blema della divulgazione è che ovviamente non si può mai entrare
nello specifico però non è che questo sia sempre un male alla fine
fassio è uno che dimostra di sapere benissimo ciò di cui sta parlando e
dimostra anche di saper organizzare il suo discorso dato che non ha
intenzione né di essere enciclopedico o altrimenti si sarebbe addenrato
in considerazioni più approfondite di natura sociologica musicologica o
blah o comunque insomma un minimo di analisi testuale l'avrebbe condotta
ma non era questo appunto il suo intento che invece è stato ricostruire
il blues come un umore uno stato d'animo un atteggiamento insomma come
dice del resto fin dall'inizio e alla luce di questo stato d'animo
passare in carrellata le tematiche le macroaree espressive del blues le
tendenze e i tratti in comune senza però costruirne una storia o una
geografia e passando così avanti e indietro tra il delta e chicago e tra
gli anni del blues elettrico e quelli delle incisioni prewar dei Lomax e
della loro PESANTISSIMA macchina per incisione fonografica e insomma in
fin dei conti ci riesce a far arrivare la tesi per la quale il blues è
una corrente che attraversa in maniera trasversale tutta la musica e più
o meno tutte le musiche del novecento indipendentemente o comunque in
maniera non vincolata dal suo percorso storico ci sono degli elementi
che cicciano fuori continuamente e fin qui ci siamo il libro è
curatissimo e divertente mette in mezzo un sacco di gente narrandone
gesta eroiche e aneddoti che di eroico hanno ben poco date e nomi sono
impeccabili ma perdio le traduzioni possibile che le traduzioni dei
testi siano così approssimative io avrei pensato che insomma per
consegnare lo spirito del blues ai lettori italiani che se dici blues
pensano a zucchero un minimo più di precisione ci voleva ho capito che
magari io posso essere fissato con queste cose però insomma è un peccato
un neo abbastanza grossol
30 maggio 2009
28 maggio 2009
Franco Fabbri: Il suono in cui viviamo
allora va bene io sono sicuro e so che franco fabbri è uno dei più
autorevoli critici musicali italiani se non probabilmente l'unico dato
che non possiamo certo azzardarci a definire critici gente come castaldo
bertoncelli o coso assante io apprezzo il lavoro di franco fabbri e ho
infatti studiato il lavoro di franco fabbri quando ancora l'università
mi diceva cosa dovevo leggere e cosa invece potevo anche tralasciare ma
mo' infatti il problema non è questo è un altro il problema è che verso
metà libro mi sono chiesto quanto mi fosse utile a me a me come
musicista o presunto tale a me come individuo e a me come ascoltatore di
musica seguire tutto il dibattito sulla demarcazione dei generi nella
popular music che come definizione è l'unica cosa che mi trova d'accordo
nel senso che sono d'accordo col fatto che in italia parlare di musica
popolare è fuorviante perché immediatamente viene in mente la cosa
sbagliata e sarebbe a dire i fricchettoni quindi ok ci siamo e grazie
mille franco fabbri però la domanda che mi faccio adesso è come facciamo
e soprattutto a che cosa ci serve dissezionare tutti i pezzi dei
beatles o seguire e tracciare i percorsi di complessità della musica dal
1955 al 1970 per sentire meglio la musica o capire meglio la differenza
che ci possa essere tra dylan e gli stooges o booker t. & the MG's o
finalmente dare un nome a che cazzo di musica faccia quel santo di tom
waits del resto lo dice anche franco fabbri che un pischello qualsiasi
che segue le novità o il proprietario di un negozio di dischi è più
informato delle variazioni stilistiche di qualsiasi critico che sta
ancora ancorato - hi hi hi - alle strutture critiche tradizionali nel
senso hai ragione franco fabbri a dire questa cosa ma così facendo ti
dai la zappa sui piedi perché non fai altro che dirmi che il tuo lavoro
in questo momento non può essere altro che una cartografia temporanea e
approssimativa che tra l'altro può subire improvvise e insindacabili
interpretazione a seconda del punto di vista nel senso la critica
tradizionale si rifaceva a un concetto di forma che fino all'inizio del
900 poteva anche avere senso perché la diffusione dei mezzi e degli
strumenti permetteva di fare musica praticamente quasi solo a gente che
la musica già la conosceva e sapeva in che posizione collocarsi mo' no è
tutto un casino e ognuno fa che cazzo gli pare e grazie al cielo perché
altrimenti niente coltrane e niente monk ma anche niente boh niente
nulla quindi sapete che vi dico io torno a risentirmi i ramones e quando
tra 300 anni i generi o le forme si saranno irrigidite o almeno
codificate in qualcosa che possiamo giudicare in una prospettiva storica
allora ne riparliamo.
che poi se vogliamo è lo stesso
ragionamento che faccio a E. io le dico E. amica mia guarda che io tutta
questa cosa degli studi culturali non so se la condivido nel senso a me
piace la storia e la storiografia e per fare la storia o la
storiografia dobbiamo aspettare quindi aspettiamo a mettere le etichette
ai generi che questi se non sono appena nati ancora stanno prendendo
forma e del resto sono fatti per essere manipolati perché qua non c'è
forma ci sono i dischi e i dischi possono anche essere sentiti a cazzo
di cane sia in maniera sequenziale nel senso che per esempio a me oggi
l'itunes m'ha fatto sentire i tragedy E POI i pig destroyer E POI james
taylor - senza senso - che in maniera trasversale nel senso che io posso
ascoltare i clash e soffermarmi sugli assoli di mick jones nonostante
siano tre o quattro messi in croce e pure ridicoli cioè in alternativa
se non sappiamo esattamente di cosa stiamo parlando che cazzo ne
parliamo a fa'? Sona, cristo, sonaaa.
al volo:
Franco Fabbri,
Il suono in cui viviamo,
libri,
musicologia
26 maggio 2009
una recensione imprecisa
Luca Frazzi: The Clash. I wanna riot
aveva ragione valerio quando m'aveva detto che lui le ultime pagine le aveva saltate perché onestamente gliene fregava poco io poi ho iniziato a leggere il libro e quando in un soffio mi sono trovato a quel punto me n'ero pure dimenticato ma trovandomi nei suoi panni cioè panni di persona che vuole leggere dei clash mi sono anche immedesimato nella decisione di accannare quell'ultima parte che invece i clash li usa solo a pretesto per raccontarmi i fatti dignitosissimi ci mancherebbe ma onestamente pure poco interessanti dell'autore e allora ho pensato Ecco vedi questa è colpa di Hornby adesso questi qua si sentono autorizzati a prendere la musica di cui dovrebbero parlare come uno spunto narrativo per non parlarmene trascurando che solo in pochi saprebbero dirmi qualcosa che aggiunga un minimo alla mia vita Valerio lui sta in fissa con Hornby strano che non ci abbia pensato
quindi io dico Frazzi va bene abbiamo capito se vogliamo per un momento stavi andando benissimo perché io posso passare sopra al fatto che mi scrivi un libro sui testi commentati dei clash e i testi dei clash non sono riportati integralmente perché tutto sommato il tuo discorso critico è più ampio mi stai facendo un percorso a doppio senso tra l'inghilterra e l'italia, mi contestualizzi nella storia e nella cronaca ogni pezzo dal suo concepimento alla sua pubblicazione quindi in ogni caso mi metti in prospettiva delle nozioni sparse che potrei anche non saper mettere insieme nel senso che se leggo una delle diverse biografie dei clash come ho fatto potrei anche non sapere chi diavolo era janie jones o potrei anche non sapere leggere tra le righe di un determinato pezzo però eccolo che sorge di nuovo il dubbio e cioé Non sarebbe stato utile chiarire un po' tutto e non fare semplicemente da lieve approfondimento a cose che tra l'altro c'è scritto nella premessa e cioè che tutto sommato i testi dei clash non è che sono i testi di tom waits o di dylan non è che c'è tutto un ipertesto letterario da codificare e penetrare dopotutto stiamo parlando di ragazzotti cresciuti per strada e arricchitisi con immagini cinematografiche che parlavano a un pubblico estratto da una classe operaia all'interno di un'ottica di semplicità e di antiretorica quindi diciamo che è giustamente dichiarato l'intento un po' contraddittorio di commentare i testi dei clash e allora il dubbio sale maggiormente e cioè A luca fra' ma non è che hai approfittato semplicemente dei testi dei clash per dirti come ti facevano sentire l'invidia per una situazione e una terra in cui le cose succedevano invece di questa italietta sempre così mediocre no perché una cosa del genere davanti a una birra o due è un ottimo argomento di conversazione ma come tema di un libro che in tutto questo mi vuole anche parlare delle dinamiche interne alla band della mimesi storica e blah blah ma senza addentrarsi specificamente in nessuna di queste tematiche beh allora io non lo so non sono sicuro.
Playlist>
Captain Beefheart & his Magic Band: Big black baby shoes
Neil Young: Don't be denied
Boozoo Chavis: Dog hill
Suffocation: Thrones of blood
The Black Crowes: 99 lbs.
Gil Scott-Heron: Or down you fall
aveva ragione valerio quando m'aveva detto che lui le ultime pagine le aveva saltate perché onestamente gliene fregava poco io poi ho iniziato a leggere il libro e quando in un soffio mi sono trovato a quel punto me n'ero pure dimenticato ma trovandomi nei suoi panni cioè panni di persona che vuole leggere dei clash mi sono anche immedesimato nella decisione di accannare quell'ultima parte che invece i clash li usa solo a pretesto per raccontarmi i fatti dignitosissimi ci mancherebbe ma onestamente pure poco interessanti dell'autore e allora ho pensato Ecco vedi questa è colpa di Hornby adesso questi qua si sentono autorizzati a prendere la musica di cui dovrebbero parlare come uno spunto narrativo per non parlarmene trascurando che solo in pochi saprebbero dirmi qualcosa che aggiunga un minimo alla mia vita Valerio lui sta in fissa con Hornby strano che non ci abbia pensato
quindi io dico Frazzi va bene abbiamo capito se vogliamo per un momento stavi andando benissimo perché io posso passare sopra al fatto che mi scrivi un libro sui testi commentati dei clash e i testi dei clash non sono riportati integralmente perché tutto sommato il tuo discorso critico è più ampio mi stai facendo un percorso a doppio senso tra l'inghilterra e l'italia, mi contestualizzi nella storia e nella cronaca ogni pezzo dal suo concepimento alla sua pubblicazione quindi in ogni caso mi metti in prospettiva delle nozioni sparse che potrei anche non saper mettere insieme nel senso che se leggo una delle diverse biografie dei clash come ho fatto potrei anche non sapere chi diavolo era janie jones o potrei anche non sapere leggere tra le righe di un determinato pezzo però eccolo che sorge di nuovo il dubbio e cioé Non sarebbe stato utile chiarire un po' tutto e non fare semplicemente da lieve approfondimento a cose che tra l'altro c'è scritto nella premessa e cioè che tutto sommato i testi dei clash non è che sono i testi di tom waits o di dylan non è che c'è tutto un ipertesto letterario da codificare e penetrare dopotutto stiamo parlando di ragazzotti cresciuti per strada e arricchitisi con immagini cinematografiche che parlavano a un pubblico estratto da una classe operaia all'interno di un'ottica di semplicità e di antiretorica quindi diciamo che è giustamente dichiarato l'intento un po' contraddittorio di commentare i testi dei clash e allora il dubbio sale maggiormente e cioè A luca fra' ma non è che hai approfittato semplicemente dei testi dei clash per dirti come ti facevano sentire l'invidia per una situazione e una terra in cui le cose succedevano invece di questa italietta sempre così mediocre no perché una cosa del genere davanti a una birra o due è un ottimo argomento di conversazione ma come tema di un libro che in tutto questo mi vuole anche parlare delle dinamiche interne alla band della mimesi storica e blah blah ma senza addentrarsi specificamente in nessuna di queste tematiche beh allora io non lo so non sono sicuro.
Playlist>
Captain Beefheart & his Magic Band: Big black baby shoes
Neil Young: Don't be denied
Boozoo Chavis: Dog hill
Suffocation: Thrones of blood
The Black Crowes: 99 lbs.
Gil Scott-Heron: Or down you fall
19 maggio 2009
John Dickie: Cosa nostra
rliamoci chiaro mo' quando uno parla di mafia tocca stare attenti
perché non capirci nulla è un attimo e non solo quando si cita gente
come andreotti e berlusconi nel senso che insomma apparte che le querele
saltano fuori come popcorn e poi statti a dimostrare che insomma era un
teorema una supposizione uno scenario i mafiosi sono gente suscettibile
ma poi perché insomma alla fine non si capisce mai dove finisca la
mafia e dove inizi il condizionamento mafioso che magari spinge la gente
qualunque a fiancheggiare a favorire o a farsi gli affari propri e
basta per paura di finire a dar da mangiare ai vermi quindi soprattutto
nella seconda parte questo libro è molto prudente e si appiattisce per
forza di cose sulle sentenze della magistratura che è stata considerata
collusa ogni volta che è stata chiamata in causa ma alla fine no e un
po' perché questo libro è anche un atto d'amore nei confronti di
giovanni falcone e del suo lavoro un po' perché insomma l'ho gia detto
prima basta fare un po' di attenz
rtante che sia stato un
inglese a scrivere una storia della mafia non foss'altro perché ormai è
diventato troppo facile mettere in mezzo questa pippa della sicilianità e
del pensiero mafioso come parte più o meno latente di un certo genius
loci stronzate basta troppo facile perdio siamo nel 2009 la televisione
ha demolito quasi ogni forma di localismo spontaneo quindi figuriamoci
se espressioni del genere possano ancora essere così del tutto spontanee
e incontrollabili senza parlare del fatto che da almeno mezzo secolo la
mafia ha fatto affari in tutto il paese il continente e il globo quindi
che parliamo a fare di sicilianità quando di sicuro i metodi si sono
evoluti a contatto con le realtà che sono state via via incontrate e
comunque è normale che ci sia voluto un inglese a ricordare che ci si
può sottrarre al desiderio irresistibile alla chiamata della natura
dell'essere mafiosi questa è una scusa bella e buona per non confermare
una colpevolezza che è evidente altro che le cazz
al volo:
Cosa nostra,
John Dickie,
libri,
mafia,
storia
17 maggio 2009
Eric Hobsbawm: Il secolo breve
rrivi a novantadue anni e qualcosa l'hai capito allora lui
giustamente per tutto il libro non fa altro che ripetere che sto secolo
de 'mmerda se l'è vissuto tutto quindi vabbé il giudizio dello storico
ma l'aria che respiri è un altra cosa poi si capisce che per un
intellettuale ebreo non dev'essere stato un secolo semplice quindi a
maggior ra
stiene una cosa semplice e cioè Noi ci stiamo
disperando perché questo secolo ha ammazzato un sacco di persone e
questo è vero è stato il secolo dei totalitarismi delle ideologie di
massa ed è vero pure questo ma è pure vero che se l'ideologia di massa è
stata è perché comunque alla fine la massa s'è elevata fino all'accesso
alla politica quindi ci mancherebbe un sacco di nefandezze ma di quelle
la storia è ricca quando al contrario è sempre stata avara di progresso
e partecipazione cioè il fatto che io che tutto sommato mi' padre non è
un ricco borghese adesso posso SAPERE che cazzo è successo nel per
esempio 1952 quando solo cento anni fa magari io per estrazione sociale
sarei stato invece a concimare le patate con la schiena a pez
tra cosa che poi salta fuori che è veramente il segreto di pulcinella
cioè lo sanno anche i serci fuori dall'italia che l'unione sovietica non
ci pensava manco per errore ad esportare la rivoluzione loro hanno
capito subito che al massimo potevano approfittare di un'influenza
internazionale o semieuropea che avrebbe giustificato una certa politica
interna da una parte e dall'altra uno spostamento di favori e quindi di
ACQUISTO DI SERVIZI che poi alla fine sempre di soldi si parla quindi
altro che pericolo comunista gli americani in italia come del resto in
casa hanno fatto cacare sotto tutti con questa scusa ma era veramente
più probabile che il babau venisse a tirarci i piedi di notte era una
stronzata serviva solo ad acchiappare più sol
ndo sei vecchio è
normale che alla fine dici sticazzi alla fine il pianeta è andato a
puttane e non c'è più uno straccio di consapevolezza politica e sociale
quindi tutto sommato sapete che c'è il mondo progredirà ulteriormente e
magari non è vero nel senso che appunto questo ormai c'ha i miliardi
perché conosce la storia e tutti vogliono sentirla da lui però penso che
tutto sommato se avevo avuto problemi con bormann e goering berlusconi
era il male minore però insomma io mo' bormann e goering hanno stirato e
invece berlusconi e retequattro sono il male maggiore che intendo dire
con questo direte voi e io risponderò intendo dire che berl
al volo:
Eric Hobsbawm,
Il secolo breve,
libri,
storia
13 maggio 2009
Howard Zinn: Storia del popolo americano dal 1492 a oggi
he poi non è che ci voleva un analista così attento o profondo per
capire o per sapere delle nefandezze degli stati uniti nella politica
interna dall'invasione sistematica dei territori dei nativi fino alle
stronzate sul vietnam o le reaganomics sono solo dispiaciuto che il
libro non arrivi ad analizzare la bufala dell'11 settembre che insomma
noi ormai certe cose le sappiamo abbiamo vissuto gli attentati interni
per 15 anni figuriamoci se una cosa del genere ci lascia impreparati
eppure ecco la cosa curiosa noi sappiamo un sacco di cose alcune le
ricordiamo e servono da esempio ed episodio e altre invece ce le abbiamo
dentro fanno parte di un'idea generale perché sì insomma il golpe in
Cile e l'Iraq e l'irancontra insomma di orrori sti signori della
democrazia ne hanno fatti mica no magari non sapevamo proprio tutto
tutto su come si sono comportati nell'organizzare il consenso e
contemporaneamente diminuire i diritti cose del genere ma del resto
anche se non lo sapevamo lo sapremo presto perché gli americani non è
che abbiano esportato solo la coca cola le Telecaster hanno anche
importato un certo tipo di politica interna che divide et impera e in
italia soprattutto che non venitemi a fare discorsi di nazionalismo o
patriottismo o blah blah anzi facciamo così venitemeli a fare che c'ho
proprio che voja de famme du' ris
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