eva ragione calvino quando parlava di tolstoj che diceva pure lui
che per dire di preciso di coisa parla guerra e pace tocca riscriverlo
daccapo tale e quale stessa cosa con infinite jest che insomma non è
soltanto per la mole che è un libro di cui non è facile parlare ma anche
per la complessità nel senso insomma è chiaro in milletrecento pagine
più le note questo pazzo maniaco depressivo qualcosa deve averlo
affrontato e deve averlo affrontato in maniera anche piuttosto estesa
questo si capisce ma non è quello non è quello l'aspetto sorprendente
del libro perché l'aspetto sorprendente di infinite jest è la sua
organicità nel senso se vi rendete conto che è un libro ambientato in un
mondo soltanto leggermente fantascientifico in cui alcune cose sono
accadute e altre sono realtà come questa faccenda dell'anulazione o del
tempo sponsorizzato o questa pazzia visionaria della grande concavità è
sbalorditivo come qualsiasi cosa qualsiasi dettaglio tenga conto di
questa realtà alternativa è come aver trovato il passaggio per un'altra
dimensione che assomiglia in maniera inquietante alla nostra se non
altro perché ne mette in luce gli aspetti più squallidi e gelidi ma
portandoli all'estremo fino all'esplos
pecie di autopsia della
società contemporanea è tutto dentro c'è la fissa per la competizione e
la paranoia dell'apparire e il dover fare i conti con una importante e
imprescidibile dipendenza ma da qualsiasi cosa eh ma anche dalla
competizione stessa e dalla paranoia dell'apparire e dallo spettacolo e
dalle sostanze tossiche e dalla notorietà e dal sesso e insomma da
qualsiasi cosa questa dipendenza è un handicap è una deformità e non è
un caso che siano proprio la dipendenza e la deformità i temi ricorrenti
del romanzo e i pilastri della vita quotidiana di questa gente
tantissima di cui parla DFW che insomma l'aveva capito che il momento in
cui viviamo con questo marciume interiore o esteriore porato di default
ci deve fare i conti ne deve tenere conto come del fatto di boh portare
gli occhiali o di dover affrontare il traffico nell'ora di punta è una
croce che ci si porta appresso ed è conseguenza di decenni di scelte
sbagliate ormai non si tratta più nemmeno di capire o decidere se si
tratti di qualcosa di giusto o sbagliato è come è quindi vediamo di
cavarne qualcosa di buo
n dei conti la potenza di questo romanzo
è che a un certo punto ti abbandona alle tue conclusioni perché è stato
talmente bravo nel coinvolgerti nel suo cosmo e nel suo ordine di idee
che saprai perfettamente come andranno a finire le cose o come NON
andranno a finire dato che sempre per lo stesso motivo a un certo punto
potrai tranquillamente mettere in conto il fallimento totale di
qualsiasi progetto che viene portato avanti vuoi per l'incompletezza
strutturale di ognuno dei personaggi vuoi perché è impossibile che tutto
vada sempre per il verso giusto e infatti non lo fa vuoi perché tutto
sommato non è nemmeno importante che DFW ti dica come vada a finire è un
po' come il grande lebowski quando inizi pensi che il tema della
narrazione sia un mistero o un intreccio da sciogliere ed è solo col
passare del tempo o delle pagine che ti rendi conto che questo tema è
secondario non è importante probabilmente non lo è mai stato la cosa
importante è metterti davanti a questa situazione e sì diciamocelo
fartela pesare che se le cose andavano bene non c'era bisogno di
scrivere un libro come que