioni di grande difficoltà una soluzione c'è sempre, questo film è boh, ciclotimico.
Già perché la differenza tra il ritmo delle scene d'azione (che è forsennato, alla scena del dirigibile pure un po' di capogiro, e non erano le quattro peroni, sono mica un principiante) e quello verameeeente blando delle parti di sviluppo e dialogo è veramente smisurata, e posso anche capire che tutto il film è basato sui diversi livelli di realtà e di percezione che più che intersecarsi si avvicendano, ma il risultato è un po' straniante, e viene accentuato da continui elementi di destabilizzazione - e non parlo tanto della presenza di armi fantascientifiche nell'immaginario di una post-adolescente degli anni 60 quanto anche dell'uso di pop songs nel normale flusso narrativo, che spesso e malvolentieri accentua il taglio da videoclip a cui il film ammicca anche troppo.
Non solo, il film è anche strutturato a livelli. Ma attenzione: NON livelli narrativi o che, a livelli come un videogioco, come SuperMario, o boh, Tekken. Le scene di combattimento sono sequenziali e progressive, di intensità, coreografia e complessità sempre crescenti, e con tanto di briefing iniziale e bullet time come uno sparatutto degno di questo nome (e credetemi, io ne ho giocati, io ho occhiali con la montatura nera). In questo modo, la quasi catatonia delle scene di non-combattimento non fanno altro che aumentare l'attesa del prossimo carnevale in CGI montato al microsecondo, il che è curioso, tenuto conto che il film vuole veicolarti una morale, e nemmeno tanto implicitamente. Insomma non è Scott Pilgrim vs. the world, tanto più che ve lo dico, Sucker Punch non fa ridere PER NIENTE, manco una risata, zero, nada: possono farvi il calco della faccia nel frattempo.
Insomma io ho capito che Tarantino ha aperto il filone dello zuppone postmoderno anche nel mainstream milionario hollywoodiano, e sono anche sicuro che Snyder prima o poi un film in cui tutti questi contesti diversi verranno omogeneizzati piuttosto che giustapposti lo farà, dato che con questo c'è andato vicino (e in culo al genietto di Knoxville), però io normalmente tendo sempre ad avere in uggia di chi fa un film e poi si sbrodola e perde di vista il fatto che:
1. se mi devi raccontare una storia raccontala e non rompere il cazzo (insomma: SOOONAAAA!)
2. se non mi devi raccontare una storia, almeno fammela vedere una sisa, e invece in 1 ora e 49 minuti di Sucker Punch, nonostante quattro puelle di invidabile fattura, di sise, nemmeno l'ombra.
Quindi ha detto bene Valerio dopo meno di mezz'ora dall'inizio: Se fossi stato al cinema mi sarei già addormentato, questo è il film più lento di sempre.
È vero, ho pensato, e dire che lui non ha nemmeno visto il Nosferatu di Herzog.
Io invece sì.
Cioè, capito?
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