allora va bene io sono sicuro e so che franco fabbri è uno dei più
autorevoli critici musicali italiani se non probabilmente l'unico dato
che non possiamo certo azzardarci a definire critici gente come castaldo
bertoncelli o coso assante io apprezzo il lavoro di franco fabbri e ho
infatti studiato il lavoro di franco fabbri quando ancora l'università
mi diceva cosa dovevo leggere e cosa invece potevo anche tralasciare ma
mo' infatti il problema non è questo è un altro il problema è che verso
metà libro mi sono chiesto quanto mi fosse utile a me a me come
musicista o presunto tale a me come individuo e a me come ascoltatore di
musica seguire tutto il dibattito sulla demarcazione dei generi nella
popular music che come definizione è l'unica cosa che mi trova d'accordo
nel senso che sono d'accordo col fatto che in italia parlare di musica
popolare è fuorviante perché immediatamente viene in mente la cosa
sbagliata e sarebbe a dire i fricchettoni quindi ok ci siamo e grazie
mille franco fabbri però la domanda che mi faccio adesso è come facciamo
e soprattutto a che cosa ci serve dissezionare tutti i pezzi dei
beatles o seguire e tracciare i percorsi di complessità della musica dal
1955 al 1970 per sentire meglio la musica o capire meglio la differenza
che ci possa essere tra dylan e gli stooges o booker t. & the MG's o
finalmente dare un nome a che cazzo di musica faccia quel santo di tom
waits del resto lo dice anche franco fabbri che un pischello qualsiasi
che segue le novità o il proprietario di un negozio di dischi è più
informato delle variazioni stilistiche di qualsiasi critico che sta
ancora ancorato - hi hi hi - alle strutture critiche tradizionali nel
senso hai ragione franco fabbri a dire questa cosa ma così facendo ti
dai la zappa sui piedi perché non fai altro che dirmi che il tuo lavoro
in questo momento non può essere altro che una cartografia temporanea e
approssimativa che tra l'altro può subire improvvise e insindacabili
interpretazione a seconda del punto di vista nel senso la critica
tradizionale si rifaceva a un concetto di forma che fino all'inizio del
900 poteva anche avere senso perché la diffusione dei mezzi e degli
strumenti permetteva di fare musica praticamente quasi solo a gente che
la musica già la conosceva e sapeva in che posizione collocarsi mo' no è
tutto un casino e ognuno fa che cazzo gli pare e grazie al cielo perché
altrimenti niente coltrane e niente monk ma anche niente boh niente
nulla quindi sapete che vi dico io torno a risentirmi i ramones e quando
tra 300 anni i generi o le forme si saranno irrigidite o almeno
codificate in qualcosa che possiamo giudicare in una prospettiva storica
allora ne riparliamo.
che poi se vogliamo è lo stesso
ragionamento che faccio a E. io le dico E. amica mia guarda che io tutta
questa cosa degli studi culturali non so se la condivido nel senso a me
piace la storia e la storiografia e per fare la storia o la
storiografia dobbiamo aspettare quindi aspettiamo a mettere le etichette
ai generi che questi se non sono appena nati ancora stanno prendendo
forma e del resto sono fatti per essere manipolati perché qua non c'è
forma ci sono i dischi e i dischi possono anche essere sentiti a cazzo
di cane sia in maniera sequenziale nel senso che per esempio a me oggi
l'itunes m'ha fatto sentire i tragedy E POI i pig destroyer E POI james
taylor - senza senso - che in maniera trasversale nel senso che io posso
ascoltare i clash e soffermarmi sugli assoli di mick jones nonostante
siano tre o quattro messi in croce e pure ridicoli cioè in alternativa
se non sappiamo esattamente di cosa stiamo parlando che cazzo ne
parliamo a fa'? Sona, cristo, sonaaa.
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