7 giugno 2008

Trovatevi un altro Alias

Quando capita una grande occasione, non è il caso di stare a fare questioni di lana caprina sull'opportunità di coglierla e perdersi in problematiche riflessioni sulla bontà del momento:le occasioni si presentano quando dicono loro e tu puoi solo decidere se afferrarle o meno. Questo preambolo si rende necessario perché il mio figlioletto di 20 giorni scarsi stanotte ha fatto il diavolo a quattro in ragione di un doloroso quanto lungo tripudio intestinale, tripudio che ci ha tenuti svegli fino alle prime ore dell'alba. Teoricamente, la stanchezza è tale, in questi casi, da indurre a rimandare qualunque impresa dopo un riposo decente ma poi, mentre lavoravo mi è finito per le mani un numero di Alias (supplemento settimanale de “il Manifesto”) del 31 maggio 2008 e, sfoglia che ti sfoglia -in culo al ministro Brunetta e alla sua mano ferma contro i fannulloni- mi è caduto l'occhio sulle recensioni delle uscite discografiche. Nel solito mucchio di mestruo pseudo-intellettual-musicale recensito, scorgo- attinente come la stella a cinque punte tatuata sul culo del sindaco Alemanno- la recensione dell'ultima uscita di Langhorne Slim, eroe minore contemporaneo dell'alt-folk. Riporto integralmente la “recensione” di tale “R.Pe.”:
“Dobbiamo ammettere un nostra idiosincrasia verso certi suoni, verso un certo stile che si rifà al country U.S.A.. Il secondo full lenght di Langhorne Slim, riprende molti stilemi del genere in questione, ci aggiunge quel tanto di pop, rock e blues che a parer loro non guasta mai in queste produzioni e si inserisce in una scena che si usa chiamare “alternative”. Non siamo qui a discutere catalogazioni aggettivi e quant'altro, ma solo cercando di definire tredici canzoni senza alcuno scarto, noiose anche se tentano strade più veloci e, sopra ogni altra considerazione, banali e, lasciateci dire, scontate. Non una di queste, ripetiamo, non una ci ha fatto rivedere anche per un solo attimo il nostro giudizio, un bel record...”

Era da un po' di tempo che aspettavo che Alias mi fornisse l'occasione per un sano lancio della cacca da parte mia e ora, finalmente, li ringrazio e mi metto all'opera. MA CHE CAZZO È QUESTA ?!?!? CHE CAZZO È QUESTA !?!?!? UNA RECENSIONE? QUESTA SAREBBE UNA RECENSIONE? Alias è un supplemento di un quotidiano che va in edicola sei giorni su sette. Alias non è un blog su cui ognuno è l'illuminato di se stesso esprime solo la sua opinione e non ha, necessariamente, un fine informativo. Alias il fine informativo ce l'ha! Ora ditemi, per favore, cosa vi ha detto questa recensione a parte che a R.Pe. il disco non è piaciuto. Non c'è un'analisi del lavoro; non ci sono veri riferimenti di genere o rimandi ad altri autori ma solo un'accozzaglia semplicista e qualunquista di macro-categorie come Pop, Blues eccetera; non viene commentata UNA, dico una, canzone né un testo; non c'è nessun riferimento ai precedenti lavori del musicista recensito e quindi un'analisi del quadro d'insieme. Questa recensione non vi dice chi sia Langhorne Slim, non vi dice cosa fa e ha fatto, non vi dice rispetto agli altri lavori se la qualità del disco in questione sia superiore o inferiore: QUESTA RECENSIONE NON VI DICE UN CAZZO, vi dice solo:”...è uscito questo disco di questo tizio. Non mi piace. Non compratelo.”
Complimenti.
Certo si può obiettare che lo spazio a disposizione del giornalista non fosse molto, beh io vi rispondo che il nostro giornalista può anche andare a scrivere annunci sessuali sui muri dei cessi se non è in grado di informare gestendo il proprio, pur esiguo, spazio. Certo mi potrete dire che in finale gli stipendi del manifesto non sono così polposi da invogliare chi vi collabora ad approfondire ma non l'ho chiesto mica io, a 'sto tizio, di farsi assumere proprio al Manifesto: poteva lavorare in un call-center, come faccio io o mandare il suo curriculum al Corriere.
Ora io Langhorne Slim lo conosco, non ho ascoltato il suo ultimo album che potrebbe EFFETTIVAMENTE essere una gran cacata ma non è così che si lavora.
Primo, perché la recensione liquida il succitato come un autore da quattro soldi tout-court mentre per esempio “When the sun's gone down” era un disco da paura e le altre uscite assolutamente dignitose e ben inserite nel contesto in cui Langhorne Slim si muove: l'alternative country, un genere che esiste, nonostante il tono canzonatorio del recensore.
Secondo, perché dichiarare all'inizio di una recensione la propria idiosincrasia verso un dato genere è un'ammissione d'ignoranza, dunque il recensore non è al corrente delle categorie culturali utili alla comprensione del disco e questo è un SUO problema, non di chi il disco lo ha fatto. Dirò di più, questa cosa ci restituisce un pessimo quadro dell'atteggiamento redazionale di un settimanale che aumenta il costo del giornale da 1.20 euri a 2.50 (in pratica Alias lo pagate più del manifesto stesso) e poi vi mette sotto il naso gli scritti di qualche stronzetto diplomato al DAMS o qualche sfigato in fissa con l'exotica italiana dei '60, disposto a mettere Fausto Papetti allo stesso livello di Coltrane magari.
Se fai il giornalista musicale i generi dovresti padroneggiarli un po' tutti; se poi, come quasi sempre succede, sei specializzato solo in alcuni, di quei generi, non recensire cose che non sapresti commentare, perché il problema, cari miei, è che il giornalista non sapeva che cazzo dire di questo disco e ha deciso che invece era il disco a non dire nulla, ad essere scontato.
Le recensioni e, alle volte, gli articoli di Alias, in ambito musicale, li conosco bene. Basta che tu sia un suonatore di sburrello africano, o di trombaculo cingalese allora la tua opera è certamente da rivalutare, mannaggiaalmusicbisnesseall'ignoranzacrassadelpopolobuechenon comprende la VERA musica. Se sei un compositore di scorreggie elettroniche le recensioni sono piene di iperboli e mutande fradice. Ballake Sissoko, suonatore di kora, che fa dischi bellissimi TUTTI UGUALI, quello non è scontato, non rompe i coglioni, nooooo, quello eleva lo spirito e già che c'è addrizza pure l'uccello. ANDATE A FARE IN CULO!!!!
Voi di Alias, il vostro terzomondismo musicale che vi impone di ascoltare solo roba importata dai paesi Baschi, dalla Provenza, dalla provincia di Foggia, dall'Africa o dalle Molucche; andatevene affanculo con la vostra spocchia intellettualoide da etno-musico-antropo-stronzologi del cazzo che vi credete tutti Alan Lomax; andate a fare in culo voi e la musica militante fatta da depressi cronici, voi e la musica “popolare”, voi e l'electro-sinfonico-avanguardia, voi e l'esotismo.
“Idiosincrasia per il country”, tzè! Siete dei dementi.
Perché per capire il vostro mondo forse la musica americana è una categoria abbastanza utile da risultare imprescindibile; perché il country è un genere, come la cancion Ranchera e il Fado e ha i suoi crismi, i suoi registri e forse, oggi, è più vicina a noi del canto dei griot. Andate a farvi fottere voi e quell'atteggiamento radical-chic che pensa al country come all'espressione dei conservatori d'America. Johnny Cash era un conservatore? Ed il fatto che oltre a quella ufficiale esista una sterminata scena che si definisce “Alternative Country” non vi suscita il dubbio che magari quella scena si chiami così proprio perché affronta tematiche diverse da quelle trattate dal genere cosiddetto ufficiale e di esso ne ha radicale rifiuto?
A me non frega un cazzo se gli Uncle Tupelo ascoltavano qualche nazista di Nashville, so che erano stupendi, contemporanei e radicali, a loro modo.
In Italia a sinistra, tra gli intellettual-stronzi, i generi classici (che, giusto per ribadire, nel 90% dei casi tramandano e non inventano) sono guardati sempre un po' di traverso, specie quando sono generi eminentemente “Bianchi”. Il Blues va bene perché è nero, il jazz perché “Musica alta”(sì alta da bassofondo e da tossicomani...) e nera, il country... beh, il country...
Quanta demenza, quanto spreco di braccia magari ottime per tirare molotov contro chi tira molotov ai Rom; quante chiacchiere chic al Micca club tra un cocktail all'asparago e un pezzo lounge, quante cene sociali vegetariane per raccogliere fondi che andranno a finanziare qualche disco di canzoni politiche in dialetto randazzese e quanti dischi gratis, decine e decine, mandati alle persone sbagliate!
Inorridisco, semplicemente inorridisco. Un giornale di sinistra, oltre a provare a dire cose di sinistra, dovrebbe DESIDERARE di informare meglio e di più e invece ti ammannisce la spocchia cerebrolesa di un recensore incompetente che liquida non un disco ma, con l'atteggiamento tenuto, un autore e un genere come robetta, cosa di poco conto e poi, dopo affermazioni così importanti e non argomentate, SI FIRMA CON UNA SIGLA!
Voi foderatevi le orecchie con l'avocado ma sappiate che la musica non è una cena vegana, almeno quanto la rivoluzione non è un pranzo di gala.
Mah, la stanchezza della notte in bianco è tornata a farsi sentire, la mia compagna e mio figlio dormono comatosi nella stanza a fianco: penso che li raggiungerò.
Prima però mando un bel curriculum vitae ad Alias, hai visto mai che a non fare un cazzo ci piglio pure lo stipendio.
Devotamente vostro
il cuoco

1 commento:

il kugino ha detto...

totalmente d'accordo con la severa critica fatta a quelli del manifesto, che tra politica e musica ultimamente non sanno piu' distinguere, che so, una fica da un involtino di manzo...quando ho letto quella "recensione"anche io son rimasto di merda, pur consapevole che porcate simili abbondano su TUTTA la stampa musicale;e tuttavia c'è di peggio:quelli di alias non prediligono solo paesi esotici, no, "filtrano" anche per generi musicali;per cui (cio che mi sta invero a cuore) a loro i Paesi Baschi interessano solo se da li' vien roba ragga o etno folk o ambient o techno..diversamente possono permettersi di trascurare autentici fenomeni di massa o vendite - in proporzione a tre milioni di abitanti-nell'ordine delle decine di migliaia di copie.E quidi:kortatu, negu gorriak, potato, hertzainak, cicatriz,eskorbuto,baldin bada, la polla records,tijuana in blu, eh sukarra, danba, barricada, belladona, jotakie, parabellum...e questi son solo quelli che piacciono a me!!!
Gora Keuskal Herria !!!