rnby più o meno insiste sempre sul fatto che il quotidiano questo bigio
quotidiano britannico che john cleese dice che ammazza la gente alla
fine viene squarciato da qualcosa un evento un personaggio che mette
tutto gambe all'aria e te devi ridiscuterti e ricalcolarti allora in
questo caso e sto tizio GoodNews che arriva a sconvolgere la famiglia
della protagonista (e V. sostiene che hornby non sappia scrivere le
donne ma io credo invece un po' sì) che aoh diciamocelo cose del genere
io avrei spaccato qualche capoccia ma come espediente narrativo per
indicare le personalità delle persone portata alle estreme conseguenze
funziona e pure bene e allora come essere buoni diventa una riflessione
sulla convivenza sul fatto che la gente sta e vive in mezzo ad altra
gente e in realtà il quieto vivere si trasforma in una gabbia in cui ci
chiudiamo per poi buttare la chiave e su questo siamo d'accordo però io a
questo goodnews comesichiama e pure a mi' marito se mi diventa un
fricchettone io lo caccio da casa e manco je buttavo i vestiti dalla
fines
15 dicembre 2010
15 settembre 2010
Daniel Pennac: La fata carabina
nza sicuro che questo libro è una bomba un capolavoro blah blah gli
intrecci il colpo di scena e poi comunque i personaggi di pennac sono
caratteristici ma ho letto questo libro quando non ci stavo capendo un
cazzo giuro proprio un cazzo della vita e di conseguenza questo libro
era una serie di righe e in alcune righe parlavano e si andava a capo
più spesso e in altre non si andava a capo così spesso e quindi immagino
che fossero delle descrizioni di qualche tipo mi sembra che comunque il
libro fosse ben equilibrato le pagine si presentavano bene non erano né
tutte troppo scure né tutte troppo chiare alla fine ho capito solo che
la testa di qualcuno si trasforma in un fiore.
al volo:
Daniel Pennac,
La fata carabina,
libri,
meh,
non capire un cazzo della vita
24 giugno 2010
Saul Bellow: Il re della pioggia
io per esempio non ho capito se questo libro m'è piaciuto perché per
esempio alcune cose sì ci mancherebbe altre mi hanno fatto finire altri
quattro libri nel frattempo e direi che questo è indicativo quindi
facciamo così ci rifletto e ci rifletto finché non decido che in realtà
non me ne importa niente e poi ci riaggiorniamo da lì.
al volo:
il re della pioggia,
libri,
meh,
Saul Bellow
14 maggio 2010
Tibor Fischer: La gang del pensiero
oh tibor sei così caleidoscopico oh tibor quante cose sai e che verve e
che inventiva uh arrossisco dal piacere tibor ma sei un perfetto esempio
dell'intreccio di livelli di cervello e pancia tibor che disinvoltura
nel parlare di logica aristotelica e sbronze tibor quanti funambolismi
tra descartes e la calibro 9 tibor dimmi tutto quello che sai tibor
erudiscimi e scandalizzami con la tua scorrettezza inglese tibor titilla
i miei pruriti da borghesuccio dotato di cultura superiore ma
affascinato dai bassifondi che però non ho mai frequentato perché ho
paura del cappottone tibor fammi tu un compendio della vita spericolata
tibor e quanto avrai finito di illustrarmi i passatempi e le
rocambolesche avventure della feccia della società tibor preparati tibor
perché volerai fuori dalla finestra saccente trombone del cazzo.
al volo:
La gang del pensiero,
libri,
Tibor Fischer,
vi dirò
14 aprile 2010
Aldo Giannuli: Bombe a inchiostro
aldo io ti voglio un gran bene meno male che sei un impiccione e se non
era per questo tante cose saremmo stati freschi a saperle ma io non ho
capito bene se questo libro parla della storia della controinformazione
cioè degli apparati di indagine che scavavano nelle notizie di cui
accenni a un certo punto oppure di una panoramica generale sui fatti
degli anni di piombo perché se è la prima cosa allora mi sa che non ci
siamo perché insomma io un'idea non me la sono fatta se invece era la
seconda insomma il titolo del libro non è poi così azzeccato poi per
carità la tua inchiesta e il tuo modo di correlare gli elementi e
impeccabile e che battute di spirito meno male va' che se la famo pija' a
bene. però perplesso ci rimango, considera.
30 marzo 2010
John Steinbeck: I pascoli del cielo
cordassi chi mi ha detto che tutti i romanzi americani parlano del sogno
americano quest'apertura avrebbe avuto più senso invece non me lo
ricordo e quindi niente pazienza buco nell'acqua ma non importa il senso
è chiaro dall'inizio questo è un romanzo che per eccellenza parla del
sogno americano della frontiera che apre le porte del paradiso e i
pascoli del cielo sono una metafora anche poco complicata dell'urgenza
di redenzione e di riscatto che gli abitanti dei romanzi di steinbeck
cercano col setaccio come le pepite dentro al fiume poi non fa nulla che
arriva steinbeck a fare no no col dito e a puntare la postilla dove c'è
scritto che anche il sogno americano è fatto di carne e di pietre e che
se metti carne e pietre a stretto contatto tra loro ci saranno lividi e
ci saranno ferite sanguin
al volo:
bomba,
dolore infinito,
I pascoli del cielo,
John Steinbeck,
libri
Philip Roth: Pastorale americana
ziate a pensare che la vita è bella e le persone si capiscono non
fate l'errore di leggere roth altrimenti se come me pensate che siamo
destinati a fraintenderci in maniera metodica e strutturale leggetelo
pure perché avrete un'altra manciata di pagine a supportare la vostra
tesi vorrò pensare per pura testardaggine che dev'essere il new jersey a
smarrire le persone in questo modo perché insomma la periferia
dell'impero non dev'essere un posto facilissimo in cui vivere alle porte
di new york gli operai quelli che non ce l'hanno fatta a stabilirsi
nella grande mela la provincia americana che assomiglia a quella di
qualsiasi altro posto un iperluogo più che un non luogo un posto in cui
ognuno parla la propria lingua una babele di feste comandate e macchine
appariscenti comprate con lo stipendio della fabbrica un idillio
dev'essere stato quando tutto andava bene e non pensate che roth non ve
lo venga a raccontare quasi si rosica a immaginare questo jersey side
pre-springsteeniano in cui le cose andavano e la comunità respirava come
una sola creatura e il baseball e lo sport e la celebrità del quartiere
poi non si capisce come ma si rovina tutto dev'essere come quando in
corsa capisci che stai cascando e il tuo asse inizia a andare fuori
equilibrio e in un momento esatto realizzi che a una certa andrai lungo a
spaccarti i denti per terra e non c'è un cazzo che tu poss
ratteri ce ne sono milioni in questo microcosmo c'è gente in buona fede e
gente in malafede c'è gente che non capisce un cazzo e c'è gente che
per cercare di capire tutto non ha capito se stessa come per esempio sto
poro svedese che insomma proprio non se lo spiega e proprio non riesce a
farsela prendere a bene e insomma a lui come a tutta l'america e poi
insomma diciamocelo come a tutto il mondo inizia ad andare a tutto male e
non dev'essere bello tirare dritto quando sarebbe molto molto più
facile lasciar perdere tutto e far finta di essere coglione alla fine
servono a questo gli specchi nel bagno e insomma tutta questa gente ha
la sua traiettoria è come pulviscolo sono particelle vagano a diverse
velocità nello spazio e alcune sono più o meno parallele altre vanno
semplicemente a sbattere l'una contro l'altra e non è più nemmeno un
discorso di avere ragione c'hanno ragione tutti quanti è inevitabile che
le cose vadano a finire così se proprio vogliamo roth non è che ti fa
chiedere perché una persona si sia comportata in un modo piuttosto che
in un altro roth è un ebreo coi controcazzi lui razionalizza e ogni
comportamento diventa lineare una tangente che parte a razzo da un
contesto storico e biografico precisissimo le persone non vanno fuori di
testa a buffo seguono semplicemente una coerenza implacabile e
impietosa che poi se vogliamo è la stessa coerenza implacabile e
impietosa che ha avuto il mondo intero ad andare a puttane a un certo
punto l'unico discorso è decidere di accettarlo oppure no ma mi pare che
questo concetto l'abbia già espo
al volo:
bomba,
dolore infinito,
libri,
Pastorale americana,
Philip Roth
2 gennaio 2010
David Foster Wallace: Infinite jest
eva ragione calvino quando parlava di tolstoj che diceva pure lui
che per dire di preciso di coisa parla guerra e pace tocca riscriverlo
daccapo tale e quale stessa cosa con infinite jest che insomma non è
soltanto per la mole che è un libro di cui non è facile parlare ma anche
per la complessità nel senso insomma è chiaro in milletrecento pagine
più le note questo pazzo maniaco depressivo qualcosa deve averlo
affrontato e deve averlo affrontato in maniera anche piuttosto estesa
questo si capisce ma non è quello non è quello l'aspetto sorprendente
del libro perché l'aspetto sorprendente di infinite jest è la sua
organicità nel senso se vi rendete conto che è un libro ambientato in un
mondo soltanto leggermente fantascientifico in cui alcune cose sono
accadute e altre sono realtà come questa faccenda dell'anulazione o del
tempo sponsorizzato o questa pazzia visionaria della grande concavità è
sbalorditivo come qualsiasi cosa qualsiasi dettaglio tenga conto di
questa realtà alternativa è come aver trovato il passaggio per un'altra
dimensione che assomiglia in maniera inquietante alla nostra se non
altro perché ne mette in luce gli aspetti più squallidi e gelidi ma
portandoli all'estremo fino all'esplos
pecie di autopsia della
società contemporanea è tutto dentro c'è la fissa per la competizione e
la paranoia dell'apparire e il dover fare i conti con una importante e
imprescidibile dipendenza ma da qualsiasi cosa eh ma anche dalla
competizione stessa e dalla paranoia dell'apparire e dallo spettacolo e
dalle sostanze tossiche e dalla notorietà e dal sesso e insomma da
qualsiasi cosa questa dipendenza è un handicap è una deformità e non è
un caso che siano proprio la dipendenza e la deformità i temi ricorrenti
del romanzo e i pilastri della vita quotidiana di questa gente
tantissima di cui parla DFW che insomma l'aveva capito che il momento in
cui viviamo con questo marciume interiore o esteriore porato di default
ci deve fare i conti ne deve tenere conto come del fatto di boh portare
gli occhiali o di dover affrontare il traffico nell'ora di punta è una
croce che ci si porta appresso ed è conseguenza di decenni di scelte
sbagliate ormai non si tratta più nemmeno di capire o decidere se si
tratti di qualcosa di giusto o sbagliato è come è quindi vediamo di
cavarne qualcosa di buo
n dei conti la potenza di questo romanzo
è che a un certo punto ti abbandona alle tue conclusioni perché è stato
talmente bravo nel coinvolgerti nel suo cosmo e nel suo ordine di idee
che saprai perfettamente come andranno a finire le cose o come NON
andranno a finire dato che sempre per lo stesso motivo a un certo punto
potrai tranquillamente mettere in conto il fallimento totale di
qualsiasi progetto che viene portato avanti vuoi per l'incompletezza
strutturale di ognuno dei personaggi vuoi perché è impossibile che tutto
vada sempre per il verso giusto e infatti non lo fa vuoi perché tutto
sommato non è nemmeno importante che DFW ti dica come vada a finire è un
po' come il grande lebowski quando inizi pensi che il tema della
narrazione sia un mistero o un intreccio da sciogliere ed è solo col
passare del tempo o delle pagine che ti rendi conto che questo tema è
secondario non è importante probabilmente non lo è mai stato la cosa
importante è metterti davanti a questa situazione e sì diciamocelo
fartela pesare che se le cose andavano bene non c'era bisogno di
scrivere un libro come que
al volo:
David Foster Wallace,
esperienze travolgenti,
Infinite jest,
libri
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