7 febbraio 2012

Cloud Nothings: Attack on memory [Carpark - 2012]

Allora io di questi Cloud Nothings non sospettavo nemmeno l'esistenza e me li sono procurati praticamente solo perché a un certo punto ha iniziato a parlarne CHIUNQUE e io ho detto Beh, sentiamo chi sono.
Allora mi sono documentato e ho scoperto tre cose: 1. sono americani, 2. sono al terzo disco (bada!), 3. il disco gliel'ha fatto Steve Albini.
Non solo: ho PERFINO ascoltato un paio di pezzi e ho pensato Dopotutto niente male, il che de 'sti tempi è grasso che cola: post-punk in QUALSIASI senso vi venga in mente. Fugazi, Seattle, Berlino (ma i quartieri elettrici, non quelli elettronici), At the drive-in del periodo chi-siamo-cosa-vogliamo, poca produzione, momenti di prolissità mantro-kraut-edelica (Blowup nun te temo!). In più il cantante certe volte assomiglia a Jake Burns degli Stiff Little Fingers e quindi giustamente mi sono pure intenerito.
 
Eppure Attack on memory ascoltato dall'inizio alla fine m'ha dipinto in volto il dubbio. Mezz'ora abbondante di dubbio
Tipo: il disco inizia con del malessere e prosegue invece con del malessere, ma spiegato in maniera DETTAGLIATISSIMA (nove minuti di malessere, intendo: almeno sei dei quali di improvvisazione strumentale accogliente calorosa come un pezzo degli Wire). Poi a un certo punto BASTA malessere, anzi quasi California (cioè, posizionata dov'è, la riapertura "Fall in" pare un pezzo dei NOFX dopo un'ora di Silver Apples) e poi invece alla fine nevrosi. Mah. Mi son dovuto fermare e controllare che il lettore non m'avesse incasinato la tracklist perché proprio non ne venivo a capo.
Nel senso: magari ci sta che il disco sostenga un discorso, segua un percorso non spezzettato, abbia una sua coerenza interna, sennò è come vedere un film in cui primo e secondo atto siano invertiti: il dramma subito e il prologo dopo. E io Pulp Fiction proprio NO - ché non sono sicuro che c'entri ma perché sprecare un'occasione per sottolinearlo?
Ed è un peccato perché singolarmente i brani di Attack on memory funzionano: al di là del modo un po' improbabile in cui sono stati giustapposti, sono ben scritti e ben eseguiti (ma del resto se c'è Albini in giro è raro che arrivi la sola) e suonano pure sinceri, che non è una cosa molto diffusa nei gruppi con le chitarre pulite, ultimamente.
Non so, forse dovremo aspettare un pochetto: i ragazzi devono ancora trovare una dimensione più coesa nonostante siano al terzo disco; forse la maturità arriva in un secondo momento, forse non hanno ancora deciso che strada prendere a livello espressivo o formale, dato che essendo dei giovanotti magari ancora non hanno voglia di fare le cose dritte. Forse invece anche sticazzi, ché dopotutto non stiamo parlando di chissà chi e se sti Cloud Nothings non li conoscevo fino a ieri un motivo dev'esserci, no?

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