20 agosto 2009

Kurt Vonnegut: Mattatoio n. 5

bro trasuda grandezza quella grandezza che tipo percepisci nei resoconti delle battaglie campali decisive la grandezza degli eroi che mettono armi e bagagli da parte e tornano a casa stanchi e impolverati per poter finalmente tirare un respiro di sollievo e dimenticare anche solo per un secondo gli orrori che hanno visto e il fatto che rimarranno impresse nelle loro retine come una retroimpressione non so se si chiamano così ma insomma l'immagine che rimane impressa negli occhi dopo aver guardato qualcosa di abbagliante di insostenibile qualcosa che brucia insomma avete capi
ncamente non sono troppo d'accordo con la visione fatalista e determinista un po' mistica un po' cattolicoide del libro nel senso che alla fine praticamente tutto va come deve andare e così è e così sarà sempre cioè insomma io posso capire che un uomo che la guerra l'ha fatta e l'ha vista sia talmente depresso da essere convinto della sua inevitabilità se devo essere del tutto sincero ne sono convinto perfino io che la guerra mai vista e mai fatta e piuttosto mi do alla macchia come hemingway o er zio de n'amico mio e posso anche capire che l'eternità della guerra risieda direttamente nel corpo di chi l'ha testimoniata la guerra 'sto povero cristo non se la scollerà mai di dosso gli sballerà la prospettiva temporale in qualsiasi momento e poi grazie al cazzo che lo rapiscono gli alieni e lo tengono sotto osservazione tutto nudo gli alieni siamo noi poveri nani che siamo venuti dopo e abbiamo bisogno di capire e tutto ciò che possiamo capire della guerra una volta che gli ammiragli hanno smesso di parlare e i soldati di caricare i corpi e le ruspe di scavare tra le macerie è guardare questa gente negli occhi e cercare di capire che cazzo di vita potranno mai fare ades

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