26 maggio 2009

una recensione imprecisa


Luca Frazzi: The Clash. I wanna riot

aveva ragione valerio quando m'aveva detto che lui le ultime pagine le aveva saltate perché onestamente gliene fregava poco io poi ho iniziato a leggere il libro e quando in un soffio mi sono trovato a quel punto me n'ero pure dimenticato ma trovandomi nei suoi panni cioè panni di persona che vuole leggere dei clash mi sono anche immedesimato nella decisione di accannare quell'ultima parte che invece i clash li usa solo a pretesto per raccontarmi i fatti dignitosissimi ci mancherebbe ma onestamente pure poco interessanti dell'autore e allora ho pensato Ecco vedi questa è colpa di Hornby adesso questi qua si sentono autorizzati a prendere la musica di cui dovrebbero parlare come uno spunto narrativo per non parlarmene trascurando che solo in pochi saprebbero dirmi qualcosa che aggiunga un minimo alla mia vita Valerio lui sta in fissa con Hornby strano che non ci abbia pensato
quindi io dico Frazzi va bene abbiamo capito se vogliamo per un momento stavi andando benissimo perché io posso passare sopra al fatto che mi scrivi un libro sui testi commentati dei clash e i testi dei clash non sono riportati integralmente perché tutto sommato il tuo discorso critico è più ampio mi stai facendo un percorso a doppio senso tra l'inghilterra e l'italia, mi contestualizzi nella storia e nella cronaca ogni pezzo dal suo concepimento alla sua pubblicazione quindi in ogni caso mi metti in prospettiva delle nozioni sparse che potrei anche non saper mettere insieme nel senso che se leggo una delle diverse biografie dei clash come ho fatto potrei anche non sapere chi diavolo era janie jones o potrei anche non sapere leggere tra le righe di un determinato pezzo però eccolo che sorge di nuovo il dubbio e cioé Non sarebbe stato utile chiarire un po' tutto e non fare semplicemente da lieve approfondimento a cose che tra l'altro c'è scritto nella premessa e cioè che tutto sommato i testi dei clash non è che sono i testi di tom waits o di dylan non è che c'è tutto un ipertesto letterario da codificare e penetrare dopotutto stiamo parlando di ragazzotti cresciuti per strada e arricchitisi con immagini cinematografiche che parlavano a un pubblico estratto da una classe operaia all'interno di un'ottica di semplicità e di antiretorica quindi diciamo che è giustamente dichiarato l'intento un po' contraddittorio di commentare i testi dei clash e allora il dubbio sale maggiormente e cioè A luca fra' ma non è che hai approfittato semplicemente dei testi dei clash per dirti come ti facevano sentire l'invidia per una situazione e una terra in cui le cose succedevano invece di questa italietta sempre così mediocre no perché una cosa del genere davanti a una birra o due è un ottimo argomento di conversazione ma come tema di un libro che in tutto questo mi vuole anche parlare delle dinamiche interne alla band della mimesi storica e blah blah ma senza addentrarsi specificamente in nessuna di queste tematiche beh allora io non lo so non sono sicuro.

Playlist>
Captain Beefheart & his Magic Band: Big black baby shoes
Neil Young: Don't be denied
Boozoo Chavis: Dog hill
Suffocation: Thrones of blood
The Black Crowes: 99 lbs.
Gil Scott-Heron: Or down you fall

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi domando forte e duro come mai questo blogghe non lo commenta quasi nessuno. Voglio dire, su questo pianeta esistono milioni di blogghi francamente inutili e irritanti, ma inspiegabilmente seguitissimi. Ad esempio e primo tra tutti quello di Sofri.
Se dovessi scegliere io, questo vostro blogghe prenderebbe il posto nel mondo occupato da quello di Sofri. Cosa che, tra l'altro, ci toglierebbe dalle palle un altro di quelli che non hanno capito che usare la musica come spunto narrativo é cosa di molto trita.
Quindi tenetevi pronti, fosse mai che prima o poi decido io.
Per ora tante cose,
marta

Jim Troeltsch ha detto...

marta, guarda: il blog di sofri (ma poi sofri padre o figlio?) proprio: mai letto, ma effettivamente sì, di spunti narrativi scippati alla musica, anche averne abbastanza è dedicargli troppo tempo. quello che si voleva fare noi è parlare dei dischi come ne parla la gente al bar quando parla dei dischi, che si vede che noi frequentiamo dei bar privilegiati che non si parla di calcio ma delle simmetrie dei Beatles o di Gil Scott-Heron (che prima o poi, prima o poi...).
Per intanto grazie, magari vediamo con la scusa di tenerlo un po' più in caldo, questo blogghi ultimamente un po' dimenticato.

Tante cose a te, c'è un chinotto pagato al bar di cui sopra, di' solo che ti manda
cane.