Allora, io questa sera avevo tutt’altre intenzioni: avevo messo a letto l’erede e con sommo disprezzo del pericolo avevo intessuto un lungo di rituale di accoppiamento col martini – che non è come una bella signora ma dà le sue soddisfazioni – e stavo per arrivare, in ascetico digiuno, a guardarmi Totò e Carolina, solo per il gusto di vedere un film che fu censurato dalla commissione presieduta da Andreotti, a stomaco vuoto che, strano a dirsi, non c’ho fame per un cazzo.
Come spesso avviene, il mio ditino clicca inopinatamente sul tasto sinistro del mouse quando la freccetta è in sosta sul link del sito di Repubblica.
Scorrendo con tedio le varie stronzate che costituiscono il bagaglio di una testata talmente desiderosa di farsi “voce democratica” da essere noiosa come il sabato fascista, finisco sul link di XL – estensione musicale e di costume della suddetta testata – che in copertina presenta una sparata agiografica per Manuel Agnelli e gli Afterhours presentati al lettore come esempio della “valida scena indipendente italiana più o meno ostracizzata dalle major ma che spigne all’estero...”. E giù via con una sfilza di nomi che vanno da Cesare Basile e passano per i Baustelle o i Subsonica o altri ameni musicanti di questa nostra sventurata nazione.
E poi giù un’altra volta, questa volta per voce di Manuel Agnelli, con una sparata sulla cecità delle major e delle testate giornalistiche che prima di pronunciarsi su qualcosa consultano i numeri, le cifre e poi scrivono. E ancora giù co’ ‘ste cazzate del “fare informazione piuttosto che del fare cultura” e di quanto l’italia sia un paese sottosviluppato per cultura musicale e per tutto e blah blah blah blah...
Ad avvalorare il tutto v’erano poi altri link parecchio irritanti in cui, udite udite, vasco rossi e ligabove (si notino le minuscole) quasi quasi si scusavano per il fatto di onorare un contratto ancora valido e da loro non rescisso (e volevo pure vede...) e sparavano a zero sulle etichette, tutti pronti a tirare fuori i Radiohead come esempio fulgido di indipendenza e di lungimiranza comunicativa, e pontificavano sul fatto che la crisi è nel supporto e non nella musica.
Non pago della tortura già ricevuta e sempre per un beneficio del dubbio forse più benevolo del solito a causa del martini, me ne vo per la rete alla ricerca di tracce degli Afterhours, di cui trovo un brano intitolato “il paese è reale” che credo abbia concorso a sanremo e poi incappo in tale The Niro il quale è di Roma come me e come me o cane o altri diecimila scrive in albionico ma ha successo, lui.
Che devo dire, non so, mi sono detto che ero dentro un paradosso e nel dubbio – come ogni volta che ho un dubbio – ho iniziato a bestemmiare sommessamente, come un sisma che sta arrivando.
Ma che vogliono questi? Ma che dicono?
Quando erano indipendenti si cacavano addosso dalla voglia di essere presi da una major e poi, dopo che questa gli ha insegnato come essere dei maledetti, dei ribelli VENDIBILI, sparano sul quartier generale come se glielo avesse detto il presidente Mao in persona.
Ma che vogliono? Ma, soprattutto, chi si credono di essere?
A me sembrano, a me sembrano, come dire... Ecco! A me sembrano il PD!
Pieno di alternativi ma col buon senso, pieno di ribelli ma senza rabbia vera, pieno di democrazia da rivistine benpensanti. Mi fanno impazzire questi che, arrivati alla soglia dei quaranta, dei cinquanta, dei cinquanta e rotti scoprono il “sistema” e scoprono che gli sta sul cazzo: bella mossa, davvero, originale, cioè ovviamente fare queste affermazioni su un inserto a tiratura nazionale non ha nulla a che spartire con una cosa come, che ne so, la PROMOZIONE o la PUBBLICITÀ vero, avanguardie rivoluzionarie dei miei genitali sudati nel torrido meriggio siculo?
Voglio dire, la crisi dei quaranta o, che ne so, la prostata, non costituiscono il sostrato emotivo delle vostre esternazioni libertarie e ribellistiche, VERO?
Io, nel dubbio, lo dico: ANNATEVENE AFFANCULO!!!
No: mica per altro, semplicemente perché il sottoscritto, cane, valerione, nanni e altri splendidi eroi e compagni di sbronze mentre voi vi appisolavate nel bus da paura affittato per il tour statunitense respiravano merda nelle loro automobili a gpl e, se la serata era di quelle buone, ascelle e fiati etilici sul palco, vicino al palco, nel backstage (quando c’era) e fuori dal locale-spazio-posto dove avevano suonato. E quindi com’è la storia? Voi siete gli indipendenti e noi gli sfigati ?
ANNATEVENE AFFANCULO!!! Voi sputate in faccia alle major e noi rosichiamo? Non è così, dunque, ANNATEVENE AFFANCULO !!!
Con quello che di veramente indipendente, indipendente nel senso che non gliene frega una sega delle major, dei grandi canali di informazione e di tutto il resto, solo a Roma ci si può riempire un elenco telefonico, ci si fa le pagine utili. E molti di noi ci sono stati lo stesso in America, in Russia, in U.R.S.S., in Germania, nella perfida Albione senza tutte ’ste pippe, quindi Manuel Agnelli, Vasco Rossi e compari ANNATEVENE AFFANCULO!!!
Agli indipendenti, ai, perché no, autonomi (licenza poetica) ’ste storie non hanno mai interessato, sono rimasti a stomaco vuoto e hanno continuato a mantenere i loro impieghi perché la musica non ingrassa né loro né i loro figli e tutta la vita è un combattimento contro amplificazioni di merda, locali semideserti, esercenti rottinculo, strumenti di quart’ordine, bollette, multe, affitti, conflitti d’interesse con le consorti, i fidanzati, le fidanzate, i suoceri, le madri, i padri, i rimorsi per aver mollato l’università, il rimorso per aver desiderato e per desiderare ancora la stessa cosa: SUONARE !
E con questo rimorso, ammesso che sia tale, ci si vive da paura, ci si sente liberi, ci si sente uomini e quando arriva uno di voi santarellini col naso zozzo di coca a fare la predica l’unica risposta è ANNATEVENE AFFANCULO, quindi, di grazia, fatelo.
Perché poi, alla fine della fiera, me la sono sentita la roba degli Afterhours e di The Niro, bravi bravi ma, per parafrasare Sam Phillips quando Johnny Cash andò alla Sun per registrare brani gospel: ”NON VI CREDO”. Johnny Cash, lì per lì, riuscì a tirare fuori Folsom prison blues, voi cosa tirerete fuori, il 740?
Bravi bravi, mentre scimmiottate la star inglese o il cantautore scandinavo ma in finale io vi leggo dentro: voi avete il culo ampiamente coperto e forse lo avevate anche prima della notorietà. Come dire? Ancora co’ ’sta solfa veterocomunista del figlio di papà?
Sìììììììììììììì!!!
Adoro quella roba. Tra l’altro, spesso, è più vera di quanto ci si aspetti e dunque, bravi, bravi, belle le chitarre, l’immagine, il trucco, il sound, bello tutto ma non serve. Un giorno sarete passati e niente, ripeto, NIENTE, nessun trucco, nessuna nostalgia, nessuna retrospettiva vi resusciterà. Inutili come fotografie del vostro presente; inutili come digestivo tradizionale ad un indigeribile futuro.
La musica non ha bisogno di supporti, né del mercato, né di voi, fondamentalmente è tradizione orale, tramandata nei modi più strani, passata di mano in mano, attraverso canzoni insegnate, sessions consumate in casa sui resti della gricia, concerti incontrati per sbaglio e sogni, infiniti sogni ad occhi aperti, fatti mentre Sam Cooke smuove i culi dell’empireo tutto. A tutti piace entrare in “un mercato”, per carità, semplicemente, l’indipendente, se non ci riesce, continua a suonare lo stesso, perché non ne può fare a meno.
E poi, in finale, a Manuè, sempre Agnelli fai de cognome, vedi d’annàttene...
Bone cose.
Playlist>
Quincy Jones: You’ve got it bad, girl (***)
Talk Talk: Spirit of eden (****) (hanx dog)
The Human Beinz: Nobody but me (****)
Various Artists: The best of Loma records (****)
Come spesso avviene, il mio ditino clicca inopinatamente sul tasto sinistro del mouse quando la freccetta è in sosta sul link del sito di Repubblica.
Scorrendo con tedio le varie stronzate che costituiscono il bagaglio di una testata talmente desiderosa di farsi “voce democratica” da essere noiosa come il sabato fascista, finisco sul link di XL – estensione musicale e di costume della suddetta testata – che in copertina presenta una sparata agiografica per Manuel Agnelli e gli Afterhours presentati al lettore come esempio della “valida scena indipendente italiana più o meno ostracizzata dalle major ma che spigne all’estero...”. E giù via con una sfilza di nomi che vanno da Cesare Basile e passano per i Baustelle o i Subsonica o altri ameni musicanti di questa nostra sventurata nazione.
E poi giù un’altra volta, questa volta per voce di Manuel Agnelli, con una sparata sulla cecità delle major e delle testate giornalistiche che prima di pronunciarsi su qualcosa consultano i numeri, le cifre e poi scrivono. E ancora giù co’ ‘ste cazzate del “fare informazione piuttosto che del fare cultura” e di quanto l’italia sia un paese sottosviluppato per cultura musicale e per tutto e blah blah blah blah...
Ad avvalorare il tutto v’erano poi altri link parecchio irritanti in cui, udite udite, vasco rossi e ligabove (si notino le minuscole) quasi quasi si scusavano per il fatto di onorare un contratto ancora valido e da loro non rescisso (e volevo pure vede...) e sparavano a zero sulle etichette, tutti pronti a tirare fuori i Radiohead come esempio fulgido di indipendenza e di lungimiranza comunicativa, e pontificavano sul fatto che la crisi è nel supporto e non nella musica.
Non pago della tortura già ricevuta e sempre per un beneficio del dubbio forse più benevolo del solito a causa del martini, me ne vo per la rete alla ricerca di tracce degli Afterhours, di cui trovo un brano intitolato “il paese è reale” che credo abbia concorso a sanremo e poi incappo in tale The Niro il quale è di Roma come me e come me o cane o altri diecimila scrive in albionico ma ha successo, lui.
Che devo dire, non so, mi sono detto che ero dentro un paradosso e nel dubbio – come ogni volta che ho un dubbio – ho iniziato a bestemmiare sommessamente, come un sisma che sta arrivando.
Ma che vogliono questi? Ma che dicono?
Quando erano indipendenti si cacavano addosso dalla voglia di essere presi da una major e poi, dopo che questa gli ha insegnato come essere dei maledetti, dei ribelli VENDIBILI, sparano sul quartier generale come se glielo avesse detto il presidente Mao in persona.
Ma che vogliono? Ma, soprattutto, chi si credono di essere?
A me sembrano, a me sembrano, come dire... Ecco! A me sembrano il PD!
Pieno di alternativi ma col buon senso, pieno di ribelli ma senza rabbia vera, pieno di democrazia da rivistine benpensanti. Mi fanno impazzire questi che, arrivati alla soglia dei quaranta, dei cinquanta, dei cinquanta e rotti scoprono il “sistema” e scoprono che gli sta sul cazzo: bella mossa, davvero, originale, cioè ovviamente fare queste affermazioni su un inserto a tiratura nazionale non ha nulla a che spartire con una cosa come, che ne so, la PROMOZIONE o la PUBBLICITÀ vero, avanguardie rivoluzionarie dei miei genitali sudati nel torrido meriggio siculo?
Voglio dire, la crisi dei quaranta o, che ne so, la prostata, non costituiscono il sostrato emotivo delle vostre esternazioni libertarie e ribellistiche, VERO?
Io, nel dubbio, lo dico: ANNATEVENE AFFANCULO!!!
No: mica per altro, semplicemente perché il sottoscritto, cane, valerione, nanni e altri splendidi eroi e compagni di sbronze mentre voi vi appisolavate nel bus da paura affittato per il tour statunitense respiravano merda nelle loro automobili a gpl e, se la serata era di quelle buone, ascelle e fiati etilici sul palco, vicino al palco, nel backstage (quando c’era) e fuori dal locale-spazio-posto dove avevano suonato. E quindi com’è la storia? Voi siete gli indipendenti e noi gli sfigati ?
ANNATEVENE AFFANCULO!!! Voi sputate in faccia alle major e noi rosichiamo? Non è così, dunque, ANNATEVENE AFFANCULO !!!
Con quello che di veramente indipendente, indipendente nel senso che non gliene frega una sega delle major, dei grandi canali di informazione e di tutto il resto, solo a Roma ci si può riempire un elenco telefonico, ci si fa le pagine utili. E molti di noi ci sono stati lo stesso in America, in Russia, in U.R.S.S., in Germania, nella perfida Albione senza tutte ’ste pippe, quindi Manuel Agnelli, Vasco Rossi e compari ANNATEVENE AFFANCULO!!!
Agli indipendenti, ai, perché no, autonomi (licenza poetica) ’ste storie non hanno mai interessato, sono rimasti a stomaco vuoto e hanno continuato a mantenere i loro impieghi perché la musica non ingrassa né loro né i loro figli e tutta la vita è un combattimento contro amplificazioni di merda, locali semideserti, esercenti rottinculo, strumenti di quart’ordine, bollette, multe, affitti, conflitti d’interesse con le consorti, i fidanzati, le fidanzate, i suoceri, le madri, i padri, i rimorsi per aver mollato l’università, il rimorso per aver desiderato e per desiderare ancora la stessa cosa: SUONARE !
E con questo rimorso, ammesso che sia tale, ci si vive da paura, ci si sente liberi, ci si sente uomini e quando arriva uno di voi santarellini col naso zozzo di coca a fare la predica l’unica risposta è ANNATEVENE AFFANCULO, quindi, di grazia, fatelo.
Perché poi, alla fine della fiera, me la sono sentita la roba degli Afterhours e di The Niro, bravi bravi ma, per parafrasare Sam Phillips quando Johnny Cash andò alla Sun per registrare brani gospel: ”NON VI CREDO”. Johnny Cash, lì per lì, riuscì a tirare fuori Folsom prison blues, voi cosa tirerete fuori, il 740?
Bravi bravi, mentre scimmiottate la star inglese o il cantautore scandinavo ma in finale io vi leggo dentro: voi avete il culo ampiamente coperto e forse lo avevate anche prima della notorietà. Come dire? Ancora co’ ’sta solfa veterocomunista del figlio di papà?
Sìììììììììììììì!!!
Adoro quella roba. Tra l’altro, spesso, è più vera di quanto ci si aspetti e dunque, bravi, bravi, belle le chitarre, l’immagine, il trucco, il sound, bello tutto ma non serve. Un giorno sarete passati e niente, ripeto, NIENTE, nessun trucco, nessuna nostalgia, nessuna retrospettiva vi resusciterà. Inutili come fotografie del vostro presente; inutili come digestivo tradizionale ad un indigeribile futuro.
La musica non ha bisogno di supporti, né del mercato, né di voi, fondamentalmente è tradizione orale, tramandata nei modi più strani, passata di mano in mano, attraverso canzoni insegnate, sessions consumate in casa sui resti della gricia, concerti incontrati per sbaglio e sogni, infiniti sogni ad occhi aperti, fatti mentre Sam Cooke smuove i culi dell’empireo tutto. A tutti piace entrare in “un mercato”, per carità, semplicemente, l’indipendente, se non ci riesce, continua a suonare lo stesso, perché non ne può fare a meno.
E poi, in finale, a Manuè, sempre Agnelli fai de cognome, vedi d’annàttene...
Bone cose.
Playlist>
Quincy Jones: You’ve got it bad, girl (***)
Talk Talk: Spirit of eden (****) (hanx dog)
The Human Beinz: Nobody but me (****)
Various Artists: The best of Loma records (****)
10 commenti:
Sono d'accordo con tutto il tuo discorso, tranne quando attacchi The Niro, l'unico italiano preso sul serio (meritatamente) all'estero. Se ti capita leggi la sua storia, comunque per il resto nutro le stesse perplessità.
Un saluto,
Luca
a me questa storia della musica che non ha bisogno di nulla m'ha commosso, cuoco, guarda. E questa sparata sugli Afterhours me la sentirei quasi di condividerla se non che è un po' troppo a salve. Perché tutto sommato non è stato un attimo arrivare lì dove sono (c'han più di 20 anni pe' gamba, fra tutti) e magari quando parlano di "indipendete" ne parlano anche con cognizione di causa, gli l'abbono. Però tipo se nel '98 per il biglietto volevi 8 euri (con sconto soci unicoop firenze) e mo' ne vuoi 45 precisi più prevendita, allora invece di parlare di indipendenza fai una cosa, fai. Stai zitto. Che pare che sei indipendente solo te, Agne'.
Tra l'altro io proporrei un nuovo nome per il gruppo, tanto per svecchiare un po', tipo BraviMaBasta.
Ma infatti sì, marta (con la minuscola...), ma anche chiamarsi, che ne so,I Belli Dentro andrebbe meglio.
Poi ti dico, gli afterhours, secondo me, sono stati indipendenti perchè COSTRETTI dal fatto che scrivevano in inglese (te li ricordi i dischi ibridi di fine '80, mezzi in italiano e mezzi inglese, tipo che il producer gli aveva detto:"'sto disco ve lo faccio solo se mi scrivete tot pezzi in italiano...") e dal fatto che ancora non avevano fatto il botto che taaanto speravano.Il fatto è questo, per me quando sei indipendente perchè sei emergente, la tua indiepndenza non è una scelta ma un fardello e non te ne puoi vantare. infatti appena liberatoti dal tuo fardello il prezzo del biglietto lievita. per me sei più onesto se ti dici contento della notorietà acquisita con la major e parli romanticamente della gavetta. ecco!
non lo so cuoco.
E comunque mi sa che per appurare la genuina indipendenza de' I Belli Dentro ci vorrebbe di fargli il bagno in una vasca di penthotal.
Non so te, ma io non me la posso permettere (la vasca di penthotal), sicché mi rassegnerei a vivere nel dubbio se sei d'accordo.
Per me, però, qui il vero punto della questione è smettere di leggere XL, cuoco. Poi vedi te.
marta
No marta preziosissima, io non l'ho mai letto XL, è solo che ci sono incappato e quando vedo 'ste cose, sento un tale feto di bruciato che mi ci fiondo dentro.In finale sono gramsciano, poichè trovo importante educare il popolo credo in un'informazione critica,se mi passano IBraviMaBasta per paladini dell'indipendenza io penso ai Gang e mi viene il bruciore di stomaco e non è bello avere il maalox per amico, come dice il vinicio nazionale.
Quanto alla vasca di penthotal:secondo me non ci serve.Se sei mai stata tradita sai che è così.al di là della capacità di ammettere a te stesso il perchè sei stranamente a disagio con chi te la vuole dare calla, al di là della capacità di focalizzare il motivo per cui ti senti d'improvviso cretino, superstizioso e geloso senza senso, tu SAI che c'è un turbamento nella forza.è il nostro istinto e funziona anche se è più duro ascoltarlo quando parla male di chi abbiamo amato,stimato,ritenuto importante, almeno per un periodo.
so che non mi conosci e se ti sei fatta un'idea di me, te la sei fatta leggendo in quello che scrivo ma te lo dico cor core tra le mano:FIDATE!
...e promesso, non leggerò mai più XL (anche perchè il maalox non lo distribuiscono gratuitamente)....
affettuosamente.
chissà, cuoco.
Forse io sono ancora in quella fase della vita in cui dei tradimenti non ci se ne fa una ragione nonostante il fetore di marcio che avanza. Pensa te che, in conseguenza della canzone di sanscemo, ho sognato pure tutta una storia che I BelliDentro facevano parte di una cellula anarco-insurrezionalista (come piace dire a quelli del tiggicìnque) che diffondeva messaggi sovversivi con le canzoni; ma è durata un attimo.
Certo è che di quest'andazzo non avranno più un centesimo da me, se è questo che vanno cercando.
Comunque, cuoco, mi fido. Ma non solo per quello che scrivi. Parecchio anche per come suoni Solitary Man ;) (se t'ingrugni rifattela con cane, però)
tante cosine,
marta
e dunque conosci la mia identità segreta...quando vedo cane gli strappo i peli che nun c'ha, mortacci sua.
senti che t'ha detto pure che mi chiamo guido oppure almeno questo vezzo me l'ha lasciato?
piacere marta, mi chiamo guido, sono padre di famiglia e faccio il cuoco a tempo perso.
visto che non posso più spacciarmi per l'uomo ragno con lo sgommarello ti porrò adesso la vexata quaestio:quand'è che vieni a cena?
piacere guido!
Era molto piacere anche quand'eri cuoco, ma guido mi pare effettivamente meglio di cuoco sulla patente. E guarda, se anche me l'aveva detto già non fa molta differenza, tanto i nomi non me li ricordo uguale.
Io a cena non lo so mica se ci vengo ora che cane di sicuro mi vorrà accogliere con una tazzata sul naso.
noooo, nun te preoccupà, intercedo io per te. tranquilla. quando c'hai tempo facci sapere, calcola però che io il padre di famiglia lo faccio a catania, perchè sono......un originale.se ti interessa sapere perchè poi ti spiegherò.
a presto
p.s. e mi raccomando scrivi.....per il blog, forza co'sti rancid
cuoco,
grazie per fingere così bene che t'interessa sapere cosa ne penso io dei Rancid. E' bellissimo da parte tua!
Cane pare che non mi voglia uccidere nell'immediato quindi, sì, diciamo che se pò fa' prima o poi.
In quanto alla tua condizione di padre immigrante al contrario, è ovvio che vorrei saperne di più... so' curiosa come una scimmia, io.
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