14 giugno 2009

Back to the bar again

Vedete, l’esilio è uno stato d’assenza... presente. L’esiliato, quale che sia il motivo del suo particolare “status”, paga un’estrema conseguenza in ragione del suo agire; è presente nell’altro in pensieri e parole (per citare l’ufficio sacro) ma (sempre per citare l’ufficio sacro) è assente nelle opere e nelle omissioni. L’agire passato è ciò che ravviva la memoria in chi l’esilio non vive ma l’esiliato conosce. Questo è tramandare, eccone il modo ed il motivo.
Fin qui tutto chiaro, quanto a me giuro che ora la smetto di parlare come il maestro Yoda con la febbre spagnola.
L’incipit è il frutto maturo di una serata passata a festeggiare il genetliaco della moglie, guardare “Il villaggio dei dannati” di Carpenter, consumare sostanze scarsamente psichedeliche e rileggere l’ultimo post del (cane).
Lo stato di esilio subitaneamente mi ha proiettato nella prospettiva di aprire la mia cassa – tanto più che c’è una bella luna in queste sere – e disseppellirmi per un’oretta, giusto il tempo per un salto al bar.
Avrei voluto parlar d’altro, inizialmente; avrei voluto gettare un sasso per litigare con (cane) qui sopra e poi farci grasse risate durante una delle sagre del porco che talora si tengono sulle nostre tavole ma poi ho colto al balzo una frase del succitato quadrupede, buttata in mezzo alla risposta ad uno dei sempre più radi commenti che il blogghe colleziona – anche se il commento era alquanto lusinghiero, nevvero – e mi sono ispirato.
Grazie (cane), grazie Marta, dio benedica Elvis anzi, Elvis benedica dio, che ne ha bisogno...

Quanto segue, privo di qualunque censura è un estratto da bar di un anno abbondante di ascolti dall’esilio; la lettura è sconsigliata ad un pubblico adulto.

Interno. Seduti ad un tavolino di plastica bianca da festa de’ noantri, due soggetti. Sul tavolino una birra da 66 e un amaro.
- Insomma ’sti Fleet Foxes che dici?
- Fricchettoni di merda, sì belli l’ arrangiamenti, belle armonie bello, bello tutto ma mi sa che non mi durano dentro, o magari, che ne so, sono io... mi sa che mi rompono i cojoni.
- Però sono un sacco colorati...
- Vero... ma mi sa che mi rompono i cojoni lo stesso. L’altro giorno mi sono imbattuto in una cover di Solitary man fatta da Crooked Finger ed era pure fica, mi sono cercato il resto e non è mica male.
- Mai coverto...
- Sì ma in finale ti dico, gnente de che. All’inizio stai in fissa ma dopo un po’ pensi che madonna mia n’antro gruppo folk n’ po’ depresso un po’ ’ntelletuale che va mo’... tipo Devendra Banhart ma senza il flower power, Marc Bolan e le canne buone.
Insomma te la fanno prendere un po’ a male...
- Me sa de sì.
- C’era uno, un cantautore americano, Chris Eckam, lì per lì m’aveva preso, sai un po’ Leonard Cohen, co’ ’sto vocione; desertico, sconsolato ma co’ le palle, più tradizionale meno indie...
- Mbè?
- Boh, dopo un po’ l’ho abbandonato, niente di nuovo, e in questo non c’è nulla di male ma un po’ ingessato, un linguaggio cristallizzato...

Tavolino accanto. Tavolino in fòrmica verdino ospedaliero. Tre soggetti. Tre bicchieri di vino. Due rossi, uno bianco, con le bollicine Uno parla. Gli altri ascoltano.

- ...Perché tutto ’sto parlare, ’sto scrivere su cose fatte 30 anni fa, questa fretta di storicizzare, di categorizzare, ’sta voglia di farci subito accademia... voglio dire, in finale... pure con le BR è la stessa cosa, mica se ne può parlare adesso che ancora stiamo a scontà l’anni de’ piombo... se non lo puoi fare con le BR non lo fai manco coi Kinks o coi Beatles che ne so...

Al tavolino di prima. Ora ci sono un bitter campari e un secondo amaro.
- Io mi sono rimesso a sentire le Supremes.....
- E TE CREDO!!!! DA PAURA.
- Ma ’nfatti sì. Fai tutto ’sto casino per sentire cose nuove, per conoscere più robba ma non ti serve a un cazzo. Gira e rigira torni sempre alle Supremes, ai Creedence, ai New york Dolls....
- ’Na cosa bona sentita st’anno: Joe Lally, l’ex bassista dei Fugazi
- Madonna che cojoni i Fugazi
- No, no, aspetta. Questo è bbono, per davvero. Tipo Morphine ma meno robboso, sexy uguale, il disco suona da paura e lui ha una bella voce... è musica fatta con grande maturità...
- Vabbè però i Black Flag.
- E vabbè allora i Dead Kennedys.
- Ecco!
- Insomma mi stai dicendo pure te che in finale non stai in fissa per nessuno.
- Non solo, ma ’sta cosa mi causa un’ansia assurda. Riescono a confortarmi solo cose già mangiate e digerite: pare che gira un sacco di roba nuova ma in finale è sempre la stessa vecchia roba fatta peggio.
- È più o meno così pure per me.
- Alla Negrità.
- Alla Negrità.

Dal tavolino in formica si leva uno sguardo di curiosità e disapprovazione.

- A proposito di Negrità ho scoperto Blind Boy Fuller.
- Aaaaaaaaaaaaaaaaaah, meraviglia...
- Modernissimo, troppo avanti!
- Cercati Furry Lewis, meno funambolo ma bello roots...
- ...E poi sto in fissa con la roba fatta a Londra dagli immigrati di Trinitad negli anni ’50
- Da paura!
- È un disco bellissimo, divertente...
- Oh, devi cercarti O.V. Wright.
- Alla Negrità.
- Alla Negrità.
- Poiché il nostro è un percorso a ritroso, come i gamberi: spalle al futuro, faccia al passato...
- E ’sti gran cazzi
- Elvis!
- Elvis.
- Salute!
Si beve. Dal tavolino in fòrmica si alzano i tre bevitori di vino (due rossi ed un bianco). Se ne vanno.

I nostri due sboccati interlocutori c’ hanno tempo da perdere, in questo lasso di tempo perso, citeranno un sacco di nomi e un sacco di dubbi, in ordine sparso: Hard, sweet & candy - The Bellrays: (’na cacata); Live at Shea Stadium - The Clash: (a me è piaciuto un botto-Boh, sì, insomma); Joan as Policewoman; Gravenhurst; Micah P. Hinson; David Grubbs; Regina Spektor; Andrew Bird; The Raconteurs; The Pyramids; DollHouse; Bambi Molesters; Fifty Foot Combo; Mad3; Ron Sexsmith.
Alla fine tra apprezzamenti e stroncature converranno che tra le cose migliori dell’ultimo anno ci sono Bob Dylan e Rambling Jack Elliot, che i Blitz erano un grande gruppo, e che segretamente nutrono tutti e due una smodata ammirazione per Mark Knopfler...
Tra quanto di nuovo hanno ascoltato nulla, nulla gli ha veramente cambiato la vita fuorché quello che gliel’aveva già cambiata una volta.
Sgomenti per questa strana astenia musicale si dichiareranno vecchi e incarogniti e giureranno eterno amore a Big Mama Thornton e a Tina Turner, brinderanno a Candi Staton e berranno un bicchiere anche alla memoria di Bo Diddley, James Brown e Isaac Hayes.
Oramai volgarmente sbronzi si avvieranno fuori dal bar, tronfi per le loro ottime scelte passate, resistenti alla prova del tempo e sempre pronte in caso di emergenza, fregandosene allegramente che l’ultimo anno sia stato così difficile ascoltare musica, innamorarsene e trovarne di sinceramente buona, dopotutto avevano già da parte ciò che li avrebbe salvati.

Esterno. Sera.
- Vabbè, andiamo a bere?
- Te credo!

Interno. Automobile. Autoradio accesa. AC/DC.

Ad majora
il cuoco

P.S. Lo so che non sono un grande scrittore di dialoghi. Chi cazzo credevate che fossi, Carver?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mio caro Cuoco,
forse niente ci appassiona più sul serio perchè è passato da qualche anno il nostro "periodo di formazione". Quello che c'è c'è, il resto ci piace ma difficilmente ci cambierà la vita, non ci sarà più Darkness on the edge of town a indicarci la strada. Lo dicevamo giusto l'ultima volta che ci siamo visti, la musica è sempre la nostra passione ma è sempre più difficile ascoltarla come facevamo un tempo, consumare il disco/cassetta/cd e dire "è mio, adesso è mio". Forse è questo il problema. E per i dialoghi: Carver forse è bravo a scriverli ma non parla di niente. Al contrario di te.
N.