Ma dico, ma voi l'avete mai letto il blog di Ernesto Assante, su Repubblica.it? Prima, qualche tempo fa, stava bene in evidenza. In coda alle notizie e notiziole (più le seconde delle prime, come al solito) c'era lui, il criticone nazionale, colui che tutto sa e tutto spaccia come novità, soprattutto i gruppi che la stampa inglese cerca da tempo immemorabile di sdoganare come rivelazioni del decennio (i nuovi Oasis, i nuovi Blur, i nuovi Who, i nuovi Radiohead, i nuovi Nirvana blah blah blah). A una certa bello pisellino se sveja e pensa Oh, ma guardate cosa c'è di nuovo. E nuovo non è, ma perché dovremmo dirglielo, tenerello?
Qualche giorno fa (un mesetto fa: il 30 giugno) insomma, il prode Assante, che come abbiamo capito è parecchi passi avanti a tutti, e persino a se stesso, è inciampato in un dilemma in cui nessuno - musicista, critico, semplice appassionato o ascoltatore, povero mortale insomma - avrebbe mai potuto cacciarsi.
Il rock è morto?, si chiede Assante, niente di meno e per CENTO RIGHE VENGHINO SIORI VENGHINO CENTO RIGHE (che però sono aperte da un disclaimer del tipo Ho scritto questo articolo di fretta Non ho avuto tempo di rileggere Non so se ho detto delle cazzate cose inesatte pure invenzioni) sproloquia sulle mode la difficoltà di definire il genere le varie correnti apparentemente incoerenti tra loro. Sostiene Assante, che il rock potrebbe essere morto nel 1991, all'uscita di Nevermind, di tali Nirvana, e - colpo di scena! - manco ci spiega il perché.
Non nel 1969 all'indomani di Woodstock e della massificazione della controcultura hippie ci si è fatti questa domanda (dopotutto lui non è Bertoncelli), né nel 1977 alla comparsa del punk, né alla metà degli anni 80, quando MTV ha ricacato nuovamente digerito e assimilato ogni accenno di ribellione contenutistica o linguistica o ogni aura di autenticità.
No, Assante, che è veramente di un altro mondo e noi NON CI ARRIVIAMO NEMMENO, sullo stesso sito che si trattiene a stento dal pubblicare l'analisi istologica di Amy Winehouse e il diario segreto di Pete Doherty (che è il pischello di Kate Moss, ed è famoso PER QUELLO), il 30 giugno 2008 si chiede e ci fa riflettere sull'eventualità che il rock sia morto.
Bravo Assante, te li meriti proprio tutti, i bei soldoni che ti danno.
Bravo Assante, te li meriti proprio tutti, i bei soldoni che ti danno.
E per concludere, perché non appiccicare uno youtube di un capolavoro nascosto, un esempio di grande eloquenza rock, un sigillo di spessore e contenuto? Che ne so, SEX DRUGS AND ROCK AND ROLL di Ian Dury?
Così, volendoci bene, perché non si è mai abbastanza Biscardi.
Ah, per chi volesse attingere di prima mano a cotanta saggezza e cotale avanguardistico pensiero, ecco l'articolo: cliccate qui.
1 commento:
questo post e' utile come la frase "si stava meglio quando si stava peggio".
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