4 febbraio 2011

Dum Dum Girls: Blissed out (Art Fag, 2010)

Io lo sapevo che a fidarsi di pitchfork prima o poi la fregatura arrivava. Cogli Arcade Fire m'aveva detto bene e infatti mi sa che ne avevamo già parlato, e invece co' 'ste Dum Dum Girls no.
Intanto la cosa che mi consola è che non si siano ispirate al pezzo dei Talk Talk perché io a Mark Hollis gli voglio bene e a 'ste tizie qua no.
E non gli voglio bene, ho deciso, perché paiono appartenere a quella schiera di gruppi da puzza sotto il naso e malvestite che sono troppo più intelligenti di te e allora spostano l'asse dell'attenzione dal gusto all'apprezzamento. Snob e po-mo, sono ingabbiate in un quadrilatero tra Ian Curtis, Phil Spector, Kristin Hersh e lo shoegaze. Intendiamoci, la loro musica non è né abbastanza intensa, né abbastanza scanzonata, né se è per questo abbastanza squallida o depressiva. Pare essere al contrario semplicemente una serie di bozze affogate nel riverbero (si fa fatica a credere che siano effettivamente una band, piuttosto che un duo fatto di cantante chitarrista e batteria) e inacidite da una produzione lo-fi più realista del re che come (troppo) spesso accade, rovinano invece di aggiustare. Il che tra l'altro dimostra che in sub pop ogni tanto qualche crepa la rimediano.
Voi non avete bisogno delle Dum Dum Girls, insomma. Voi al massimo avete bisogno dei Mummies. Ecco, i Mummies.

Sentenza: ** e non * giusto per le tette in copertina che manco so' 'sto granché.

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