20 febbraio 2012

vestirsi al buio

Io la fissa e l'attesa per il disco nuovo di Peter Broderick l'ho capita e l'ho condivisa. Lui è uno dei pochi che quando parla vale la pena di fermarsi ad ascoltare. Ha talento, sa dove andare e soprattutto ha un gusto per il sobrio che me l'hanno fatto apprezzare. Quando ho saputo che c'era un suo disco nuovo in streaming ero contento, e ho fermato addirittura Billie Holiday.
Poi vabbé, l'ho ascoltato.
E per carità, non è che il disco non mi sia piaciuto, sebbene anche nelle sue parti migliori non è niente per cui strapparsi i capelli, ma mi ha un pochetto deluso. Deluso nel senso Peter-da-te-non-me-l'aspettavo.
Ora: non ho né voglia né intenzione di parlare del disco di Peter Broderick: esce per Bella Union che è la cocca della stampa indipendente (e vorrei pure vedere), pitchfork ha il cazzo duro da settimane, insomma tra qualche giorno di questo disco ne parlerà anche Cronaca Vera.
Piuttosto, ciò che mi viene in mente è l'epidemia dalla quale sembra che anche il bimbo prodigio più amato dalle donne sembra non sia riuscito a salvarsi, e cioè quella della luccicanza. Mo' mi spiego meglio.

Nel suo ultimo pezzo, il cuoco stava riflettendo sul fatto che pochi dischi usciti ultimamente sono stati in grado di emozionarlo. Ora, lui ha una regione di osservazione radicalmente differente dalla mia, ma entrambi siamo così rompicoglioni proprio perché aspettiamo sempre qualcosa che cambi la vita, o almeno il battito cardiaco: devo dire che negli ultimi anni qualcosa in grado di farlo l'ho anche ascoltato - mo' insomma non è che sono diventato uno zombie come Assante che ancora va dicendo che il rock è morto: a me i Fleet Foxes mi hanno commosso, e A.A. Bondy e gli Arcade Fire e i Band of Horses e certe cose dei Bombay Bicycle Club pure, però devo dire che rispetto alla quantità STERMINATA di materiale che esce ogni giorno, sono pochissime le cose che mi colpiscono veramente, le cose per le quali farei spazio nella mia stanza,spenderei dei soldi. Non credo, infine, che si tratti semplicemente di un fatto statistico: siamo tutti d'accordo che in 70 anni di discografia la robaccia ha sempre battuto almeno 50 a 1 la roba buona, almeno quantitativamente. Credo piuttosto che sia un discorso di zeitgeist, e qui finalmente arriviamo a bomba.

Io che a quanto pare ho un MUCCHIO di tempo da perdere, ascolto praticamente qualsiasi cosa esca che non sia techno, reggae, poetastri italiani o RAC. Se esce qualcosa, è abbastanza verosimile che almeno un minuto di attenzione gliela dedicherò. A me la musica piace, è inutile che faccio il vago, e in lei ci credo e ci SPERO. Eppure ci sono periodi in cui la musica mi sembra mediamente peggiore, come se il plateau su cui poi svettano i picchi fosse più basso. E questo, signori, è uno di quelli.

Vedi, cuoco, a me non stupisce che la musica del 2012 (quel tipo di musica del 2012 che da ora in poi chiameremo musicadel2012) non ti emozioni, perché salta fuori che non sia questa la sua missione.
Pensala così: in un contesto artistico-musicale in cui il dibattito più ricco è quello sul revival - o meglio, su quanto il revival sia la matrice dell'atto musicale odierno -, la musica è affannata nel cercare di assomigliare il più possibile a qualcosa di già occorso nel passato. Ci mancherebbe: gli stessi Fleet Foxes marcano 1971, e solo in un periodo come questo hanno senso il Wall of sound 2.0 o un'intera etichetta come la Daptone. Ne parlavamo l'altra sera, ricordi? Tu eri un po' ubriaco ma io no. Tralasciamo pure il fatto che una musica che cerchi così disperatamente una legittimazione nel suono del passato ha dei seri problemi di autostima e pure qualche contrattempo edipico. Piuttosto:
Ricordi cosa diceva Adorno? La categoria principale di ascoltatori attinge nel serbatoio dei consumatori di cultura: la musica, come il cinema, i film, e anche i libri - ahimé - è un orpello da indossare come un cappotto nuovo, e il paragone con l'abbigliamento non è tirato per i capelli, mo' ti dico, porta pazienzae seguimi.

La tendenza principale del revivalismo del 2012 - che è solo DIVERSO da quello per esempio del 2002: abbiamo revival da quando abbiamo dischi, non prendiamoci per il culo - è il ripescaggio degli atteggiamenti musicali della prima metà degli anni 80. Hai letto bene, ho scritto atteggiamenti musicali e non musica. Il periodo di osservazione privilegiato in questo momento è infatti un periodo in cui la diffusione della tecnologia ha generato un pop sintetico (e ok) ma fatto di giustapposizioni più dettate dalla curiosità e dal capriccio che da una visione d'insieme (come gli agghiaccianti abbinamenti rosa/marrone/celeste che vedi addosso alla gente al Fanfulla).
La neo-eccitazione per la disponibilità di gadget musicali sposta l'attenzione dal cosa mettere nelle canzoni a come metterci sopra: proprio come sono pochi quelli che resistono alla tentazione di provare tutti gli effetti della pedaliera appena comprata, la musicadel2012 è distratta dal dimostrare quanto può essere ESATTAMENTE fedele ai suoi bruttissimi modelli di 30 anni prima. Pazienza, insomma, che le Superga puzzano: noi ce le mettiamo uguale perché è vintage.
Certo, tu mi dirai Anche il punk e il garage sono partiti dal desiderio di emulazione e dalla tecnologia a basso costo, ma qui non parliamo di disagiati che rimediano alla rabbia col volume, quanto di persone che - almeno a sentire ciò che fanno - si ANNOIANO e, nella fretta di arrivare a conclusioni che è la primogenita del terzo millennio, decidono che è ennui e la mettono nella musica. Oltre a non sentire il cazzo (non c'è soul, cuoco, nemmeno un po'), nella maggioranza della musicadel2012 non sento nemmeno urgenza, bisogno.
L'intenzione, per come si sta riproponendo, è stupire e - presuntuosamente - fondare nuovamente un'estetica del kitsch che, alla continua ricerca di un nuovo e più nauseante accostamento, non ha tempo per approfondire il contenuto. Veloce e feroce come un uragano di detriti, la musicadel2012 è una musica che devi avere il coraggio di portare per strada come i tirabaci, una musica con cui essere d'accordo più che in sintonia, e che riflette la necessità dei 20enni di questa generazione di apparire più vecchi (dai cazzo, la PERMANENTE?!?) e più ricchi; in culo alla precarietà e all'insicurezza planetarie, la  totale, orizzontale e inorganizzata musicadel2012 fa ballare di nuovo come macchine, manifestando la testa che vince sul cuore, la volontà che vince sulla necessità, ed elitarismo: proprio come i Rayban da una piotta e mezza per leggere meglio le notizie che arrivano da piazza Syntagma.
Esattamente come nella prima metà degli anni 80, la musica di questi ultimissimi anni è la musica più BIANCA e borghese che ho sentito da un po', fredda ed esatta come i Casio che hanno marcato zimbello per tutta la nostra infanzia.

È per questo che ho rosicato quando ANCHE nel disco nuovo di Broderick sono apparsi i coretti all'unisono o il tema cantato dalla voce tenorile (l'equivalente musicale insomma del mocassino, degli accessori kitsch): ho rosicato perché anche lui che ricordavo orientato a una certa sobrietà un po' romantica non ha saputo evitare di indulgere al patinare per bene la superficie, trascurando che i pezzi sì, insomma, ma alla fine vi dirò. Anche questo suo http://www.itstartshear.com/ si inserisce nel filone della musicadel2012 che è revivalista nel linguaggio, nel modo di essere concepita, sulle orme del rococo à la Bon Iver (la traduzione musicale di Instagram, praticamente) che se avremo pazienza - e se ci dirà culo - sarà però seguito da una nuova ondata integralista, che a questo punto non potrà fare altro che spogliare la musica di questi cosmetici vivaci e di questi pizzi che la rendono un po' svampita un po' mignotta, e riporti all'attenzione la sua essenza - il cazzo di songwriting, insomma, quello che se non ce l'hai ti attacchi al cazzo e BASTA.
E basta, appunto.

Nessun commento: