11 febbraio 2007

elogio del succedaneo

Quindi va bene, va bene Nicolai Dunger. Anche se sembra una versione dopata di Van Morrison. E va bene soprattutto e proprio nella misura in cui Van Morrison sono anni che non fa musica così, ma fa uscire normalmente dei dischi di Van Morrison (un po’ come Al Pacino che interpreta Al Pacino da qualche tempo a questa parte, no?), o altrimenti della roba un po’ country cantata a bocca mezza chiusa come sta facendo ultimamente – ma del resto immagino che questo sia lo scotto che si finisce per pagare nel diventare vecchi e non essere morti a ventisette anni stroppiati da qualche polvere in qualche vasca da bagno di qualche albergo di qualche città particolarmente figa (perché le rockstar non muoiono mai a Sacrofano, no: muoiono a Parigi o a New York o insomma in posti fighi).
E allora la sorte dice – a Van Morrison –: Vanmo’, tu hai campato fino a sessantadue anni, hai fatto la bella vita, non è che puoi tirare troppo la corda. Hai avuto il tuo periodo d’oro, poi a una certa finisce, che io – dice la sorte a Van Morrison – non ho risorse illimitate, e nemmeno tu. Guarda che ho fatto a Paul McCartney: per fargli fare un disco sobrio da solo l’ho fatto aspettare trent’anni, e dire che lui è sempre stato uno dei miei preferiti – dice la sorte, sempre.
Quindi, visto che si è messa male, per Van Morrison, salta fuori Nicolai Dunger. Che è uno che Van Morrison dev’esserselo sentito pure mentre dormiva, come il Corso per Arricchimento del Linguaggio del dottor Marvin Monroe. Però è fresco e netto, ed è uno che anche se scrive canzoni da sei sette minuti è uno che si sente che scrive sulla chitarra acustica. E quando scrivi sulla chitarra acustica canzoni da sei sette minuti devi farlo girare, il pezzo, altrimenti la gente si spacca le palle fortissimo. E grazie al cielo Dunger l’ha capita presto, questa cosa. Quindi colori, quindi grande tensione – positiva, la sua musica è sempre festosa, generalmente – e quindi Van Morrison, il “soul brother” intendiamo.
E non importa che gli assomiglia spiccicato, che alla fine queste cose sono belle e ci piacciono e noi ne sentiamo la mancanza e ne vogliamo ancora, che Moondance lo conosciamo a MEMORIA, e per quanto possa essere bello come poche cose, non è che possiamo ascoltarlo per sempre. E poi è nuovo, non lo sappiamo ancora, Nicolai Dunger, non ci ha già detto tutto, e in definitiva questo è ciò che abbiamo in dono dai tempi bui che stiamo vivendo.
Dopotutto, se non ci fosse nient’altro con cui fare un dessert, lo rifiutereste DAVVERO, il CiaoCrem?

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